Primato per strutture antisismiche… tranne le nostre case

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A evidenziare l’eccellenza tecnologica maturata dal nostro paese, ma, allo stesso tempo, la fragilità del contesto abitativo e la necessità di una corretta ed efficace politica di prevenzione, è lo Speciale «100 anni di Ingegneria Sismica», pubblicato sulla Rivista «Energia, Ambiente e Innovazione» dell’Enea

L’Italia è tra i paesi leader mondiali per numero di strutture protette da sistemi antisismici, quinta dopo nazioni molto più popolose come Giappone, Cina, Russia, Stati Uniti, e prima in Europa per l’applicazione dell’isolamento e dissipazione di energia su edifici, ponti e viadotti. Tuttavia, per quanto riguarda la sicurezza del parco edilizio nazionale rispetto al rischio-terremoti, restano molte criticità legate all’edificato attuale che nel 70% dei casi non è in grado di resistere ai terremoti che potrebbero colpirlo.
A evidenziare l’eccellenza tecnologica maturata dal nostro paese, ma, allo stesso tempo, la fragilità del contesto abitativo e la necessità di una corretta ed efficace politica di prevenzione, è lo Speciale «100 anni di Ingegneria Sismica», pubblicato sulla Rivista «Energia, Ambiente e Innovazione» dell’Enea. 
Lo Speciale Enea distingue tra nuove costruzioni e strutture esistenti dove per le prime esistono soluzioni tecniche per progettare e costruire edifici, ponti e infrastrutture in grado di resistere anche ai terremoti più violenti e per le strutture esistenti, ove possibile, sarebbe auspicabile «un’utilizzazione più estesa delle moderne tecnologie, specialmente dell’isolamento sismico», con particolare riferimento a paesi come l’Italia, dove avvertono gli esperti, «gran parte degli edifici non è in grado di sopportare l’azione sismica che attualmente la normativa prescrive per gli edifici di nuova costruzione nei rispettivi siti».
Paolo Clemente, dirigente di ricerca Enea che ha curato lo Speciale, spiega: «La maggior parte delle nostre costruzioni ha più di 50 anni ed è stata realizzata in fretta, senza adeguati controlli, facilitando l’uso di sistemi e materiali scadenti. Inoltre, interventi architettonici e/o strutturali impropri, hanno spesso accelerato gli effetti legati alla vetustà ed al degrado, acuiti da una manutenzione carente, se non del tutto assente».
L’altra faccia della medaglia è che nel nostro Paese vi sono oltre 400 edifici dotati di dispositivi antisismici e che vengono tutelate opere importanti protette da basamenti «antiterremoto» Enea che, insieme al Politecnico di Torino, ha anche brevettato un sistema antisismico per gli edifici monumentali.
Quello che risulta necessario è stimolare una politica di prevenzione basata su un’oculata programmazione della spesa e degli interventi e su precise priorità rispetto alla pericolosità e allo stato di salute delle costruzioni, con particolare riferimento a opere strategiche o di particolare rilevanza quali scuole, ospedali, prefetture, caserme.
Tre le strade per proteggere edifici e infrastrutture dal rischio terremoto.
L’approccio tradizionale è quello di rendere la struttura sufficientemente robusta, affinché possa resistere al massimo terremoto atteso nella zona in cui sorge; un’altra soluzione prevede l’applicazione di dispositivi di isolamento sismico che riducono drasticamente le azioni sismiche trasmesse dal terreno alla struttura e infine, la terza, comporta un mix delle due tecniche.
Tendere all’isolamento sismico per tutte le costruzioni, un isolamento che consente di realizzare edifici con un elevatissimo grado di sicurezza, edifici che se isolati sismicamente non si danneggiano nemmeno in occasione di un evento sismico violento.
Ma mentre per gli edifici di nuova realizzazione l’uso dell’isolamento sismico non comporta, in genere, particolari problemi, per gli edifici esistenti lo stesso non sempre è possibile sia per motivi tecnici sia economici.
Rendere gli edifici sicuri è un obbligo all’interno di una nazione civile, un salva vita che deve essere scelto, progettato, prodotto, verificato continuamente per avere garanzia che una volta scelto possa rendere sicuro l’abitato.