Un centro di tecnologia per il futuro sostenibile

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Nelle tecnologie la soluzione per molti dei problemi del riscaldamento globale, ma occorre pure «una rivoluzione culturale che passa anche attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e la formazione di nuove classi di giovani laureati motivati a imprimere la “Svolta Sostenibile” alla nostra società»

Oggi c’è stato il lancio del Center for sustainable future technologies (Csft) dell’Istituto italiano di tecnologia (Iit) a Torino, evento intitolato: «Scienza e Tecnologia combattono i cambiamenti climatici dopo Parigi 2015».

Molti i personaggi del mondo della ricerca, dell’industria e dell’economia che si confronteranno sulle problematiche legate al cambiamento climatico globale.
Abbiamo voluto rivolgere qualche domanda a Guido Saracco, Direttore del Csft.

Quale la missione del Csft dell’Iit di Torino?
Noi ci riproponiamo di realizzare processi sostenibili per la conversione di rifiuti organici e anidride carbonica in combustibili, composti chimici o materiali rinnovabili che sostituiscano quelli a base di fonti fossili. Allo stesso modo sviluppiamo sistemi di accumulo e riutilizzo di calori di bassa temperatura, normalmente dispersi nell’ambiente in processi produttivi o apparecchiature. Infine promuoviamo il «distribuite manufacturing» di beni e servizi, secondo una filosofia che parta di materie prime disponibili a corto raggio (localmente) e sfrutti esclusivamente fonti energetiche rinnovabili.

Quali i progetti avviati dai ricercatori impegnati all’interno di questa struttura?
Alcuni esempi sono: la conversione foto-elettrochimica della radiazione del sole in idrogeno e ossigeno; la conversione dell’anidride carbonica con idrogeno di origine rinnovabile in reattori biologici che producono metano ovvero bioplastiche; la realizzazione di sistemi di accumulo di calore in materiali a base di idrati salini in grado di rilasciare il calore accumulato a comando (esempio accumulo del calore del sole dell’estate e riutilizzo in inverno) per non bruciare più combustibili fossili; l’uso di stampanti 3D sempre più efficienti per produrre con energia elettrica rinnovabile e polimeri riciclabili pezzi «on demand».

Il problema del riscaldamento globale rappresenta certamente la più grave delle crisi ambientali in epoca storica… Quali le sfide intraprese dal Csft dell’Iit di Torino in risposta ai principali problemi di sostenibilità indotti dal riscaldamento globale?
Noi sviluppiamo tecnologie, ne ho dato riscontro prima, ma occorre mettere in campo un approccio integrato con altri saperi (economia, sociologia, politica, giurisprudenza, ecc.) per riuscire a costruire non solo una possibilità tecnologica ma una realtà applicativa di successo per i nostri processi o prodotti. Per questo siamo aperti e anzi inseguiamo collaborazioni con Università e altri centri di ricerca.

Quali le possibili soluzioni tecnologiche per contrastare il riscaldamento globale secondo le indicazioni sancite dalla Cop21 e di cui in questi giorni si sta ridiscutendo alla Cop22 in corso a Marrakech?
La Cop21 ha segnato la via da percorrere con una prescrizione molto semplice: mantenere il surriscaldamento della superficie terrestre ben al di sotto dei 2°C. A concorrere a questo mandato sarà il concorso di un numero notevolissimo di nuove tecnologie ma anche, auspicabilmente, il superamento di una economia della globalizzazione in favore dell’avvento di una produzione su base locale di prodotti e servizi fruibili senza scarti inutilizzati. Qualcosa di simile alla Blue Economy del prof. Gunter Pauli, ospite di riguardo della tavola rotonda odierna. Occorre una rivoluzione culturale che passa anche attraverso la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e la formazione di nuove classi di giovani laureati motivati a imprimere la «Svolta Sostenibile» alla nostra società.

Quale il ruolo della ricerca, dell’industria, dell’economia e della politica in questo momento storico determinante che deve vedere il coordinamento di azioni volte al raggiungimento di un obiettivo comune?
I ricercatori devono definire i loro obiettivi con ambizione ma con ben presente il disegno nel quale circoscrivere l’applicazione finale perseguita, le condizioni a contorno sociali, politiche, economiche, logistiche in cui la «creatura» tecnologica perseguita andrà a inserirsi. È indispensabile dunque, almeno per fissare adeguatamente gli obiettivi dello sviluppo tecnologico, il concorso di discipline diverse e complementari. Poi con scienziati eccellenti e investimenti mirati si svilupperanno le tecnologie sostenibili che si comporranno in nuovi processi produttivi sostenibili. Credo inoltre che avranno un ruolo importante singoli facoltosi o grandi multinazionali nel rendere operative grandi idee di singoli ricercatori. L’esempio di quanto ha fatto Elon Musk con la Tesla è un caso concreto.

È stato eletto a Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, autore di numerose dichiarazioni insensate sul riscaldamento globale. Queste solo alcune delle sue dichiarazioni in tema clima: «è stato creato dai cinesi per rendere meno competitiva l’industria americana…», «è una bufala costosa… perché fa molto freddo in Texas». Può questa elezione destabilizzare gli equilibri, già molto fragili, in tema ambientale?
Io non credo. Penso che dalla green economy passi il rilancio dell’economia mondiale e penso che Trump ora assumerà progressivamente un atteggiamento non autolesionistico in merito. La campagna elettorale pessima a cui abbiamo assistito portava a differenziarsi su tutto e come noto la green economy era uno dei contenuti forti della politica di Obama e addirittura la Clinton aveva promesso l’arrivo di 20 milioni di posti di lavoro in questo ambito. Non le ha portato bene ma rimane comunque realistico e una opportunità a prescindere. I toni miti con cui il neoeletto Trump si è indirizzato verso la perdente mi fanno pensare che la politica americana non cambierà significativamente. Spero di non sbagliarmi.

Quali gli scenari futuri?
Russia a parte (non ha convenienza a combattere l’effetto serra, anzi: vende gas naturale e il riscaldamento climatico le dona temperature più miti) avremo Cina, Europa e auspicabilmente gli Stati Uniti che traineranno la politica mondiale nella lotta ai cambiamenti climatici.