Non diamoci testate

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Invito a tutti, scienziati, ricercatori, giornalisti, a dichiarare il loro pensiero, a condannare la mancanza di etica come gli interessi nascosti che sono dietro le reticenze o il voltarsi dall’altra parte. C’è bisogno di riportare i confronti, nell’alveo della correttezza reciproca. Solo così possiamo indignarci altrimenti è solo ipocrisia

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La violenza che da tempo pervade la nostra società non poteva non investire anche la comunicazione ed i suoi esponenti. Ma la violenza (e la storia ce lo insegna) non si combatte alzando i toni. La violenza si vince comprendendo le ragioni e trovando le soluzioni. Nessuno è depositario della verità e la competenza bisogna dimostrarla non dire soltanto «lei non sa chi sono io» servendosi, magari, di un pulpito privilegiato.

Chi ha un nonno in casa, a cui magari comincia a far difetto il linguaggio o la memoria, non lo si prende in giro. È difficile farlo perché è viva l’esperienza che abbiamo condiviso con lui, sappiamo chi è, che cosa ha fatto per noi, qual è stata la sua vita e la sua esperienza.
Perché lo stesso metro non deve valere quando trattiamo le notizie e le persone che sono dietro le notizie?
Abbiamo messo on line un altro articolo in merito al dibattito sui vaccini (documentato e con riferimenti), in risposta ad un articolo superficiale pubblicato da «Repubblica», in cui si ironizza sulle tesi del Nobel Luc Montagnier che starebbe chiudendo la sua carriera con bufale e studi non documentati.
Un approccio poco professionale, poco etico, poco scientifico ad un tema che tocca la salute, che sta muovendo masse di cittadini in Usa, Francia e Italia e su una materia, la ricerca, che è in continua elaborazione con scoperte, tesi e confronti che un buon giornalista dovrebbe seguire con curiosità e non parteggiare per alcuno.
Io mi sono sempre vaccinato, pochi giorni fa ho preso la mia dose annuale di vaccino antinfluenzale ma questo non vuol dire che tutti si possano vaccinare sempre. Se c’è un dubbio, anche minimo, dovere del mondo scientifico è approfondire e dovere dell’informazione è darne conto.
Perché non accade?
Per favore non prendiamoci a testate.
Anzi, invito tutti, scienziati, ricercatori, giornalisti, a dichiarare il loro pensiero, a condannare la mancanza di etica come gli interessi nascosti che sono dietro le reticenze o il voltarsi dall’altra parte.
C’è bisogno di riportare i confronti, nell’alveo della correttezza reciproca. Solo così possiamo indignarci altrimenti è solo ipocrisia.