L’ozono perde, la CO2 cresce e la festa è finita…

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Gli allarmi per il clima del pianeta non sono cessati, anzi, siamo sempre più in pericolo. Ma interessa a pochi, la grande informazione italiana è presa da altro, gli scienziati sono chiusi nei laboratori, la politica si destreggia e l’economia fa il suo gioco

I suonatori hanno smesso di suonare e la festa è finita. Quando si spengono i riflettori cala l’attenzione su un evento, ma qui non si tratta di un evento, si tratta della nostra vita. Il clima, che abbiamo danneggiato per aver scelto la crescita e non lo sviluppo, come fine principale della nostra vita, è impazzito da tempo. Il clima dà di matto perché le nostre azioni lo hanno destabilizzato.

L’introduzione di sostanze chimiche inventate per refrigerare alimenti, abitazioni, veicoli di trasporto, hanno prodotto quello che è stato definito il buco d’ozono.

Il sottile strato di ozono nella stratosfera, ci protegge dai raggi ultravioletti ma dimentichiamo che protegge tutti gli esseri viventi… così, piano piano, silenziate le trombe dell’informazione (perché l’informazione è come lo spettacolo, «The Show Must Go On», anche se muore qualcuno…) i casi di problemi agli occhi, di malattie della pelle e altro, sono rientrati nelle graduatorie e nelle casistiche sterilizzati dalle cause vere.

La macchina industriale ed economica, ha acceso i megafoni del marketing ed abbiamo scoperto creme favolose, App meteorologiche ed anche tatuaggi che cambiano colore quando è meglio ripararsi dal sole…

Così interessa a pochi sapere che l’ozono è un nuovo mistero. Infatti i clorofluorocarburi erano stati messi al bando dal Protocollo di Montreal nel 1987 e il buco si stava riducendo ma improvvisamente, ha segnalato la Noaa, ha ripreso ad espandersi dal 2013. «In 27 anni di studio del buco dell’ozono non avevo mai visto niente di simile — ha raccontato il coordinatore della raccolta dati, lo scienziato della Noaa Stephen Montzka —. Ora il nostro compito sarà trasformarci in detective dell’atmosfera».

Ricordate gli ampi ed allarmati servizi giornalistici sui ghiacciai, sulla CO2, sul traffico, le targhe alterne, le auto elettriche, i fenomeni estremi… e tutto il caravanserraglio sulle malattie polmonari, il riscaldamento domestico, i barbecue? tutto ampiamente trattato durante i vari summit politici delle Cop? ecco è finito tutto. Ed anche in questo caso le malattie polmonari ed i morti sono rientrati fra le statistiche della qualità della vita, delle città meno o più inquinate, e le cause? puntigliosamente epurate… il traffico e lo smog come parte del paesaggio…

Alla festa, per cambiare i nostri stili di vita, sono rimasti i soliti: qualche giornalista fissato ed i pochi media che continuano ad occuparsene.

Come amanuensi o cronisti medievali continuano a registrare i gradi Celsius che salgono, i mesi più caldi, le parti per milione di CO2 che sono arrivati a 410, come ha segnalato l’agenzia Usa Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration).

Il biossido di carbonio (CO2) è un gas importante che cattura il calore (serra), che viene rilasciato attraverso attività umane come la deforestazione e la combustione di combustibili fossili, nonché processi naturali come la respirazione e le eruzioni vulcaniche. Il primo grafico (Fig. 1) mostra i livelli di CO2 atmosferici misurati all’Osservatorio di Mauna Loa, Hawaii, negli ultimi anni, con il ciclo stagionale medio rimosso. Il secondo grafico (Fig. 2) mostra i livelli di CO2 durante gli ultimi tre cicli glaciali, come ricostruito dalle carote di ghiaccio.

Fig. 1
Fig. 2

Ma a chi interessano più queste notizie? la prima (l’ozono) era troppo in anticipo la seconda (la CO2) troppo in ritardo rispetto all’inizio della «festa», infatti la Cop24 si è chiusa.

Così, ai cittadini che chiedono un ambiente più pulito e meno dannoso, e che cercano di trovare strade per far fronte alle malefatte umane, si contrappongono altri che confondono le idee e che non vogliono spendere un euro in più per aumenti di benzina o per acquisti ecologici.

I guai ci stanno piovendo addosso in maniera franosa e traumatica ma la politica si destreggia ancora fra economia, business e ammiccamenti vari, altrimenti come farebbe a prendere voti?

Ma c’è anche chi, faticosamente, nell’indifferenza, nella incomprensione e nel boicottaggio cerca di promuovere iniziative per mostrare che un altro modo di vivere è possibile. Fino a quando? Fino alla prossima rivoluzione o fino alla fine degli umani.

Ignazio Lippolis