Non era compost di qualità… arresti e sequestri

2237
discarica rifiuti
Tempo di lettura: 5 minuti

Vasta operazione nel Lazio: sequestrate tre aziende, terreni, una discarica, 10 mezzi, 23 indagati. Un’azienda Eni coinvolta in Sardegna

Non si ferma la più grande industria clandestina italiana, quella dello smaltimento dei rifiuti. Ma non si ferma neanche l’azione del Noe, dei carabinieri forestali e della Polizia che quotidianamente compiono azioni di controllo e bloccano il malaffare.

Oggi, dalle prime ore del mattino è in atto una vasta operazione congiunta tra Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri per traffico illecito di rifiuti, discariche abusive e gravi danni ambientali.

Le due forze di polizia, hanno messo in campo un dispositivo di oltre 100 uomini e due elicotteri per l’esecuzione di numerosi sequestri e perquisizioni, nelle province di Roma, Latina, Frosinone e Napoli, nell’ambito dell’operazione «Smokin’ Fields», coordinata dalla Procura di Roma- Direzione Distrettuale Antimafia.

Con l’ausilio dei Carabinieri Forestale dei Gruppi di Roma, Frosinone, Napoli e Salerno e dei relativi Reparti territoriali e gli omologhi reparti della Polstrada, l’apporto tecnico del Raggruppamento Aeromobili Carabinieri di Pratica di Mare e il Reparto Volo della Polizia di Stato di Roma, si sta procedendo al sequestro dei seguenti beni:

n. 3 aziende operanti nel campo della gestione di rifiuti, due in Provincia di Latina ed una in Provincia di Roma;

n. 1 discarica di proprietà di una società di Roma;

n. 4 appezzamenti di terreno (due siti in comune di Pontinia e due in comune di Roma);

n. 10 mezzi (tra autocarri, trattori, semirimorchi, escavatori);

nonché il sequestro preventivo, anche per equivalente, del profitto del reato di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti (art. 452 quaterdecies C.P.) quantificato in più di 1 milione di euro (1.013.489,21) nei confronti di tutti gli indagati coinvolti; contestualmente sono state eseguite 6 perquisizioni, sia domiciliari sia presso laboratori di analisi nelle province di Roma, Frosinone e Napoli.

Le persone indagate sono 23 oltre alle aziende.

I reati contestati sono per tutti gli indagati concorso in traffico illecito di rifiuti, nonché, per alcuni di essi, anche il falso ideologico in atto pubblico nella predisposizione di certificati di analisi, abbandono di rifiuti e discarica abusiva, e infine l’intralcio all’attività di vigilanza e controllo ambientale.

Per le aziende inoltre viene contestato l’illecito amministrativo da reato, in quanto il reato di traffico illecito di rifiuti è stato commesso nell’interesse e a vantaggio delle società coinvolte. (D.Lgs. n. 231/2001).

L’attività investigativa, iniziata a partire dal 2014, è scaturita dai continui esposti di numerosi comitati presenti in comune di Pontinia (LT) per l’emissione di miasmi maleodoranti provenienti, in particolare, da un’azienda produttrice di compost.

Le indagini sono state condotte per mesi, in maniera coordinata, da Polizia Stradale di Aprilia e Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Forestale – Nipaaf, del Gruppo CC di Latina con sopralluoghi e servizi sul territorio corredati da rilievi fotografici e con ricorso anche a penetranti strumenti tecnologici quali videoriprese da elicottero con telecamere di rilevazione geotermica, intercettazioni telefoniche ed ambientali, localizzazione di autoveicoli e telefoni cellulari con sistemi di rilevamento satellitare.

Gli accertamenti iniziali del Nipaaf di Latina e delle Stazioni Carabinieri Forestale hanno permesso di appurare che il materiale prodotto dall’azienda non poteva qualificarsi come compost, ovverossia come un materiale che serve da ammendante per i terreni e quindi per migliorare la qualità degli stessi, bensì come rifiuto; da continui e numerosi campionamenti effettuati, grazie al supporto tecnico di analisi effettuate da strutture pubbliche quale l’Arpa Lazio, sezione di Latina, (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) si è potuto riscontrare il superamento di diversi parametri previsti dalla normativa di settore, inerente al corretto utilizzo di fertilizzanti e prodotti affini.

Le attività sono poi proseguite, in continua e costante sinergia tra i due Reparti investigativi (Polizia Stradale di Aprilia e Nipaaf di Latina) anche mediante riprese video dagli elicotteri del Reparto Volo della Polizia di Stato, nonché con intercettazioni telefoniche ed ambientali a carico dei presunti responsabili delle gestioni illecite di rifiuti.

Si è potuto così constatare che il materiale prodotto dalla società di Pontinia veniva sversato in terreni non solo in zone vicine all’azienda stessa ma anche presso terreni siti in provincia di Roma. Oltre ad appurare che il sedicente compost, anche solo visivamente, non poteva classificarsi tale, si è accertato che gran parte di esso veniva interrato presso una discarica, sempre della provincia di Roma, proprio al fine di nascondere la cattiva qualità del bene prodotto.

Tutti gli indagati, nelle diverse qualifiche di amministratori, dipendenti delle società nonché di autisti di mezzi, proprietari dei terreni dove veniva sparso il compost, al fine di conseguire un ingiusto profitto (consistente nel mancato costo di smaltimento dei rifiuti prodotti dall’impianto di Pontinia, derivanti dalla raccolta differenziata dei Comuni della Provincia di Latina, indicato come «compost di qualità», usato come materia prima e segnatamente come ammendante in agricoltura, rispetto al conferimento in discariche autorizzate per rifiuti non pericolosi, operazione che sarebbe stata invece corretta in relazione alla composizione chimica del rifiuto) con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi ed attività continuative organizzate (capannoni industriali dove veniva eseguito il trattamento inidoneo dei rifiuti, camion utilizzati per effettuare i trasporti, escavatori per realizzare gli sbancamenti in cui interrare i rifiuti, discarica autorizzata per rifiuti aventi Cer differenti da quello realmente prodotto – 190503 o «compost fuori specifica». Soggetti incaricati stabilmente per le attività di trasporto e interramento, contatti telefonici continui e occultamento dei mezzi utilizzati a tal fine) nel periodo 1° gennaio 2014 al 5 ottobre 2018 gestivano abusivamente ingenti quantitativi (in quantità non inferiore a 57.577.500 tonnellate) di rifiuti speciali non pericolosi e segnatamente «compost fuori specifica» e percolato, trasportando, cedendo e abbancando detti rifiuti in più terreni trasformati in discariche abusive nonché presso una discarica non autorizzata per tali rifiuti, conseguendo un risparmio di spesa valutabile in euro 1.013.489,21 limitatamente sulla quota parte pari a 7.980,23 tonnellate di compost prodotto e campionato da Arpa).

L’impianto della società di Pontinia, formalmente adibito e autorizzato al recupero di rifiuti mediante produzione di «compost di qualità» (materia prima derivante dal trattamento dei rifiuti) produceva stabilmente, in violazione dell’autorizzazione Aia ingenti quantitativi di rifiuto, come attestato dalle numerose analisi condotte da Arpa Lazio, sezione di Latina, anche in epoche diverse (negli anni 2014, 2015, 2016, 2017) essendo il materiale prodotto, per uno o più parametri, non conforme a quanto previsto dalla normativa di settore (D.Lgs. n. 75/2010); pertanto esso non poteva essere sversato quale ammendante in fondi agricoli ma doveva essere classificato quale rifiuto e come tale smaltito presso discarica autorizzata.

Inoltre in almeno 55 occasioni venivano scaricati rifiuti costituiti da compost fuori specifica e percolato di processo provenienti dalla società di Pontinia all’interno della discarica.

Le altre società sequestrate sono le aziende che svolgono rispettivamente la gestione di alcune fasi della lavorazione del materiale in ingresso proveniente dalla raccolta differenziata dei comuni e la ditta che gestisce i trasporti, dunque i mezzi che effettuano i movimenti dall’impianto di Pontinia alla discarica romana.

L’operazione, denominata «smokin’ fields» deriva dal fatto che i terreni sui quali veniva effettuato lo spandimento del compost, letteralmente «fumavano», segno evidente di una mancata maturazione del materiale, che invece continuava a fermentare in corso d’opera, contravvenendo in tal modo ai più elementari principi di rispetto dell’ambiente, a cui si sarebbero dovuti attenere i responsabili degli impianti sequestrati.

Altra operazione i Sardegna

I Carabinieri del Noe di Sassari coordinati dalla Procura della Repubblica sassarese, al termine di complesse ed approfondite indagini, avviate fin dal 2015, a seguito del rinvenimento da parte dei militari, di una vasta area di quattro ettari, adibita a discarica di rifiuti speciali pericolosi (scarti di processi chimici del fosforo e scorie fosforose con presenza anche di «radionuclidi naturali») nel polo petrolchimico, in area denominata «palte fosfatiche» ubicata all’interno della zona gestita dalla Syndial S.p.a., ricadente nel Sin (Sito interesse nazionale), oggetto di operazioni di bonifica ambientale, già sottoposta a sequestro preventivo, hanno notificato l’avviso di conclusione indagini e informazione di garanzia, emesso dalla citata Autorità Giudiziaria, a carico di tre dirigenti della società del Gruppo Eni, specializzata nelle attività di bonifiche ambientali di siti industriali.

L’ipotesi accusatoria è quella di aver realizzato e gestito nella citata area, dal 2011 al giugno 2015, una discarica non autorizzata di rifiuti speciali pericolosi, cosi commettendo un fatto diretto a causare un disastro ambientale, dal quale poteva derivare un pericolo per la pubblica incolumità, consentendo anche lo sversamento nella falda e sul terreno delle acque di dilavamento.

Nel sito interessato, sono state avviate, le operazioni di bonifica.

 

(Fonte Comando Generale Carabinieri)