Il 4 maggio? Per Napoli… non buono

2594
napoli vesuvio vulcano
Tempo di lettura: 2 minuti

Canzoni e altro a parte è giusto che sia così come dimostra l’andamento della morbilità e della mortalità da Coronavirus Covid-19 in Campania. Tuttavia sarebbe, più che giusto, doveroso spiegare, se non quando, come si penserebbe di procedere alle riaperture e alle frequentazioni dei luoghi riaperti

Dunque è stato deciso un altro rinvio per possibili riaperture di negozi e fabbriche: non tutti, ma gradatamente, alcuni: il 4 maggio.

Per quanto ci riguarda a Napoli non è una data ben scelta. Eppure i ministri napoletani presenti nel governo dovrebbero saperlo: a Napoli il 4 maggio non è giornata di aperture, ma di sfratti e traslochi. È una data, magari dimenticata, ma canzoni (‘E quatt’ ‘e maggio di Armando Gill), opere teatrali (‘O Quatto ‘e maggio di Diego Petriccione) e cinematografiche (Non mi muovo con i tre De Filippo), disegni (Palizzi), ne hanno parlato e cantato in più occasioni. lo ha ricordato, fra gli altri Armando Gill in una sua celebre canzone nella quale l’affittuario di una bella putechella si addolora perché il proprietario gli va a chiedere un aumento del fitto (a mesata) per cui non gli resta che concludere:

«core fatte coraggio/ sta vita è nu passaggio,/ facimmencillo chistu quatt’ ‘e maggio. Che ce pensammo a ffa/ si o munno accussì va».

Mi piacerebbe riprodurre con parole mie adattate al presente questa canzone, ma leggo che «È proibito di adattare sulle Canzoni di proprietà dell’autore A. Gill altri versi che non sieno quelli originali. Per i contravventori si procederà a norma di legge».

Perciò non volendo arrecar danno a me e, tanto meno, a chi mi ospita mi astengo dall’adattare altri versi. Ma, avendone preso spunto, dico anch’io che dopo le date che una dopo l’altra, da marzo ad aprile, ci sono state proposte per tentare di riprendere le antiche abitudini nei consueti posti «facimmencillo chistu quatt’ ‘e maggio» e rimandiamo al 4 maggio attività e frequentazione di luoghi per i quali si era aperto ripetutamente il cuore alla speranza.

Canzoni e altro a parte è giusto che sia così come dimostra l’andamento della morbilità e della mortalità da Coronavirus Covid-19 in Campania. Tuttavia sarebbe, più che giusto, doveroso spiegare, se non quando, come si penserebbe di procedere alle riaperture e alle frequentazioni dei luoghi riaperti: le librerie? i luoghi di preparazione di cibi (pizze e altro) se non da asporto da spedizione nelle case? barbieri e parrucchieri senza affollamento, ma un cliente alla volta, diciamo uno all’ora previo appuntamento e inserimento in una lista… e chi più ne ha (in termini di evidente e dimostrabile bisogno) più ne metta.

Il commercio, l’agricoltura, l’esercizio di attività turistiche cui accennavo in un mio articolo, ne hanno grande bisogno. Non solo per riprendere l’attività e riprendersi economicamente gestori e lavoratori ma anche per organizzarsi per tempo sapendo «da quando».

Né solo loro, si fa per dire. I cittadini utenti allo stesso modo hanno bisogno di saperlo. Non solo per organizzarsi mentalmente sapendo che potranno andare a comprare un libro; farsi dare una spuntatina a barba e capelli e/o farsi riprendere il perduto colore; farsi mandare a casa una pizza eccetera.

Da questa sconosciuta pandemia si uscirà in tempi non ancora previsti e con modalità da stabilire. Ma prima di guarire il fisico con un vaccino o altri medicinali, bisognerà anche cominciare a guarire la mente dei non pochi che a questo livello ne stanno risentendo.

Ugo Leone