Ma tutte le colpe non sono del gruccione

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Il pasto di un gruccione Foto Francesco Ambrosi
Il pasto di un gruccione Foto Francesco Ambrosi
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La tutela della biodiversità vale per tutti

 Il conflitto tra apicoltori e gruccioni viene alimentato sui social da alcuni gruppi. Ma è facilmente risolvibile perché non esiste una biodiversità di comodo

Da diverso tempo circolano nei social media, post molto violenti di apicoltori contro la presenza di gruccioni (Merops apiaster) che farebbero stragi di api. Il continuo declino delle popolazioni di api è uno dei problemi maggiori per la tutela della biodiversità ma lo è anche per le produzioni agricole che, per gran parte, si avvalgono della loro funzione impollinatrice.

ImpollinatoriIn Europa, gli impollinatori sono prevalentemente api e sirfidi, ma anche farfalle, falene, alcuni coleotteri e vespe. L’ape domestica da miele occidentale è la specie più conosciuta, ed è utilizzata dagli apicoltori per la produzione di miele e altri prodotti. In Europa si contano anche circa 2.000 specie selvatiche.

La convinzione che siano gli «impollinatori gestiti» a impollinare la maggior parte delle colture è stata recentemente messa in discussione da una ricerca che mostra come le api da miele agiscano da integratori più che da sostituti degli impollinatori selvatici.

gruccione1 Foto Francesco Ambrosi
Foto Francesco Ambrosi

 Lo stato di conservazione degli impollinatori…

A livello mondiale il declino numerico delle popolazioni di api e degli altri insetti impollinatori ha raggiunto livelli impressionanti. Le cause del declino sono molte. Gli impollinatori sono esposti a vari fattori che possono lavorare contro di loro. Le cause del declino soprattutto delle api sono legate (secondo la Commissione europea) al cambiamento nell’uso del suolo per agricoltura o urbanizzazione, che produce perdita e degrado degli habitat naturali, all’agricoltura intensiva che porta a paesaggi omogenei ed alla scomparsa di varietà di specie vegetali, causando una perdita di risorse alimentari e di luoghi di nidificazione per gli uccelli.

Gruccione Foto Francesco Ambrosi
Foto Francesco Ambrosi

Ma soprattutto pesticidi ed altri agenti inquinanti possono colpire gli impollinatori in maniera diretta (insetticidi e fungicidi) e indiretta (erbicidi). Inoltre, specie esotiche invasive come il calabrone asiatico (Vespa velutina) e la diffusione di parassiti sono particolarmente pericolose per le api da miele.

Quindi, tra le cause di declino delle popolazioni di api individuate dalla Commissione Ue non vi sono le specie di uccelli insettivori come il gruccione.

Eppure basta navigare sui sociale tra i gruppi di apicoltori per leggere e sentire ogni sorta di maledizione e recriminazione nei confronti di questi splendidi uccelli. «Anche quest’anno sono arrivati i gruccioni, accidenti a loro», si dice in un gruppo di apicoltori su Facebook. Qualche altro apicoltore mette mano (speriamo solo metaforicamente) al fucile. Un blog di apicoltori intitola un articolo «Nemici dell’alveare: il Gruccione». La lamentela consiste nel fatto che questa specie migratrice (giunge tra marzo ed aprile nei nostri territori nidificando in pareti esposte al sole) nel periodo della sciamatura delle api può predare «non solo la regina vecchia che lascia il nido ma anche la nuova regina appena sfarfallata e costretta a lasciare il nido più volte per portare a termine l’accoppiamento con i fuchi che, ricordiamolo, avviene esclusivamente in volo e all’esterno dell’alveare. Quelle famiglie di api sarebbero destinate all’orfanità e al graduale decadimento della colonia, qualora l’apicoltore non intervenisse inserendo una nuova regina acquistata o da lui allevata».

E quello dei gruccioni…

Il gruccione, che misura meno di 30 cm inclusa la coda e di certo ha un notevole appetito di api ma anche di vespe, bombi, coleotteri e libellule (in un giorno può mangiare circa 225 insetti), dal canto suo è una specie di notevole importanza conservazionistica. La popolazione europea è di circa 480.000, 1.000.000 di coppie di cui circa 7.000–13.000 in Italia.

La popolazione pugliese è piuttosto limitata e, per fare un esempio, nel territorio del Parco nazionale dell’Alta Murgia non si contano che alcune decine di esemplari, peraltro concentrati in poche zone. In passato, però, si è registrato un largo declino della popolazione nidificante nei territori dell’Europa «comunitaria» nel periodo 1970-1990, seguito da trend sconosciuto nel periodo 1990-2000, parzialmente compensato da un incremento rilevato, nello stesso periodo, su scala continentale.

Il gruccione non è specie particolarmente tutelata dalla Direttiva Uccelli (Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009) e non è specie tutelata ai sensi della Legge n. 157/1992 sulla caccia pur non essendo specie cacciabile.

L’Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) inserisce la specie nella Lista Rossa italiana ma tra quelle a minor preoccupazione di conservazione perché «la popolazione italiana non raggiunge le condizioni per essere classificata entro una delle categorie di minaccia (declino della popolazione, ridotto numero di individui maturi e areale ristretto)».

Lo splendido piumaggio rende il gruccione uno degli uccelli più belli da vedere e la sua presenza arricchisce l’ecosistema che lo ospita.

Allo stesso modo è importante mantenere un livello soddisfacente delle popolazioni di api, soprattutto selvatiche. Lo scontro tra apicoltori e gruccioni, quindi, è facilmente risolvibile con la buona volontà di questi ultimi che, nel caso i cui i propri alveari siano nelle vicinanze di una colonia del «divoratore di api», devono spostarli in altre zone. La presenza dei gruccioni, come abbiamo detto, è talmente ridotta e localizzata che solo la pericolosa ostinazione umana può alimentare il conflitto. Perché la tutela della biodiversità vale per tutti.

Fabio Modesti