L’appassionata testimonianza di Ugo Leone

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La notizia della morte di qualcuno genera sempre dolore.

Quando questo qualcuno si chiama Pietro Greco il dolore è quasi sopraffatto dall’incredulità.

«Non ci posso credere» è stato il commento immediato, anche il mio, di quanti hanno condiviso con me la notizia.

Poi il ricordo, i ricordi di un’amicizia di vecchia data caratterizzata da una forte comunanza di interessi e di intenti come dimostrano le tante cose fatte insieme l’uno (soprattutto io) stimolato dall’altro.

Pietro era il più grande frequentatore del sistema ferroviario italiano e in treno, fra l’altro, ha scritto di tutto. E ha preparato tutto quello che si accingeva a dire, invitando a riflettere, quanti lo invitavano in convegni, tavole rotonde, monologhi.

Poi quest’anno, questo funesto anno bisesto, si è dovuto fermare. Con grande vantaggio affettivo per la famiglia che se lo è visto in casa come mai negli anni passati. In casa significa in cucina dove se la cavava bene, ma soprattutto al computer che era diventato ancor più uno strumento di comunicazione. Comunicazione che dalla sua casa di Ischia trasmetteva anche via radio nelle settimane nelle quali toccava a lui, su Radio tre, condurre il programma Radiotrescienza. Ma comunicazione che, per il modo in cui la faceva e per la cultura e conoscenza di cose e persone che ne arricchivano la personalità, lo ha fatto giustamente definire il maggiore comunicatore scientifico vivente. Non per caso ha diretto i master in Comunicazione scientifica della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste.

Aveva solo 65 anni. Ma anni tanto intensi da colmare pagine di una pur affrettata biografia. Era laureato in Chimica e da giornalista, scientifico naturalmente, ha scritto per «l’Unità» sino a quando è esistito questo quotidiano. Poi, da quando della carta stampata si è cominciato a far uso sempre meno frequente, la sua presenza è stata soprattutto on-line: l’ultima come caporedattore del magazine on line «Il Bo Live» dell’Università di Padova.

Ma sino all’ultimo numero del 15 dicembre è stato una firma fissa del bel quindicinale «Rocca» della Cittadella d’Assisi. I libri non si contano. Lavoravamo insieme per la mia collana «la parola alle parole» e, solo qui, due dei dieci volumi sono suoi: E Errore e E Eti Intelligenze extraterrestri.

Da qualche mese presiedeva ad Ischia il Circolo Sadoul con la passione che ha sempre manifestato per la sua isola che, insieme, abbiamo più volte proposto potesse essere presa in considerazione dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità.

Quando ho compiuto 80 anni ha messo la notizia su facebook scatenando una valanga di auguri. Io non potrò fare altrettanto per lui che ci ha lasciato troppo giovane.

Io lo ringrazio, ma non sono solo, per essere stato con noi.

 

Ugo Leone