Scorie radioattive, perché si cade dalle nuvole?

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Nuovo documento scorie radiogeniche

I rappresentanti delle Strutture pubbliche conoscevano già dall’agosto 2019 i problemi di tipo sanitario ed ambientale derivanti dalla localizzazione del Deposito unico nazionale per la vita delle comunità. Il 1° Agosto 2019 in cui furono discussi tali problemi erano presenti o no, avevano partecipato o no, ed infine hanno comunicato o no alle comunità locali ciò che era successo?

Riporto in breve l’ultimo percorso legislativo, che ha portato all’approvazione del D. lgs 15/02/2010 n. 31: «Disciplina della localizzazione, della realizzazione e dell’esercizio, nel territorio nazionale d’impianti di produzione di energia elettrica nucleare, d’impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi». Il D.Lgs è entrato in vigore il 23/03/2010 e pubblicato sulla G.U. Serie Generale n.55 del 06/03/ 2010 Suppl. ordinario n.45. L’Italia, come noto, si deve allineare alla normativa europea ed è sotto procedura d’infrazione U.E. e comunque al momento non ha ancora individuato il Deposito unico nazionale dove stoccare tutte le scorie radiogeniche prodotte e in produzione.

Un po’ di storia

Nell’agosto 2019 si tenne la Conferenza unificata: Stato, Regioni e Province Autonome, Anci e Upi in cui fu discusso il Programma per la gestione e la localizzazione dei rifiuti radioattivi. La Conferenza, presieduta dall’allora ministro per gli Affari Regionali E. Stefani, esaminò in quella sede il testo non definitivo del Decreto proposto dal ministero dello Sviluppo Economico e dal ministero dell’Ambiente. A fine seduta la Conferenza, nell’ambito della quale si deve esprimere, da parte dei partecipanti, parere obbligatorio, ma non vincolante, registrò l’unanime parere negativo da parte delle Regioni e Province Autonome e l’assenso dell’Anci e dell’Upi. Le motivazioni con cui le regioni espressero parere negativo si possono leggere nell’Alleg. A. L’Anci e l’Upi, espressero parere favorevole, condizionato a proposte emendative contenute nell’All. B. Il Presidente del Consiglio Conte firma il Dpcm di approvazione del Programma successivamente pubblicato sulla G.U. dell’11/12/2019. Né le Regioni né le Autonomie locali hanno avvisato i cittadini di tutto questo e quindi si è arrivati alla Consultazione nazionale prevista per Legge.

Il 7 gennaio 2020 è stata pubblicata, con evidenza nazionale, la Procedura di Consultazione (art. 27, co. 1, D. lgs 31/2010) la cui durata prevista, è di circa 12 mesi. Si tratta di uno degli atti finali del lungo processo intrapreso e non portato mai a soluzione, dopo lunghe e complesse traversie, dalla Sogin (Ente a partecipazione statale). Tale Ente è incaricato alla individuazione e localizzazione del Deposito unico nazionale in cui stoccare le scorie radiogeniche. In particolare il 7/12/2020 viene resa nota anche la Carta nazionale delle Aree potenzialmente idonee (Cnapi), che riporta le potenziali aree individuate per ospitare il Deposito unico nazionale di scorie radiogeniche.

Nella Carta sono indicate, a diversa scala, le aree italiane che soddisfano i criteri localizzativi definiti da Ispra (guida tecnica n.29) e i requisiti riportati nelle linee guida della Iaea (International Atomic Energy Agency) prese a riferimento.

I criteri tecnici suggeriti e predisposti da Enti pubblici di ricerca: Ispra, Enea e Università fanno riferimento a parametri tecnico-scientifici e logistico-amministrativi specifici riportati nell’Art. 8 comma 1 del D. Legislativo n.31. Sulla base di tali elementi discriminanti sono state individuate nel paese Italia n. 67 «aree potenzialmente idonee» ad ospitare scorie radioattive. Le aree sono state inserite in 4 classi differenti per idoneità decrescente (A1, A2, B e C).

Le tre fasi che hanno permesso di individuare i siti potenziali sono le seguenti: una prima fase in cui è stata effettuata una selezione preliminare e speditiva a grande scala; ad essa è seguita una seconda fase, più restrittiva che ha individuato i siti da sottoporre a indagini di maggior dettaglio.

Nella terza fase è stata effettuata una «preliminare caratterizzazione tecnico-strutturale-amministrativa» sito-specifica. Quest’ultima fase, la più importante, si è basata su dati bibliografici e cartografici di letteratura a cui si sono aggiunti locali sopralluoghi e ricerche di maggior dettaglio. Ritengo che questo procedimento sia migliorabile in quanto dati importanti e fondamentali di tipo tecnico-economico dovranno essere rilevati e misurati prima della decisione finale. Quanto descritto dopo la raccolta dei dati «a disposizione» ha permesso di proseguire l’iter al fine d’individuare la sede ottimale per l’Unico sito nazionale idoneo ad ospitare tutte le tipologie di scorie radioattive italiane. Il sito dovrà stoccare in massima sicurezza le diverse tipologie di rifiuti radioattivi (sanitari, industriali…) attuali legati alla loro costante produzione, a cui saranno aggiunte scorie già “riprocessate” derivanti dalle ex-centrali nucleari italiane (bloccate dal referendum abrogativo della produzione ed uso di energia nucleare del 1987). Altre scorie attualmente stoccate in via provvisoria dagli anni 90 del secolo scorso presso il sito della Centrale di Trino Vercellese e di Montalto di Castro. Volendo indicazioni più precise sulle diverse tipologie di scorie e sul loro decadimento gli interessati possono leggere l’intervista riportata ieri 18/01/2021 sulla GdM ad un illustre studioso del Dipartimento di Fisica dell’Ateneo Di Bari.

Allora infine…

In questa prima fase quindi l’area proposta come idonea dovrà ospitare in via transitoria (quanto transitoria non si può sapere) anche le scorie ad alta attività radiogenica e il combustibile irraggiato dalla pregressa gestione degli impianti nucleari italiani dismessi in seguito al Referendum abrogativo sul nucleare votato il 1985.

L’iter che molto brevemente ho riportato e la relativa documentazione cartografica sono reperibili sul sito: www.depositonazionale.it.

I documenti a disposizione presenti nel link indicato permettono di avere indicazioni sulle ipotesi di localizzazione delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito di scorie radioattive e l’annesso Parco Tecnologico di servizio e sorveglianza. È teoricamente possibile consultare mappe a diversa scala ed anche di dettaglio e la cartografia presenta la localizzazione dei 67 siti candidati. Alla lettura cartografica primaria è possibile associare file in pdf (molto pesanti e poco agibili) aventi come base, una «mappa muta» che sottende orografia e le acclività.

La struttura del Contenitore nazionale in cui verrebbero stoccati i rifiuti è costituita da una serie di scatole interrate in c.a., di diverse dimensioni, tutte imperniate su un asse centrale. L’area complessiva interessata è pari a 150 ettari totali: il Contenitore occuperà un’area di 110 ettari, le scorie radiogeniche saranno allocate sulla base della loro tipologia e dei differenti tempi di decadimento radiogenico. Gli altri 40 ettari saranno utilizzati per ospitare il Parco Tecnologico e di Ricerca. Le quantità da stoccare sono state stimate essere intorno a 75.000 ton pari ad una discarica di r.s.u. al servizio di una città di medio-piccole dimensioni.

La grande bagarre mediatica che è esplosa successivamente al 7 gennaio 2021 è il segno dei tempi. La mancanza totale di comunicazione e coinvolgimento dell’opinione pubblica locale da parte delle Regioni e Province Autonome, dell’Anci e Upi risulta da inaudita a colpevole! I rappresentanti delle Strutture pubbliche su riportate conoscevano già dall’agosto 2019 i problemi di tipo sanitario ed ambientale derivanti dalla localizzazione del Deposito unico nazionale per la vita delle comunità. Mi chiedo il 1° Agosto 2019 in cui furono discussi tali problemi erano presenti o no, avevano partecipato o no, ed infine hanno comunicato o no alle comunità locali ciò che era successo? In questo momento a valle del Procedura di Consultazione nazionale iniziata già il 7 gennaio 2021 apprendiamo dalla stampa (GdM del 18/01/2021) che la Regione Puglia ha attivato ieri una task force per opporsi, però non si ha modo di capire in che modo al procedimento di selezione dei siti già in fase avanzata o alla Consultazione pubblica già indetta.

 

Antonio Paglionico geologo già ordinario presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali Università di Bari