E ora l’eolico punta al porto di Taranto

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In malora bellezza, corallo rosso, posidonia e isole Cheradi

Il decreto del ministero dell’Ambiente d’intesa con quello dei Beni Culturali è del 2012 ha valutato benevolmente l’iniziativa anche contro i pareri di Comune di Taranto, Provincia di Taranto, Regione Puglia e pure delle Soprintendenze ai Beni Archeologici per la Puglia ed al Paesaggio

Soffia il vento cinese nella città dei due mari, il vento di levante che dovrebbe far girare le pale eoliche da installare a 100 metri dal molo foraneo del porto di Taranto. Una commessa per la cinese Mingyang Smart Energy che si affaccia per la prima volta in Europa. Realizzerà l’impianto eolico di 30 MW di Renexia SpA (ex Beleolico srl) della holding Toto SpA. In un giro vorticoso di subentri societari, l’impianto è stato valutato per i suoi possibili impatti ambientali quasi dieci anni fa. Il decreto del ministero dell’Ambiente d’intesa con quello dei Beni Culturali è del 2012 ha valutato benevolmente l’iniziativa anche contro i pareri di Comune di Taranto, Provincia di Taranto, Regione Puglia e pure delle Soprintendenze ai Beni Archeologici per la Puglia ed al Paesaggio. La Regione, nel suo parere di dicembre 2011, convenendo con Provincia e Comune di Taranto, ha sostenuto non fosse vero, come asserito dalla società proponente, che le turbine non fossero visibili dalla città, posto che, appunto, la distanza dalla costa era di 100 metri. Dicevano ancora Regione, Provincia e Comune che il sito di intervento è interessato da diverse rotte di migrazione di uccelli selvatici, come riportato nel volume «Atlante delle migrazioni degli uccelli in Italia» edito da Ispra (scaricabile qui e qui), delle quali non si è tenuto conto nello studio d’impatto ambientale. E, di più, sei delle dieci torri previste sarebbero immediatamente a ridosso della fascia di mare che le navi sono obbligate ad attraversare per l’accesso/uscita al 5° sporgente, alla banchina ex Belleli ed al molo polisettoriale.

A giugno del 2009 la Soprintendenza al Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto ha valutato che «la proposta inoltrata costituisca significativa alterazione del paesaggio mortificando la visione del mare e dell’orizzonte marino dai complessi monumentali presenti nell’area industriale, dall’isola di S. Pietro dall’insediamento residenziale di Lido Azzurro. Pertanto questa Soprintendenza, ritiene di dover esprimere in merito parere contrario».

Ma il Mibac ha smentito le proprie Soprintendenze rilasciando parere favorevole con prescrizioni. Potere del vento. A gennaio 2017, pochi mesi prima della scadenza di validità del decreto Via, la Beleolico srl ha chiesto la proroga di validità dello stesso decreto motivandola, tra l’altro, col fatto che l’atto di concessione marittima dello specchio acqueo non era ancora stato adottato ed il procedimento finalizzato all’esproprio di aree a terra da parte del Comune di Taranto non ancora avviato. E i due Ministri allora in carica hanno concesso la proroga fino al 24 agosto 2020.

Intanto, sono accadute due cose importanti. La prima, la pandemia da Sars-CoV-2 che ha portato con sé anche, grazie alla legge di novembre 2020, la proroga della validità degli atti autorizzativi. La proroga concessa alla Beleolico srl scadrebbe così a luglio 2021 ai sensi del decreto-legge n. 2 del 14 gennaio 2021. I lavori, ad oggi, non sono ancora iniziati. Ma l’altra circostanza desta stupore. La legge di bilancio 2021 dello Stato, grazie ad un emendamento del deputato del M5S tarantino Giovanni Vianello, ha previsto l’inserimento delle Isole Cheradi e del Mar Piccolo tra le aree marine protette da istituire, stanziando anche 500mila Euro per procedervi. Il fatto è che almeno sei delle dieci torri eoliche alte 100 metri saranno piazzate davanti alle Cheradi andando quantomeno a perturbare diversi habitat protetti dalla Direttiva Habitat dell’Ue. Quella è la zona del coralligeno anche a corallo rosso e delle praterie di posidonia, habitat prioritari per la conservazione secondo la Ue. Ma lo studio d’impatto ambientale dice che lì non ci sono habitat e specie di interesse.

Ancora una volta, quindi, sembra che la politica sia riuscita a non comprendere appieno il significato delle proprie azioni. Se verrà prima la cantierizzazione dell’impianto eolico offshore oppure l’istituzione dell’area marina protetta delle Isole Cheradi, vedremo. Di certo le Cheradi subiranno l’affronto di chi non riesce a vedere che cosa è accaduto e che cosa potrebbe accadere.

 

Fabio Modesti