Buone pratiche, un’etichetta anche per il Benessere

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benessere viventi
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La Fondazione pubblica 10 macrodescrittori per ottenere l’etichetta di certificazione

Solo su «Villaggio Globale» è possibile consultare le modalità da rispettare per poter accedere alla richiesta dell’etichetta. Il grande impegno della Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche. Oltre alla lettura che offriamo, gli interessati possono anche scaricare il Pdf

Che cos’è una Buona Pratica e come la si può valutare per distinguerla dalle tante cattive, tinteggiate di buono?

Ci prova la Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche, sorta poco più di un anno fa col preciso scopo di creare addirittura un’etichetta che certifichi la corrispondenza di una pratica a rigorosissimi parametri di valutazione.

Abbiamo seguito l’iniziativa passo dopo passo, dalla sua prima presentazione  all’assegnazione della prima etichetta  e via via alle altre assegnazioni. Ora, per meglio rendere fruibile l’iniziativa, la Fondazione pubblica i «Manifesti», in pratica descrizione delle pratiche per raggiungere i vari obiettivi.

Basato su 10 macrodescrittori (definiti «Manifesti»), a loro volta articolati in sottoparametri, il processo di verifica spazia da rigorosi criteri di sostenibilità ecologica e sociale, alla valutazione dei servizi ecosistemici forniti, dagli effetti sulla biodiversità, alle politiche interne aziendali, dagli effetti sul clima al benessere umano a animale che caratterizzano la pratica sottoposta ad esame.

«Villaggio Globale», in 10 puntate, ospita la descrizione di tali parametri e i criteri di valutazione adottati dagli esperti della Fondazione.

Oggi si parla di Benessere, e con questo concludiamo le 10 pratiche previste dalla Fondazione. Oltre alla lettura che offriamo, gli interessati possono anche scaricare il Pdf.

Fondazione buone pratiche
MANIFESTO N.10

BUONA PRATICA BENESSERE

 

Può sembrare banale porre l’attenzione sul fatto che una Buona Pratica debba generare benessere, ovvero ipotizzare che una pratica, eccellente per tanti altri parametri, possa non favorire il benessere. Eppure esistono diverse interpretazioni del termine benessere e quattro campi di riferimento. Nel nostro sistema di valutazione non compare affatto, ad esempio, il benessere inteso in senso commerciale, ovvero quello legato alla sola capacità di acquisto di beni e servizi o del possesso di beni materiali. I quattro campi di riferimento riguardano in primo luogo l’umano e l’animale, affinché anche al secondo sia posta la dovuta attenzione. Per questo non li separiamo nella valutazione, definendo una sola categoria di valutazione ai «viventi». Per entrambi, l’effetto di benessere deve riguardare sia i viventi coinvolti sia quelli su cui possono riverberare gli effetti della pratica analizzata.

Quindi abbiamo fissato un criterio per definire una buona pratica in tema di benessere, ovvero per valutare l’incidenza positiva che essa ha su sulla qualità della vita degli individui umani e animali direttamente e indirettamente coinvolti, che adottano la pratica o a cui è rivolta.

Le voci di valutazione sono: salute fisica, salute mentale, relazioni sociali, inclusione sociale, sicurezza.

Non esistendo parametri di pratico impiego per definire una rigorosa scala valoriale per queste voci, il richiedente l’Etichetta di Buona Pratica deve dimostrare di aver analizzato la problematica, voce per voce e per i 4 campi (umano, animale, direttamente coinvolti e indirettamente coinvolti), giungendo a indicare quanto messo in campo e quanto emergente. Per il benessere umano sono possibili anche vari sistemi di consultazione dei soggetti coinvolti per un loro personale parere, mentre la valutazione dell’effetto sulle persone non coinvolte direttamente, nonché sugli individui animali, va valutato in forma discorsiva. Risulta, in sostanza, importante che i responsabili dell’iniziativa che viene valutata abbiano assunto con impegno anche l’obbiettivo benessere per la loro pratica.

Requisiti per definire una buona pratica in tema di benessere:

1 – Incidenza positiva sul benessere dei viventi direttamente coinvolti
La pratica deve generare effetti benefici sulla qualità della vita dei viventi coinvolti, che l’adottano e a cui è rivolta, in termini di:

1) salute fisica,

2) salute mentale,

3) relazioni sociali,

4) inclusione sociale,

5) sicurezza.

Questo requisito non prevede la non pertinenza

 

2 – Incidenza positiva sul benessere dei viventi indirettamente coinvolti
La pratica deve generare effetti benefici sulla qualità della vita dei viventi non direttamente coinvolti, in termini di:

1) salute fisica,

2) salute mentale,

3) relazioni sociali,

4) inclusione sociale,

5) sicurezza.