Xylella, proposti interventi che cancellerebbero il bio

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All’esame del Partenariato economico sociale interventi che fanno uso pesante di anticrittogamici che di fatto impedirebbero la continuazione del biologico. Chiacchierata con Marco Scortichini

Arrivano notizie minacciose e preoccupanti sui futuri passi che le istituzioni vorrebbero fare per contrastare il problema della Xylella nella Puglia. Soluzioni che distruggerebbero il biologico pugliese… ma andiamo con ordine.

Ormai la Xylella sta assumendo la forma di una vacca da mungere e sempre più nuovi pretendenti si avvicinano con i loro secchi. E tutto a scapito della fiorente agricoltura pugliese, della cultura millenaria di una regione che ha fatto della coltivazione la spina dorsale della Puglia. Ma questa generazione politica sembra venuta da un altro pianeta perché sta tradendo l’essenza stessa del popolo pugliese.

Dopo sette anni di danni e di conduzione fantasiosa dell’emergenza, in perfetta solitudine e chiusura verso il parere di altri specialisti, dopo la fuoruscita di milioni di euro per estirpare, ripiantare, analizzare e segnalare non solo le piante infette ma anche quelle sane, nel tentativo di bloccare un’epidemia che non si può bloccare (come insegna l’esperienza di altri paesi), la pervicacia automatica di uno scientismo cieco e chiuso continua a fare danni e vorrebbe definitivamente distruggere l’agricoltura in Puglia, annientare quella biologica e distribuire di veleni il resto delle aree agricole.

Qualche giorno fa il Comitato tecnico scientifico ha inviato al Partenariato economico sociale della struttura dell’Assessorato un documento in cui in pratica i produttori biologici delle zone infette e quelli delle zone di contenimento e cuscinetto sono obbligate all’uso di pesticidi non ammessi in biologico e così da Santa Maria di Leuca a Polignano sull’Adriatico e da S. M. di Leuca a Palagiano sullo Jonio la Puglia non potrà produrre con certificazione Bio. Ora si attendono le osservazioni della politica anche se nel documento si è escluso di poter indicare trattamenti ammessi nel biologico.

Non ci sono parole per definire questa iniziativa, c’è sicuramente materiale abbondante per chiedere alla giustizia di iniziare a capire quello che sta succedendo facendo semplicemente il conto di quanto è stato fino ad ora versato di denaro pubblico, chi se ne è avvantaggiato e quali risultati concreti si sono avuti.

Qui è in gioco il futuro dell’agricoltura in Puglia e non per questa generazione ma per molte altre in futuro.

Ecco cosa ci ha detto in una breve chiacchierata il dott. Marco Scortichini (Council for Agricultural Research and Economics, Crea, Research Centre for Olive) artefice di un metodo scientifico che sta portando risultati verificabili e replicabili ma ignorati dagli esperti regionali.

Dottor Scortichini la Regione sta discutendo per avviare interventi per contrastare la Xylella con nuove misure di lotta al vettore per il contenimento della diffusione. Si intravedono possibili ripercussioni per le coltivazioni biologiche?

A leggere le misure esposte, appare evidente che la Regione Puglia non ha tenuto in conto i moltissimi olivicoltori ed agricoltori pugliesi che utilizzano tecniche biologiche. È evidente che, qualora si adoperassero i principi attivi degli insetticidi proposti per il contenimento degli adulti di Sputacchina, verrebbero meno i requisiti richiesti per la certificazione delle produzioni biologiche, vanificando, così, gli sforzi di un intero settore strategico per l’agricoltura della Puglia.

Sono ipotizzabili anche danni all’ambiente in generale?
Quello che rende potenzialmente pericolosa la gestione del vettore secondo le modalità proposte è il notevole quantitativo di insetticidi che si distribuirebbe contemporaneamente e ripetutamente in un’area geografica molto ampia nel breve volgere di poche settimane. Sono proprio questi fattori, grandi quantitativi, area geografica interessata molto vasta e contemporaneità, a rendere quanto meno preoccupante una gestione del genere.

Non mi risulta che al mondo sia mai stata proposta, nel settore agricolo, un’operazione di tale portata, soprattutto in un periodo in cui si propone una transizione ecologica per l’ambiente, le Nazioni Unite promuovono misure per lo sviluppo sostenibile dei territori e l’Unione europea propone lo European Green Deal. Trovo strano che il Presidente Emiliano, di solito attento alle problematiche ambientali della Regione, non si sia posto qualche domanda in merito.

Cosa altro si può rilevare dalla lettura delle misure di lotta al vettore?
Anche alcune raccomandazioni tecniche contenute nelle misure non sembrano corrispondere a quanto ormai noto per il contenimento dell’insetto-vettore. Infatti, per quanto inerente la gestione delle forme giovanili è noto che dalla fine di febbraio (e in qualche annata particolarmente mite, anche da metà febbraio) sono già presenti in pieno campo le forme giovanili avvolte dalla caratteristica «schiuma». Ne consegue che le lavorazioni meccaniche andrebbero effettuate a partire dal mese di febbraio e non da aprile inoltrato come proposto dalle misure.

Come potrebbe essere gestita, allora, la Sputacchina?
È bene ricordare che il contenimento della Sputacchina è uno dei cardini per il contenimento di Xylella fastidiosa. Si evidenzia che, studi effettuati in Puglia, hanno accertato che, in un oliveto, possono essere presenti da 10 a 40 individui di forma giovanile per metro quadrato. È sufficiente moltiplicare questo numero per 10.000 metri quadrati, la superficie di un ettaro, per rendersi conto di come questo insetto sia molto prolifico e quanto rappresenti una minaccia per la diffusione del batterio. Nel protocollo di gestione per Xylella, noi proponiamo esclusivamente le lavorazioni meccaniche superficiali del terreno per la rimozione delle erbe infestanti, da ripetersi ogni 2-3 settimane, a partire da metà febbraio fino a tutto maggio. È chiaro che gli olivicoltori devono collaborare fattivamente nell’effettuare con regolarità le lavorazioni, in quanto i mancati interventi aumentano le possibilità di diffusione del batterio.

C’è qualche altro prodotto alternativo agli insetticidi di sintesi che potrebbe essere utilizzato per contrastare la Sputacchina?
Uno studio preliminare effettuato in Puglia ha messo in evidenza che il caolino, un derivato dall’argilla, ha indotto una riduzione nella trasmissione del batterio da parte della Sputacchina in oliveti sperimentali. Tale prodotto, già utilizzato in agricoltura, quando distribuito sulla chioma degli alberi, forma una barriera protettiva sulla superficie fogliare riducendo le possibili punture da parte degli insetti. Se confermato, questo prodotto potrebbe aumentare le possibilità di contenimento dell’insetto-vettore.

Come vede la possibilità di contenimento di Xylella fastidiosa?
Purtroppo per ampie porzioni di territorio risulta molto difficile recuperare gli oliveti. Il negazionismo delle cure ha fatto sì che la maggior parte degli olivicoltori non abbiano intrapreso alcuna forma di contenimento nei confronti del batterio, abbandonando gli alberi a se stessi.

Denigrare e deridere i tentativi di controllo verso una fitopatia emergente non credo porti vantaggi ad un territorio, soprattutto quando non esistono soluzioni definitive valide. È solo un contesto di collaborazione mediante verifica, possibilmente sinergica, delle iniziative sperimentali che è possibile arginare le epidemie.

 

Ignazio Lippolis