Lombardia rossa ma non per i cacciatori

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caccia cartucce
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Le incongruenze della Giunta lombarda: nessuna restrizione anti-Covid19 per i cacciatori. E verranno impediti i controlli dei richiami vivi. Dura nota da 15 Associazioni

Ancora una volta la Regione Lombardia emana un’ordinanza che consente anche in presenza di restrizioni anti-Covid19 (zona rossa e zona arancione) libertà di movimento ai cacciatori lombardi, mentre la maggioranza dei cittadini, fatte salve attività lavorative e d’urgenza, è costretta da molti mesi a limitazioni straordinarie. Per chi non avesse la licenza di caccia è sempre possibile dedicarsi alla pesca: anche in questo caso maggiore libertà. È ormai chiaro che la Regione Lombardia premia chi sopprime animali mentre chi si dedica ad attività incruente deve restare chiuso in casa o passeggiare nei paraggi.

Ma il vero pacco coi fiocchi arriverà con il Pdl di Revisione Ordinamentale: la proposta in votazione vorrebbe mettere la parola «fine» ai controlli dei richiami vivi utilizzati dai cacciatori capannisti. La legge statale 157/92 prevede che i richiami provenienti da allevamento siano dotati di un anello inamovibile e numerato, quindi con diametri specifici per ciascuna specie. Niente di straordinario, ma una norma prevista in tutto il mondo per gli uccelli nati in cattività e destinata a contrastare il commercio illegale e il bracconaggio ad esso legato.
Invece, accantonate le imbarazzanti proposte del Consigliere Floriano Massardi (Lega Nord) che avrebbe voluto far sparare a cardellini, verdoni lucherini & C. (proposte da lui stesso definite nero su bianco «Assolutamente proritarie»), la Giunta lombarda ha ideato la più straordinaria via di fuga dalla legalità: l’anello inamovibile ci deve essere, ma le autorità preposte (agenti di vigilanza venatoria, Carabinieri e tutte le FF.OO.) non possono controllarlo, misurarlo e che sia realmente inamovibile: lo possono solo guardare!

La modifica come scritta («L’attività di vigilanza e controllo sugli anellini inamovibili da utilizzare per gli uccelli da richiamo di cui ai commi 1, 1bis e 3 dell’articolo 26 della legge regionale 26/93 è svolta verificando unicamente la presenza dell’anellino sull’esemplare e deve essere effettuata…») è un vero capolavoro semantico che ha il solo scopo di impedire le legittime attività di vigilanza e la lotta al commercio illegale (che frutta milioni di euro ai danni della fauna selvatica). Nel corso degli ultimi anni, indagini da parte dei Carabinieri Forestali hanno portato all’arresto di decine di trafficanti per reati come furto aggravato, ricettazione, falsificazione di sigilli e stroncato il commercio illegale anche dall’estero di animali catturati al solo scopo di essere rinchiusi in piccole gabbie ed essere usati per la caccia.

La proposta ha già creato scompiglio tra gli stessi cacciatori, che sui social si chiedono il significato della proposta, tra commenti disillusi «Scusate la mia ignoranza… cosa cambierebbe per gli anelli inamovibili?» e commenti perentori «significa che non possono prendere in mano i richiami e nemmeno misurare con strumenti».

«Ci appelliamo pertanto nuovamente a chi, per il ruolo istituzionale che rappresenta, dovrebbe lavorare per il rispetto delle leggi: i consiglieri, i dirigenti e i funzionari ai quali chiediamo il ritorno alla legalità, ognuno per il proprio ruolo. Questa modifica per impedire il controllo degli anellini è una vergogna che bisogna risparmiare ai cittadini lombardi. Riteniamo che mai sia stata scritta una norma di questo tenore in Italia».

(Fonte le Associazioni: Associazione Vittime Caccia, Cabs, Cai Lombardia, Enpa, Gaia, Gol, Gruppo Intervento Giuridico, Lac, Lav, Leal, Legambiente Circoli Bresciani, Leidaa, Lipu, Pro Natura, Wwf)