Un libro senza fine sul rapporto uomo-ambiente

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Nei miei vent’anni di collaborazione, con la rivista non ho mai smesso di meravigliarmi della spinta rigorosa e amichevole impressa agli argomenti: con l’attualità e l’opportunità della scelta dei temi e insieme, con la compiutezza ricercata nella costruzione di una diversità propositiva nei temi, nei metodi, nelle analisi e nelle proposte

Se ricordo bene, eravamo alla fine del 1996 e un piccolo gruppo di interessati, a vario titolo, era stato invitato alla presentazione di una nuova iniziativa: una associazione che, ispirandosi all’opera di San Francesco, intendeva impegnarsi per la salvaguardia dell’ambiente, del Creato, come sembrava più giusto dire per la sua ispirazione religiosa.

Eravamo in pochi, forse solo in quattro partecipanti accolti in un vagone delle Ferrovie dello Stato allestito per l’occorrenza.

Dopo la presentazione e qualche domanda, l’incontro ebbe termine e ci fu modo di scambiare impressioni e presentarci anche per informarci sulle ragioni della nostra partecipazione. Ero già a conoscenza delle attività del nostro Direttore nel mondo della specifica azione e informazione in tema di ambiente e così, fu naturale entrare subito in argomento.

Ignazio prudentemente affascinato da questi temi, dava l’idea di cercare più di quanto osasse immaginare. Con esperienze diverse, trovammo subito la convergenza sul ruolo chiave dell’informazione scientifica, quella plausibilmente provata, e sui modi per veicolarla, in modo comprensibile, anche fuori dai laboratori. Promisi di portagli le pubblicazione (in linea con queste prospettive) relative al mio progetto di formazione dei docenti delle scuole secondarie della Regione Puglia in tema di educazione all’ambiente e così feci.

Qualche anno dopo ci incontrammo in casa di comuni amici e mi informò sull’iniziativa da lui intrapresa di fondare una rivista trimestrale. «Villaggio Globale», due parole, in alto su una copertina, che aprivano un libro senza fine sul rapporto uomo-ambiente, da leggere seguendo tutte le prospettive offerte da occhi puntati sul mondo.

Una rivista con numeri monotematici (un’intuizione che ispira contributi specifici e non solo fatti e opinioni sulla spinta di eventi di ogni tipo che si affollano disordinatamente, fra emergenze e amene curiosità, nelle cronache giornaliere e che tendono poi a scomparire sopravanzate da altri fatti e opinioni).

Di fatto quasi una enciclopedia del cittadino che può trovare nella «filosofia» della rivista non solo informazioni corrette, ma suggerimenti da rielaborare anche alla luce delle vocazioni più profonde, verso un proprio e responsabile stile di vita.

Mi invitò a collaborare e con gran piacere, decisi di impegnarmi. Avevo pensato di sviluppare il tema della Valutazione di impatto ambientale (Via), a me caro, fin dal 1973, per studio e professione, ma anche per il suo elevato potenziale come strumento democratico. Allora era noto soprattutto come Eis, Environmental Impact Statement, come era stato chiamato nella sua approvazione ufficiale, come strumento per valutare gli effetti dei progetto di modifica dei territori, avvenuta a fine 1969 negli Usa.

Mi fu comunicato il tema della serie per l’anno 2002: le stagioni e il cambiamento climatico. Mi trovai spiazzato rispetto alle mie intenzioni iniziali e non avendo specifiche competenze in tema di clima, pensai di proporre una riflessione su un cambiamento parallelo, quello dei nostri modi di vedere e di pensare le cose in conseguenza di cambiamenti locali e globali, nei nostri contesti di vita.

In seguito, ho continuato con questo tipo di impostazione, analizzando, i fenomeni e gli eventuali cambiamenti, nei nostri modi di pensare e di comportarci nella prospettiva dei temi proposti. Inizialmente con un po’ di disagio, a volte ridimensionando questo approccio, quando ho fatto riferimento ai miei specifici interessi sulla tossicologia industriale e sull’analisi ambientale.

Nei miei vent’anni di collaborazione, con la rivista non ho mai smesso di meravigliarmi della spinta rigorosa e amichevole impressa agli argomenti: con l’attualità e l’opportunità della scelta dei temi e insieme, con la compiutezza ricercata nella costruzione di una diversità propositiva nei temi, nei metodi, nelle analisi e nelle proposte. Una prospettiva delle cose che sembra mettere il lettore proprio nella piazza di un «Villaggio Globale», in una sua biblioteca che viaggia nel tempo, con i patrimoni di conoscenze scientifiche raccolte e con il suo impegno a interpretarle come elementi per il progresso scientifico e sociale.

Nel tempo questo stile non è cambiato, e la rivista continua a proporre al lettore diverse prospettive per un dialogo che promuove conoscenza critica, che ricorda dati e informazioni del passato e permette di connettere le cose di tutta una nostra realtà sempre in divenire che, soprattutto da quando è on-line e, quindi, connessioni permettendo, tutto è a disposizione in tempo reale e non solo tutti i numeri della rivista.

Una rivista che, come ogni attività culturale (soprattutto se impegnata a documentare scientificamente fenomeni e valutazioni) non è di facile e spensierato consumo e non trova quindi immediate adesioni alla sua lettura. Ma nel tempo è sicuramente destinata ad offrire un sempre crescente, riconosciuto e specifico contributo di qualità e originalità, come poche altre riviste scientifiche, a carattere anche divulgativo, mostrano di perseguire.

I temi sono proposti con titoli che sono un invito alla lettura mediata da interpretazioni rigorose, ma che presentano anche piacevoli scoperte e le gravi responsabilità, di una ricerca di rimedi a disattenzioni, indifferenze e reati. Rimedi non rinviabili perché, altrimenti, lascerebbero campo libero ad un degrado fisico e sociale sempre più irrecuperabile e che, invece, se «consapevole», nessuno sarà mai disposto a sopportare.

 

Walter Napoli, Tossicologo e analista ambientale