Rinnovabili, stop alla moratoria per l’Abruzzo

2640
rotore eolico vento energia
Tempo di lettura: 3 minuti

Decretata l’incostituzionalità da parte della Corte. Il nodo della mancanza del Piano energetico. Il tempismo mancato e l’incompetenza dei Comuni

La Regione Abruzzo aveva commesso il passo falso di introdurre una moratoria alla realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (Fer), non memore che altre Regioni erano cadute per questo (compresa la Puglia) nella tagliola di incostituzionalità. E la Corte costituzionale, in una sentenza pubblicata ieri, ha puntualmente censurato l’articolo 16 della legge della Regione Abruzzo n. 1 del 2022 con cui era stata disposta la proroga dello stop (al 30 giugno 2022) alle installazioni di rinnovabili non ancora autorizzate fino alla presentazione da parte della Giunta regionale del piano energetico con contestuale individuazione delle aree idonee ad installare gli impianti.

La Consulta ha motivato l’illegittimità costituzionale richiamando il decreto legislativo n. 199/2021 che ha recepito la direttiva UE 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.

L’articolo 20 di quel decreto dispone che con decreti del ministro dell’Ambiente, d’intesa con altri ministri, siano stabiliti «principi e criteri omogenei per l’individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee all’installazione di impianti a fonti rinnovabili».

Quanto alle aree idonee, lo stesso articolo, al comma 4., prevede che «conformemente ai principi e criteri stabiliti dai decreti di cui al comma 1 […] le Regioni individuano con legge le aree idonee», ma «nelle more dell’individuazione delle aree idonee, non possono essere disposte moratorie ovvero sospensioni dei termini dei procedimenti di autorizzazione».

Il tempismo mancato e l’incompetenza dei Comuni

La Regione Abruzzo, quindi, non avendo approvato il proprio Piano energetico prima dell’intervento normativo statale, si è inchiodata da sola all’impossibilità di frenare l’espansione irragionevole di impianti da Fer ovunque e dovunque. La medesima situazione in cui si trovano molte Regioni, tra cui la Puglia che vorrebbe divenire hub energetico nel Mediterraneo evidentemente a scapito di paesaggi e memoria dei territori, ora in attesa delle indicazioni statali dopo aver cincischiato anni ed anni nell’aggiornamento dei Piani energetici. Altro che autonomia differenziata con richiesta di devoluzione di materie concorrenti da parte dello Stato.

Ma la Regione Abruzzo era andata oltre. Con altra legge, la n. 5/2022 portata anche questa all’attenzione della Consulta dal governo, aveva stabilito che i Comuni potessero individuare, entro e non oltre il 31 maggio 2022, le zone del territorio comunale inidonee all’installazione degli impianti Fer «limitatamente alle zone agricole caratterizzate da produzioni agro-alimentari di qualità […] e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale, al fine di non compromettere o interferire negativamente con la valorizzazione del paesaggio rurale e delle tradizioni agroalimentari locali […]. Decorso il termine previsto dal comma 1, non possono essere posti limiti ulteriori alla facoltà autorizzatoria della Regione in materia».

Anche in questo caso la Consulta ha cassato la norma impugnata affermando che «la Regione non può per legge demandare a essi un compito che le è stato assegnato dai principi statali al fine di garantire, nell’ambito dei singoli territori regionali, il delicato contemperamento dei vari interessi implicati e il rispetto dei vincoli imposti alle regioni (e analogamente alle province autonome) per il raggiungimento della quota minima di incremento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili». E tantomeno, ancora una volta, può bloccare l’installazione di impianti da Fer ricordando che anche il Piano energetico regionale «opera una “valutazione di ‘primo livello?’” con finalità acceleratorie ma non può creare preclusioni assolute e aprioristiche che inibiscano ogni accertamento in concreto da effettuare in sede autorizzativa».

L’esempio del Comune di Volturino

Su questo aspetto, tuttavia, vale la pena rammentare il caso di Volturino, Comune di 1.700 anime sui Monti Dauni in provincia di Foggia, il quale ha approvato il Piano Urbanistico Generale (competenza primaria dei Comuni) stabilendo di non consentire l’insediamento di altri impianti da fonti rinnovabili. Quella scelta è stata ritenuta legittima dal Tar Puglia ed ora è in attesa della sentenza del Consiglio di Stato.

 

Fabio Modesti