Qualità del vino con un’impronta multidisciplinare

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Il convegno, «Geologia nel bicchiere nelle terre di Federico II», inserendosi in un ciclo di eventi voluti dalla Sigea e svoltisi in più tappe a partire dal 2017, ha inteso evidenziare come il comparto vitinicolo non possa prescindere dalla geologia dei luoghi mettendo in evidenza lo stretto legame tra vino e contesto geo-pedologico di riferimento

Che ci sia un cambiamento climatico in atto è cosa nota ma si tende a sottovalutare la questione e a prendere tempo su azioni da mettere in campo perché non sempre sono evidenti gli effetti. Nel convegno «Geologia nel bicchiere nelle terre di Federico II» svoltosi presso la Pinacoteca comunale – ex Convento dei Domenicani nella Città di Ruvo di Puglia e organizzato dalla Società italiana di geologia ambientale (Sigea), dall’Ordine dei geologi della Puglia (Org) e dall’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali della Provincia di Bari si è evidenziato proprio come i cambiamenti climatici abbiano grandi ripercussioni, ad esempio, sul comparto vitinicolo con la traslazione di regioni vitinicole, una maggiore incidenza di certe malattie della vite legate ai cambiamenti della temperatura e della piovosità, un’influenza dell’aumento di CO2 sulla tessitura delle essenze legnose e un progressivo incremento del tenore alcolico dei vini.

Il convegno, inserendosi in un ciclo di eventi voluti dalla Sigea e svoltisi in più tappe a partire dal 2017, ha inteso evidenziare come il comparto vitinicolo non possa prescindere dalla geologia dei luoghi mettendo in evidenza lo stretto legame tra vino e contesto geo-pedologico di riferimento.

Un patrimonio geologico in regione Puglia che con le sue peculiarità, le litologie locali, le gravine, le lame, forme tipiche di un ambiente carsico, definiscono il paesaggio e la geochimica dei suoli, elemento quest’ultimo che condiziona l’agricoltura e tutto quello che il suolo accoglie.

Un effetto naturale, esercitato dal suolo sugli aromi di un vino, riconducibile alla sua granulometria con l’evidenziazione di note aromatiche morbide e fini nei suoli limosi-sabbiosi, note fruttate e floreali in quelli argilloso–calcarei, noti minerali e vegetali prevalere nei suoli decisamente argillosi. Anche l’influenza del magnesio presente nel suolo incide sulla qualità totale di monoterpeni, ossia quelle sostanze odorose riconosciute nel vino, contenuti nei mosti alla pigiatura e nelle positive sensazioni olfattive dei vini provenienti da terreni ricchi o concimati a magnesio.

Durante i lavori viene anche analizzato il progetto di ricerca nel settore vitinicolo del Centro di Ricerca sperimentazione e formazione in agricoltura «Basile Caramia» (Crsfa), associazione senza scopo di lucro che iscritta all’Anagrafe nazionale delle ricerche del ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca persegue finalità di ricerca, sperimentazione, dimostrazione, divulgazione, formazione ed assistenza tecnica nel settore dell’agricoltura.

La biodiversità agraria rappresenta un patrimonio inestimabile per ogni Paese e le motivazioni di tale importanza hanno origini antropologiche, radici storiche di interi popoli, definizione di aspetti culturali, paesaggistici ed in alcuni casi anche economici. Promuovere la diffusione della cultura tecnica e scientifica e la promozione e la messa in rete delle collezioni di germoplasma per la diffusione della cultura della biodiversità agraria significa non disperdere il grande patrimonio di conoscenze, di usi e tradizioni legate all’utilizzazione delle diverse specie agrarie, con particolare attenzione alla vite.

Una coltura quella della vite che vede la regione Puglia, in numero di esemplari, seconda solo alla Sicilia con comuni particolarmente vocati, come il comune di Gioia del Colle, dove si è assistito negli ultimi tempi a una scarsità di piogge che ha condizionato il futuro dell’intero comparto. Scenari possibili futuri, ma pericolosamente già in atto, tra i quali si evidenzia la perdita della vocazionalità territoriale, il fattore idrico diventare un elemento limitante, un’alterazione dei processi fisiologici, disciplinari di produzione non più idonei.

I fatti sono una costante riduzione della superficie a vite con le regioni del centro sud che in 15 anni hanno visto perdere quasi 1/3 della superfici vitata, una coltivazione del vigneto biologico che non basta a frenare la perdita di superficie, il consumo di vino in calo crescente, la preferenza del consumatore verso prodotti a soddisfazione immediata, un forte sviluppo dei distretti viticoli orientati all’export, un’improcrastinabile esigenza di sostenibilità ambientale ed economica per il vigneto in Italia, la necessità di studiare nuove soluzioni innovative per attrarre il consumatore finale.

Per il Presidente dell’Org, Salvatore Valletta, «l’obiettivo di raggiungere standard sempre più elevati e qualità sempre più competitive, e questo traguardando gli aspetti geo-pedologici locali e quelli più strettamente agronomici anche attraverso l’esame di nuove tecniche di analisi territoriale e di conduzione aziendale senza rinunciare a seguire le esigenze di mercato, può essere raggiunto solo attraverso strategie di mitigazione del rischio geo-idrologico per la salvaguardia e preservazione di quei suoli sui quali la produzione vitivinicola costituisce la produzione di eccellenza dei nostri territori».

In definitiva, un convegno che ha sottolineato come sia necessaria un’impronta multidisciplinare all’argomento, dove trovano ragione le attività del geologo, dell’agronomo, del paesaggista, dell’enologo e di altre figure professionali.

Conoscere e divulgare gli aspetti paesaggistici legati all’attività di coltivazione della vite, le differenti tecniche di coltivazione con le diverse pressioni, produttività e redditività, il territorio con il suo elemento caratteristico che vede nella geologia dei luoghi l’elemento determinante nella definizione delle caratteristiche del vitigno e la biodiversità associata all’attività colturale, per assicurare un futuro alle eccellenze del nostro territorio.

 

Elsa Sciancalepore