Colpa forse dei fertilizzanti, sicuramente per l’inquinamento indotto da attività umane, vaste zone senza più ossigeno sono state osservate nei mari del mondo. In una preoccupante crescita
Le «zone morte» degli oceani, quelle dove è impossibile la vita, sono cresciute del 30% negli ultimi dieci anni e ormai occupano una superficie pari a quella della Nuova Zelanda.
Lo afferma uno studio del Virginia Institute of Marine Science, pubblicato sull’ultimo numero della rivista Science.
Lo studio ha esaminato 405 aree del pianeta in cui gli oceani hanno carenze molto gravi di ossigeno, trovando che la loro superficie è ormai di 250mila chilometri quadrati e aumenta con grande velocità.
«Ormai le zone morte sono il principale indicatore dello stress