Una ricerca nelle aule di cinque Paesi europei rileva percentuali di CO2 e PM10 superiori agli standard di qualità dell’aria, rispettivamente di più del doppio e di circa la metà. L’indagine, presentata da una ricercatrice del Cnr, evidenzia anche una maggior soggezione dei bambini esposti a patologie allergiche e respiratorie
Più di due scolari su tre, in Europa, sono esposti ad elevati livelli di anidride carbonica e polveri inalabili. L’allarme è sorto al congresso annuale dell’European Respiratory Society (Ers), presieduta dal prof. Giovanni Viegi dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ifc-Cnr) di Pisa, dove sono stati presentati i risultati di uno studio pilota internazionale, che include oltre 500 bambini residenti in cinque Paesi europei. I dati sono stati presentati anche nei giorni scorsi a Firenze durante il Congresso Nazionale della Pneumologia, organizzato dalla Società Italiana di Medicina Respiratoria.
«La qualità dell’aria, sia outdoor sia indoor, è argomento di interesse crescente per le autorità che si occupano di sanità pubblica, ed è considerata un fattore che influenza profondamente la salute respiratoria di bambini ed adulti. L’idea di valutare le possibili implicazioni respiratorie dell’inquinamento nelle aule è scaturita dal fatto che i bambini trascorrono gran parte del loro tempo a scuola», spiega Marzia Simoni dell’Ifc-Cnr, e che ha partecipato allo studio Hese (Effetti dell’Ambiente Scolastico sulla Salute), sovvenzionato dalla Direzione Generale di Sanità Pubblica e Protezione del Consumatore (DG-SANCO) della Commissione Europea e coordinato dal prof. Piersante Sestini dell’Università di Siena.
«I risultati inducono a una certa preoccupazione – prosegue la dott.ssa Simoni -, l’obiettivo dello studio è stato valutare, in vari Paesi europei (Danimarca-Aarhus, Francia-Reims, Italia-Siena ed Udine, Norvegia-Oslo e Svezia-Uppsala), l’impatto degli inquinanti nell’ambiente scolastico sulla salute respiratoria dei bambini. Sono state selezionate quattro scuole in ciascuno dei cinque Paesi e due classi per ogni scuola, per un totale di 547 bambini (età media 10 anni). Le misurazioni degli inquinanti sono state effettuate durante la stagione fredda, quando il riscaldamento era in funzione. Il 77% ed il 68% dei bambini è risultato rispettivamente esposto a livelli ?elevati? di PM10 (polveri con diametro minore o uguale a dieci micron) e CO2 (anidride carbonica). Sono state definite ?elevate? concentrazioni superiori a 50 microgrammi per metro cubo di PM10 ed a 1.000 parti per milione di CO2 sulla base degli attuali ?Indoor Air Quality Standards? statunitensi (Epa ed Ashrae)».
Per quanto concerne le polveri sottili, la media è più del doppio del limite massimo stabilito come pericoloso: 115 μg/m3, con la città danese di Aarhus in testa (169, con una punta massima di 214), seguita da Udine (158), Siena (148), Reims (112), Oslo (54) e Uppsala (33). L’anidride carbonica rilevata in aula supera invece il limite di quasi la metà e purtroppo indica un «primato» italiano: media di 1.467 parti per milione, con Siena a 1.954, Udine a 1.818 (qui la punta massima di 2.520), Reims a 1.660, Aahrus a 1.568, Oslo a 1.158 e Uppsala a 681.
«La conseguenza prevedibile, ma anche allarmante, di questa situazione – spiega la ricercatrice – è che i bambini in aule scolastiche con elevati livelli di inquinamento riportano con maggior prevalenza sibili, tosse secca notturna e rinite, se paragonati ai bambini esposti a livelli bassi. In particolare, i bambini esposti ad elevati livelli di CO2 hanno un rischio superiore di circa 3,5 volte di riportare tosse secca notturna e di circa 2 volte maggiore di soffrire di rinite, rispetto a quelli esposti a bassi livelli. Nei bambini esposti ad elevate concentrazioni di PM10, invece, è stata misurata una pervietà nasale media (aree minime di sezione delle fosse nasali) significativamente inferiore, del 9% anteriormente e del 19% posteriormente, rispetto a bambini esposti a bassi livelli».
Le condizioni respiratorie/allergiche dei bambini sono state valutate sia con questionari compilati dagli stessi bambini e dai genitori, sia con test clinici (spirometria, NO esalato, test allergologici cutanei, rinometria acustica, raccolta di secrezioni nasali, valutazione dell’irritazione degli occhi, ecc.) eseguiti su un sottocampione (cinque bambini per classe) selezionato con metodo casuale. Le analisi sono state aggiustate per i possibili effetti dell’esposizione al fumo passivo a casa.
«La qualità dell’aria in queste scuole europee sembra piuttosto scadente – conclude la dott.ssa Simoni -. È perciò necessario promuovere la consapevolezza dell’impatto che essa può avere sulla salute dei nostri ragazzi, in modo da mettere in atto strategie volte a garantire loro il diritto di respirare aria pulita».
(Fonte Cnr)
(17 Ottobre 2006)