Nuovi alberghi in Veneto? Perché?

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È la domanda che si pone Federalberghi Veneto considerando i posti letto vuoti

Alberghi semivuoti: nelle città d’arte sono a livelli di occupazione del 30-40%; grandi catene che guardano alla cassa integrazione; un territorio ormai saturo. E qui ci sarebbe ancora bisogno di costruire? Perché? Per chi? Se lo chiede il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli, circa 2.600 gli alberghi che rappresenta (su un totale regionale di poco più di 3300), che oggi risponde alla presidente della sezione Turismo di Confindustria Venezia Elisabetta Fogarin. Per la quale oggi c’è bisogno di investire su nuovi alberghi, «Perché il futuro sarà roseo».
Anche volendo tralasciare le considerazioni sull’uso dell’ambiente e del territorio, «Imprescindibili per un turismo di qualità», Michielli sottolinea come la proposta dell’esponente veneziana di Confindustria non abbia ragione d’essere. «Se è vero che siamo in un momento di crisi, lo è anche il fatto che gli alberghi sono vuoti in una misura di oltre il 60%. Se poi dovessimo aggiungere l’extralberghiero, la percentuale di occupazione dei posti letto calerebbe drammaticamente ? spiega Michielli ?. Quand’anche si uscisse dalla crisi in tempi brevi, le strutture esistenti in Veneto sarebbero comunque più che sufficienti ad accogliere le nuove richieste dei turisti. Non credo, inoltre, che gli albergatori, cioè i professionisti del settore, ritengano necessario o abbiano voglia di aprire nuovi alberghi, semmai sono convinti che sia meglio per tutti ristrutturare l’esistente. Mi chiedo allora a quale categoria sia riconducibile tanto interesse per nuove costruzioni. Vorrei infine sapere se i colleghi della Fogarin che operano a Vicenza piuttosto che a Verona o a Padova condividono le sue convinzioni».

A conforto delle dichiarazioni di Federalberghi Veneto ci sono i dati, gli ultimi disponibili in ordine di tempo, resi noti dalla Regione Veneto nel corso di un convegno lo scorso aprile: l’occupazione dei posti letto nei 5 stelle del Veneto è stata, nel 2007, del 53,48%; nei 4 stelle del 55,17%; nei 3 stelle del 55%; nei 2 stelle del 43,72%, e negli alberghi a 1 stella, del 35,16%. Percentuali che, in un periodo di crisi come quello attuale, non possono che essere in calo.

Allora chiediamo che, prima di costruire nuove strutture, si consideri l’indice di utilizzazione dei posti letto alberghieri ed extralberghieri; che non si prescinda dalle analisi di mercato, dalle possibilità di sviluppo, e dalla consapevolezza che al turismo non si possono applicare gli stessi criteri urbanistici dell’industria e dell’artigianato. Per questo abbiamo proposto che venga riservato al turismo un articolo a parte delle norme tecniche regionali, denominandolo 45 bis, perché particolare è il settore in questione: rapida mutazione degli assetti economici aziendali al variare dei mercati internazionali (mutazione legata all’impossibilità evidente di delocalizzare l’attività d’impresa); offerta integrata e omogenea durante tutto il periodo dell’anno; impossibilità di assoggettarsi ai criteri di aggregazione e concentrazione territoriale, al contrario di industria e artigianato, poiché le logiche di creazione delle aziende turistiche seguono le dinamiche dei flussi turistici e della sostenibilità economica dell’impresa ricettiva. Alla Regione Veneto, già impegnata a incentivare lo sviluppo sostenibile delle imprese, mi sento di raccomandare un utilizzo accorto dell’identità territoriale:


prodotto che chiede; se il prodotto complessivo sarà superiore alle sue aspettative, egli lo percepirà come un prodotto di qualità superiore. Inoltre esistono servizi che un sistema di valutazione qualitativa certamente terrebbe in considerazione (biciclette gratuite, internet-point, dog sitting, etc.) e che molte leggi di classifica alberghiera, quali la nostra, non considerano».

(Fonte Federalberghi Veneto)