Un disastro in Europa il rapporto Polveri e Salute

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«Nonostante un sostanziale corpo di leggi, sia nazionali sia internazionali, e una riduzione significativa delle emissioni dei più comuni inquinanti la scarsa qualità dell’aria e la causa di centinaia di migliaia di morti in Europa ogni anno e continua a mettere in pericolo la salute degli ecosistemi e delle colture»

La qualità dell’aria e un nodo fondamentale nel rapporto tra salute e ambiente perché come afferma l’Agenzia europea dell’Ambiente (Eea) nelle prime righe della Quarta valutazione dell’ambiente, «nonostante un sostanziale corpo di leggi, sia nazionali sia internazionali, e una riduzione significativa delle emissioni dei più comuni inquinanti la scarsa qualità dell’aria e la causa di centinaia di migliaia di morti in Europa ogni anno e continua a mettere in pericolo la salute degli ecosistemi e delle colture».
Nel volume che fa seguito alla conferenza di Belgrado del settembre del 2007 vengono poi illustrati i dati rilevati sia nei paesi della Comunità europea, aggregati con quelli degli altri paesi dell’Europa centro occidentale (Eco o usando l’acronimo inglese Wce) sia nella regione dell’Europa sud orientale (Eso o See) e nella regione dell’Europa orientale, Caucaso e Asia centrale (Eocac o Eecca).

In particolare il rapporto pone l’attenzione sull’ozono e sul particolato considerandoli le minacce principali per la salute umana.
Nei grafici pubblicati si può vedere l’andamento delle emissioni dei precursori di polveri sottili e delle sostanze che vanno a formare l’ozono nel periodo dal 2001 al 2004 e le proiezioni fino al 2020 secondo gli standard richiesti dal programma (Cafe – Clean Air for Europe).

Nel paragrafo dedicato alla qualità dell’aria vengono analizzati i trend in tutta la regione paneuropea. Nei paesi appartenenti alla zona dell’Europa centro occidentale e a quella dell’Europa sud orientale, al di là di una generale diminuzione di emissioni, l’esposizione della popolazione urbana all’inquinamento atmosferico non è migliorata significativamente dagli anni 90 poiché in tutta Europa i cittadini, principalmente coloro che vivono nelle aree urbane o suburbane, sono esposti a livelli di inquinamento che superano quelli standard fissati dalla Comunità europea e dall’Organizzazione mondiale della Sanità.

In un altro grafico sono mostrati la percentuale della popolazione urbana esposta a concentrazioni di SO2, NO2, ozono e PM10 sopra i limiti nei paesi appartenenti all’Agenzia europea dell’ambiente (escluso la Turchia). Come si può vedere nel periodo che va dal 1997 al 2007 un valore oscillante tra il 23 a il 45% della popolazione urbana e stata potenzialmente esposta a concentrazioni ambientali di PM10 in eccesso rispetto ai limiti consentiti dall’UE, ma da questi dati non e stato possibile fare una descrizione accurata dell’andamento, soprattutto a causa delle molte variabili contemporaneamente in gioco, tra cui anche le variazioni meteorologiche considerate nel rapporto come una delle possibili spiegazioni per il lieve incremento negli ultimi anni.
Nel grafico la variazione più visibile è il salto del grafico dell’esposizione a concentrazioni di ozono: infatti da valori compresi tra il 20-25% nel 2003 si ha un’impennata a circa il 60% della popolazione urbana esposta a concentrazioni di O3 al di sopra dei limiti stabili, principalmente a causa delle particolari condizioni meteo che si sono riscontrate in quel particolare anno.
Per quanto riguarda la situazione del NO2 e del SO2 il rapporto è molto più ottimista: per il primo afferma che allo stato attuale circa il 25% della popolazione dell’Europa centrale occidentale, Romania e Bulgaria è esposta a concentrazioni sopra la media, mentre per la seconda sostanza nel breve periodo i valori sono diminuiti a meno dell’1% e risultano ad un passo da raggiungere gli standard richiesti dall’UE. Diversa è la situazione nei paesi dell’Eocac dove l’inquinamento dell’aria è il problema più serio per l’ambiente, soprattutto nelle zone urbane.
La mancanza di dati o la loro incompletezza o incongruenza dovuto a metodi organizzativi e strumenti obsoleti, nonostante che il monitoraggio sia migliorato da alcuni anni, rende impossibili analisi approfondite sullo stato della qualità dell’aria.
Per esempio il monitoraggio delle polveri sottili (PM10 e PM2,5) e dell’ozono e solo limitata allo stato attuale. Inoltre il confronto dei dati e limitato anche per la scarsa collaborazione fra le varie agenzia ambientali della regione.
Per quanto riguarda l’inquinamento da particolato nell’Europa centrale occidentale e in quella sud orientale, soprattutto nelle aree urbane, si registrano molti superamenti ai limiti stabiliti dall’Ue, che è posto a 50 μm/m3. La concentrazione più alta, e stata osservata in Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Spagna, Romania e nelle città dei Balcani occidentali, come per esempio Belgrado che con la sua concentrazione annuale di PM10 di circa 77 μm/m3 si pone decisamente fuori dai valori limiti. (eb)

(Fonte Arpat)
(04 Dicembre 2007)