Clima, per ora solo una kermesse

488
Tempo di lettura: 2 minuti

Continua la kermesse di Nairobi. Tutti sono preoccupati per la pace e per la nostra salute, qualcuno affaccia ipotesi più vincolanti ma senza una seria autorità sovranazionale, riconosciuta da tutti, lasciano il tempo che trovano, come dimostra la deriva della pace e dei rapporti fra popoli che segna sempre più il destino del nostro pianeta.
È veramente uno strano animale l’uomo, ha messo anni per varare il trattato di non proliferazione nucleare, ed ora è a trattare con gli stati che vogliono il nucleare (Giappone compreso). Per questo la nostra posizione è pessimistica su questi incontri per il clima dove

regna sovrano l’egoismo delle nazioni.
Egoismo che impera su tutto nonostante i rischi concreti che sono sotto gli occhi di tutti, gli illustri allarmi che vengono lanciati, le ingenti risorse che si sprecano e il divario sempre crescente fra paesi ricchi e paesi poveri (660 milioni di persone vivono con 2 dollari al giorno). Un divario che, a meno di un genocidio epocale, diventerà un conflitto epocale.
Ieri, a Nairobi, si è avuta una sessione plenaria ad alto livello su come affrontare la complessa problematica dei cambiamenti climatici e di quali impegni assumere dopo il 2012 (post-Kyoto). Sono intervenuti lo stesso Segretario generale delle nazioni Unite: Kofi Annan e circa 40 ministri e capi di Stato dei Paesi aderenti alle Nazioni Unite.
Kofi Annan ha detto che il problema dei cambiamenti climatici è un problema di sicurezza alimentare (la fame nel mondo sta aumentando), di salute della popolazione (soprattutto di quelle più povere) e di mancanza d’acqua sempre più accentuata. Oltre alle strategie necessarie e urgenti per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra e rallentare i cambiamenti del clima, occorre adottare con uguale priorità anche strategie di adattamento e di minimizzazione dei danni causati dai cambiamenti del clima soprattutto nei paesi più poveri. I cambiamenti climatici, inoltre, aumentano i rischi di conflitti armati per l’accaparramento delle risorse e accelerano i problemi delle migrazioni per problemi ambientali (profughi ambientali).
Kofi Annan ha anche annunciato la volontà della nazioni Unite di dare concreto supporto per l’Africa il continente che sarà maggiormente colpito dalle conseguenze negative dei cambiamenti del clima.
Tra gli interventi di ministri e capi di stato vanno evidenziati quello del presidente della Confederazione svizzera M. Leuenberger che ha chiesto una tassazione mondiale sulle persone fisiche e sugli affari per aiutare i paesi più poveri ed il presidente del Kenya M. Kibaki che ha sottolineato il fatto che pur essendo stato istituito un fondo speciale (Adaptation Fund) per aiutare i paesi più poveri ad adattarsi ai cambiamenti del clima, in realtà tale fondo è una scatola vuota.
La Finlandia, per conto della UE ha sottolineato l’urgenza di procedere ad un drastico taglio delle emissioni e la Germania ha aggiunto che si dovrebbe ridurre di almeno il 30% entro il 2020, mentre numerosi paesi (soprattutto paesi dell’Africa, e del sud est asiatico) hanno richiesto di agire subito con azioni e strategie di adattamento.
Il ministro dell’Ambiente italiano, Alfonso pecoraio Scanio, ha sottolineato che gli impegni a ridurre le emissioni di gas serra devono essere vincolanti per gli Stati ed estesi il più possibile.
In una successiva sessione è intervenuto anche Nicholas Stern per illustrare le sue valutazioni economiche dei danni (espressi come Pil) dei cambiamenti climatici.