Terra Futura, risposta locale ai problemi globali

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«La sostenibilità è innanzi tutto una scelta che permette di sentirci meglio con noi stessi. La tesi di Terra Futura punta prima di tutto a ridare senso all’esistenza di ognuno. Realizzare quanto distorta sia la visione dominante che ci identifica solo in termini di consumatori, è già di per sé un enorme risultato»

Dal 18 al 20 maggio si svolgerà a Firenze Terra Futura. Un appuntamento ormai consolidato per tutti coloro che vogliano riflettere, e programmare, percorsi di sostenibilità per far fronte ai nodi, sempre più urgenti, che si dovranno affrontare. Per questo si guarda da più parti alla quarta edizione di questa mostra convegno sulle buone pratiche di sostenibilità.
Per meglio comprenderne lo spirito e linee programmatiche, pubblichiamo volentieri l’intervista a Ugo Biggeri, presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus promotrice di Terra Futura con Adescoop?Agenzia dell’Economia Sociale s.c., in partnership con Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente.

/> Che tipo di relazione intercorre fra sostenibilità e futuro del pianeta Terra?
È ormai evidente che i problemi socioeconomici e quelli ambientali sono le due facce di una stessa medaglia. Non può esserci impegno a fianco degli ultimi senza la tutela delle risorse naturali, né azione per la finanza etica senza l’obiettivo di un nuovo sistema economico, e neppure lotta in difesa dei lavoratori senza la promozione dei diritti dei popoli. Di fronte a un tale livello di interconnessioni, per garantire un futuro alla Terra oggi non basta più il solo impegno delle istituzioni, specie di quelle internazionali. Occorre anche un approccio dal basso, dunque scelte di sostenibilità compiute quotidianamente dai cittadini e dalla cosiddetta società civile in tutte le sue forme, oltre che dalle imprese e dalle istituzioni locali e nazionali. Nel diffondere questo messaggio sta la funzione culturale di Terra Futura, ben al di là di una semplice mostra.

Una vera e propria rivoluzione culturale quella di votarsi alla sostenibilità. Quanto importante è che tale scelta venga condivisa a più livelli, affinché un altro mondo possa davvero essere in costruzione?
Semplificando, si possono individuare due livelli fondamentali: quello istituzionale, che nasce dalle grandi organizzazioni internazionali passando per gli enti locali sino ad arrivare a coordinamenti quali quello di Agenda 21; il secondo, che è quello della gente comune ed è fondamentale che essa veda nell’adozione di «buone pratiche» la possibilità di un futuro piacevole, bello. Ciò è vitale perché i politici governeranno conformemente a criteri di sostenibilità unicamente se una tale richiesta arriverà loro dai cittadini. Il tratto distintivo di Terra Futura sta proprio nel mostrare alle persone anche l’aspetto «ludico» delle buone prassi, quello piacevole, solare, felice: a iniziare dal fatto che per divertirsi non c’è bisogno di consumare una tale quantità di risorse naturali.

Terra Futura è la casa di quanti guardano a modelli di sviluppo e crescita che siano sostenibili. Pure, sotto il suo tetto, accoglie anche rappresentanti del cosiddetto «movimento per la decrescita felice» che, promuovendo logiche di autosufficienza e produzione in proprio, auspica la diminuzione del Pil. In qualità di Presidente della Fondazione Culturale promossa da Banca Etica, in quale di queste due correnti si riconosce maggiormente?
Innanzi tutto una premessa: c’è assolutamente bisogno di un’azione molto forte per generare cambiamento e nel suo essere radicale, il movimento della decrescita felice ? verso il quale io nutro una forte


giovani generazioni, è oggi un’urgenza. Condivide anche lei, specie con riferimento all’Italia, che quella del lavoro sia una priorità assoluta?
Sì, lo credo. In senso più ampio Terra Futura pone l’enfasi sul bisogno di ripensare a questa categoria, poiché non è sostenibile che la produzione ? così com’è intesa oggi ? continui a ritmi tali e votata alla crescita del consumo. Occorre ri-concepire il lavoro affinché la produttività, i consumi e gli stili di vita non siano d’ostacolo alla possibilità di garantire a tutti equità, giustizia e accesso ai beni comuni. Bisogna capire quali opportunità e risposte il mondo del lavoro possa dare ai grandi temi della sostenibilità ambientale e sociale.

Qual è la via indicata da Terra Futura per risolvere l’apparente impasse fra il bisogno di lavorare, specie per le giovani generazioni, e quello di rispettare i criteri di sostenibilità?
Non abbiamo la soluzione, Terra Futura però apre il campo ad una seria discussione in tal senso. Alcune proposte sono già molto chiare, prima fra tutte quella di detassare il fattore lavoro a favore di una maggiore tassazione dell’uso delle risorse. Sicuramente si debbono poi ripensare le politiche di delocalizzazione del lavoro che, ad oggi, mirano unicamente ad abbassare i costi a discapito dell’occupazione. L’informatica è un altro campo dove bisogna intervenire, poiché le potenzialità offerte da questo settore si stanno sempre più piegando alle logiche dello sfruttamento piuttosto che a quelle della creazione di nuovi posti di lavoro: basti pensare alla logica sottesa alle compagnie internazionali di call center…
Di nuovo, in tutto ciò, occorre adottare una prospettiva globale se si vuole imprimere efficacia ed incisività alle nostre azioni.

(Intervista realizzata dall’ufficio stampa di Terra Futura)