A Villa San Giovanni l’acqua potabile è ok

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«Tutte le analisi hanno dato esito favorevole, non per ?miracoli? ma perché l’esposizione all’inquinamento, a volte, può essere di natura temporanea. Nel momento in cui vengono ripristinate le condizioni fisiche ottimali (per es. l’erogazione continua dell’acqua) i valori eccedenti possono rientrare nella norma, senza l’uso di correzioni chimiche che modificherebbero la qualità stessa delle acque»

In merito ad alcuni articoli apparsi sui quotidiani locali e riferiti al paventato rischio di inquinamento dell’acqua utilizzata per il consumo umano nel comune di Villa S. Giovanni, il Direttore del Dipartimento provinciale di Reggio Calabria dell’Arpacal (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria), Dott. Angelo Elio Fatta, interviene per «fornire alcune informazioni, perché si interpretino correttamente sia i dati divulgati e sia il ruolo delle istituzioni che operano per la tutela della salute dei cittadini».
«Occorre innanzitutto precisare ? spiega Fatta – che l’Arpacal, oltre ad essere Ente strumentale della Regione per la salvaguardia dell’ambiente, è anche supporto tecnico-scientifico per gli enti che operano sul territorio. Nello specifico, il controllo delle acque potabili viene effettuato in sinergia con le Asl. L’Arpacal ha il compito di analizzare i campioni prelevati dai Servizi delle Asl e di comunicare ad essi tempestivamente ogni superamento dei limiti di legge, affinché siano intraprese misure idonee a salvaguardia della salute pubblica. Questa attività consente di tenere sotto controllo la qualità delle acque della provincia reggina, per cui ci sembra strumentale e fuorviante mettere in discussione i risultati analitici dei nostri laboratori che utilizzano le metodiche ufficiali e garantiscono la qualità del dato. Dispiace, inoltre, che le polemiche che nascono in ambito locale coinvolgano enti che operano prioritariamente per la tutela della salute dei cittadini».
«Nel caso in questione ? puntualizza il Direttore del Dipartimento reggino dell’Arpacal – la presenza di coliformi era stata comunicata immediatamente all’Asl, cui compete l’obbligo di suggerire le misure correttive e di effettuare gli ulteriori prelievi di controllo. Bisogna precisare che la presenza di coliformi a 37°, pur superando i limiti previsti dalla normativa, non dimostra un inquinamento in atto, bensì un rischio di inquinamento ?potenziale?, che le analisi successive non hanno evidenziato. Il controllo, effettuato correttamente dall’Asl, aveva riguardato sia i punti di prelievo in cui si era rilevata la presenza di coliformi (24 settembre), sia le entrate e le uscite dei serbatoi (25 settembre)».
«Tutte le analisi ? conclude Fatta – hanno dato esito favorevole, non per ?miracoli?, come ironicamente scrive il presidente del locale circolo di Legambiente, ma perché l’esposizione all’inquinamento, a volte, può essere di natura temporanea. Nel momento in cui vengono ripristinate le condizioni fisiche ottimali (per es. l’erogazione continua dell’acqua) i valori eccedenti possono rientrare nella norma, senza l’uso di correzioni chimiche che modificherebbero la qualità stessa delle acque».

(Fonte Arpacal)