Geografia emozionale. I resti del Gargano, un universo di silenzi

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Università: ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI FOGGIA
Materia: Geografia emozionale

Pubblichiamo volentieri la tesi di Antonietta Scistri che indaga in un campo nuovissimi qual è la geografia emozionale, il titolo della tesi è: «Percezione del paesaggio. I resti del Gargano, un universo di silenzi».
Vi proponiamo subito l’introduzione.

La geografia emozionale è una sensibilità nuova. E’ riuscire a visualizzare le sensazioni che provengono dal viaggio nel luogo per rendere le atmosfere dello spazio. E’ un modo di attraversare tempo e spazio come esperienza vissuta, come emozioni. E’ il desiderio di scoprire i lati oscuri delle figure, dei paesaggi, delle città. Tematica affrontata appassionatamente in questa tesi delle geografie emozionali attraverso il paesaggio, un racconto carico di emozioni, e la sua percezione quale riflesso del nostro vivere.
La tesi è strutturata partendo dall’infanzia come inizio del paesaggio della memoria, e prosegue con una immersione nella percezione pittorica, fotografica e cinematografica del paesaggio. Si conclude con una serie di tele sensoriali scaturite dalla immersione emozionale nel paesaggio rurale abbandonato del Gargano: il paesaggio storico degli agrumi. Un paesaggio in attesa di un possibile destino.
Ogni persona ha una mappa mentale in cui vengono impressi episodi vissuti in luoghi precisi, con il risultato che non dimenticheremo mai i luoghi delle emozioni, dei primi incontri amorosi, delle grandi sconfitte e degli insuccessi, i luoghi delle delusioni e delle separazioni. Ogni luogo ha un odore, emana il senso sconvolgente del ricordo anche dopo anni ed anni.
Ci si può ammalare di nostalgia, una profonda sofferenza per la sottrazione di un ambiente, di un’atmosfera, di un paesaggio particolare; tanto più sofferto quanto più profondo è il legame con i luoghi nei quali si modella la fisiologia degli individui. Il nostro guardare il paesaggio non è mai una semplice contemplazione ma un processo altamente selettivo nel quale raccogliamo indicazioni e specificatamente cogliamo con priorità certe immagini, le fissiamo, le memorizziamo rendendole immagini portanti dell’intera visione. In certi momenti magici della nostra esistenza, percepiamo quello che si può scoprire nel tardo pomeriggio di una giornata di settembre, con quella luce fioca e magica, le grida dei bambini che giocano nei cortili, il chiacchierio delle donne agli angoli delle strade, l’abbaiare dei cani. Percepiamo questo paesaggio come teatro, dentro un unico contesto dove ogni cosa è sottolineata dalla luce fioca, dove tutto vive a suo modo, secondo le proprie funzioni, secondo la determinata ora della giornata.
La scelta del Gargano come paesaggio teatro (e dunque territorio fortemente combinato con l’azione umana) diventa in questa tesi delle geografie emozionali un caso di studio. Anche se isolata la montagna del Sole ha continuato a parlarci di sé attraverso le preziose testimonianze di illustri viaggiatori e continuerà a parlarci di sé attraverso mille altri viaggi; i nuovi viaggiatori continueranno a farlo con nuovi mezzi, con una nuova visione, con nuovi occhi…fino a riuscire a visualizzare le sensazioni che provengono dal viaggio nel suo spazio, a rendere le atmosfere del suo spazio.
Questa tesi, alla luce della nuova visione mi ha resa viaggiatrice del mio Gargano ?…ero li, ad ascoltare, ad emozionarmi, a soffermarmi su ogni traccia di vita di un intero borgo abbandonato e una sottile sofferenza cresceva in me, i miei occhi sentivano la desolazione dell’abbandono, il mio cuore vedeva l’austera bellezza di una vita spezzata. Non mi restava che dare voce a tutto quel racconto attraverso la pittura, con il colore riuscivo a stare in compagnia con quei resti, anche se non avevamo più la stessa ora. Con intensa suggestione passeggiavo nelle viuzze desolate e impervie, per via dei muretti a secco crollati come ultimi frantumi di un passaggio impolverato da carretti frettolosi di progredire….nelle narici, poi, un forte odore di muschio misto ad un’inebriante fragranza di zagare e tufi mi proiettava in una dimensione senza tempo, mettendomi in sintonia con le sue forme, i suoi colori, la sua luce e le sue ombre?.
Questi gli odori, i colori, le forme, la luce, le ombre che mi hanno stimolata a creare delle tele sensoriali come mappe emozionali scaturite dalle mie esplorazioni nella geografia più desolata e abbandonata del Gargano.