La bicicletta guadagna terreno in Europa

670
Tempo di lettura: 6 minuti

Un fiorire di iniziative per ridurre l’inquinamento, migliorare la salute dei cittadini comunitari e favorire il turismo. Ecco una mappa delle iniziative

Stefania Petraccone

La mobilità sostenibile in molti Paesi europei sta diventando, o lo è già, una priorità. Sono attive politiche che favoriscono la mobilità ciclabile e un esempio è costituito dal progetto europeo Spicycles, iniziato nel 2006, cui hanno aderito diverse importanti città, fra le quali: Barcellona, Berlino, Bucarest, Goteborg, Roma, Ploiesti (comune della Romania).
In futuro questi risultati saranno integrati con altri progetti quali «Civitas-Mimosa» (cui partecipa anche Bologna), e «Amsterdam Cycling per la sostenibilità».
Le diverse città hanno messo a punto politiche diverse per la messa in uso delle biciclette pubbliche ma i punti in comune tra esse sono:

– un sistema automatico di affitto e restituzione. La tecnologia permette sistemi veloci, comodi e sicuri, senza bisogno di personale.
– un accesso facile e veloce. Infatti la registrazione avviene in pochi minuti.
– la presenza di stazioni fisse. I clienti devono affittare e restituire le biciclette nelle stazioni fisse.
– è prevista una card che può essere usata anche sui tradizionali sistemi di trasporto pubblico.
– i clienti registrati versano un deposito cauzionale che possono pagare in contanti o mediante addebito sulla carta.
– la presenza di un’alta concentrazione di stazioni e biciclette a 300-400 metri di distanza tra loro. Questo perché gli studi hanno dimostrato che la gente preferisce non camminare più di 400 metri per accedere ai trasporti pubblici.
– I primi 30 minuti sono gratuiti.

Come si muove l’Europa

E ognuna di loro ha scelto un proprio approccio per incentivare l’uso della bicicletta in città, anche attraverso specifiche iniziative di sensibilizzazione e comunicazione, con approcci diversi in base alle varie esperienze.
A Barcellona, ad esempio, il ciclismo è ben accettato e la città è fornita di piste ciclabili e mappe.
A Bucarest, invece, non c’è stato un supporto dell’amministrazione locale per il progetto, mentre a Berlino questo ha assunto un’alta priorità.
Le informazioni per la divulgazione del progetto devono essere chiare e ben descritte, pubblicizzate nel migliore dei modi e con tutti i mezzi di comunicazione in modo che arrivino a tutti i potenziali fruitori.
In genere questi sono gli aspetti significativi delle varie iniziative di divulgazione realizzati nelle varie città:
– Fornire mappe, opuscoli, brochure;
– Organizzare incontri informativi nelle scuole per promuovere l’uso delle biciclette già alle scuole primarie;
– Realizzare campagne pubblicitarie: come la settimana della bicicletta;
– Incontri con gruppi di riferimento nelle varie città con esperti nel settore.
A Barcellona è stata predisposta una «Guida sulle biciclette» rivolta agli alunni delle scuole, per la promozione e l’uso delle biciclette.
La guida riporta alcune informazioni pratiche sul ciclismo e include una mappa della città che evidenzia le piste ciclabili e di vari parcheggi per le biciclette. Questo sistema è stato avviato nel 2007 con un servizio concentrato in centro, e adesso è stato esteso a tutta la città e nelle aree universitarie. È stato concepito come una forma di trasporto pubblico individualizzato che permette un accesso facilitato ai treni e alla metro.
Alla fine del 2008 sono state realizzate un totale di 400 stazioni a meno di 300 metri l’una dall’altra.
Nonostante il piano Spicycles stia dando buoni frutti, è necessario aumentare il livello di «ciclismo».

Studi mostrano che la macchina, utilizzata per brevi tratti, può essere sostituita dalla bicicletta, ma molta gente non considera questa alternativa perché disinteressata o perché la considera meno sicura e soddisfacente, ignorando, invece, la possibilità di limitare gli incidenti d’auto, contribuire al miglioramento del proprio stato di salute e dimezzare nettamente il livello di inquinamento.
D’altra parte laddove si realizzano iniziative in modo convinto e sistematico i risultati vengono raggiunti: a Barcellona i ciclisti sono aumentati del 135%.
D’altra parte le esperienze hanno mostrato come è essenziale integrare l’introduzione di sistemi di biciclette pubbliche in piani di trasporto a lungo temine, come dimostrato a Parigi, Londra e Amburgo.
Ad esempio, un singolo biglietto o una card che sia valida sia per il trasporto pubblico sia per le biciclette pubbliche, permette alle persone di includere le bici nei loro viaggi.
A Bruxelles, dal 12 al 15 maggio, si è svolta la XV edizione della principale conferenza internazionale sulla mobilità ciclistica «Velo-City», in cui la Commissione europea ha promosso il ciclismo come un modo salutare di spostarsi. Sono intervenuti 1.000 partecipanti provenienti da 52 Paesi diversi.
«Velo-City» si tiene ogni due anni in diverse città europee. Il prossimo appuntamento si terrà a Copenhagen all’edizione «Global» del Velo-City, che si terrà dal 23 al 26 giugno.
Questa edizione ha avuto come tema principale il «”Re-cycling cities”, ripensiamo le città dal punto di vista dell’accessibilità e della fruibilità sicura e confortevole in bicicletta».

Salute e turismo

Promossa dall’Ecf (European cyclists’ federation – Federazione europea ciclisti), l’iniziativa è rivolta a chi si occupa di trasporto e turismo in bicicletta dal punto di vista politico, tecnico, istituzionale, della salute pubblica, dell’ambiente, dell’istruzione, della comunicazione, della promozione e dell’associazionismo.
Per l’Italia ha partecipato, come di consueto, una delegazione mista Fiab-Aicc (Associazione italiana città ciclabili).
Per gli organizzatori questo evento è un modo per sensibilizzare le Istituzioni pubbliche affinché le politiche della mobilità ciclistica nelle città europee vengano rivalutate per l’impatto positivo sulla salute e sull’ambiente e come contributo qualificante nell’assicurare la mobilità individuale.
Interessante è stata una dichiarazione del vice presidente della Commissione europea Antonio Tajani, commissario europeo per i Trasporti che ha dichiarato, durante la cerimonia d’inaugurazione, che «per rendere sicuri gli spostamenti in bicicletta, l’Ue contribuisce al finanziamento delle infrastrutture ciclistiche attraverso i Fondi strutturali e di coesione. Infatti per il periodo 2007-2013 si prevede che un bilancio di oltre 600 milioni di euro sarà utilizzato per investimenti nelle infrastrutture ciclabili in varie regioni di tutta l’Ue».
Un altra buona notizia è quella riguardante la risoluzione approvata alcuni giorni prima dal Parlamento europeo: il progetto di «Rete ciclabile Eurovelo». Un progetto della Ecf e per il presidente dell’Ecf, il tedesco Manfred Neun, «è un notevole passo in avanti». Ha come obiettivo il promuovere e coordinare la creazione e il funzionamento di una completa rete ciclabile europea, «la rete Eurovelo», per ottenere reti di infrastrutture ciclabili transnazionali e quindi per supportare la mobilità in bicicletta negli spostamenti abituali e nel tempo libero attraverso il cicloturismo.

Un altro importante passo in avanti è stata la sottoscrizione della «Carta di Bruxelles». Durante la giornata di chiusura della conferenza, nella sede dell’Europarlamento è stata firmata la suddetta carta da 27 sindaci di altrettante città europee (alcune città: Bruxelles, Milano, Reggio Emilia, Monaco di Baviera, Siviglia, Edimburgo, Tolosa, Bordeaux, Timisoara, Izmit), oltre che dal sindaco di Portland in Oregon, una delle città più ciclabili degli Stati Uniti, dal vice-presidente della Commissione europea, Siim Kallas e dal segretario generale del Comitato economico e sociale europeo (Cese) Martin Westlake.
La sottoscrizione prevede l’impegno di tutti i firmatari a:

– sollecitare la Commissione e il Parlamento europeo ad attivare politiche adeguate per portare nei Paesi dell’Unione europea l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto abituale dall’attuale 5% al 15% entro il 2020;
– assumere direttamente iniziative locali finalizzate a far aumentare al 15% il «modal share» (ripartizione modale) della bicicletta e a ridurre del 50%, entro lo stesso termine, gli incidenti mortali che colpiscono i ciclisti migliorando la sicurezza delle strade ciclabili.
Il testo del documento è stato formulato dall’Ecf, che ha ritenuto strategico:
– l’istituzione di un Ufficio europeo della Mobilità ciclistica,
– la costituzione dell’intergruppo parlamentare sulla mobilità in bicicletta. Tale richiesta è fortemente sostenuta anche dall’europarlamentare belga, Saïd El Khadraoui.
– il supporto, da parte della Commissione, delle politiche locali della ciclabilità assicurando adeguate risorse finanziarie.

Il Commissario europeo per i Trasporti, Antonio Tajani, presente alla cerimonia, ha dichiarato che «tale iniziativa può essere attuata nell’ambito delle misure esecutive del Piano d’azione della mobilità urbana».
Michael Cramer, europarlamentare tedesco, ha affermato che «solo lo 0,9% del bilancio europeo dei Trasporti è attualmente destinato alla ciclabilità urbana ed extraurbana».Il Comitato economico e sociale europeo (Cese) durante il Velo-city ha presentato il primo «Lessico europeo della ciclabilità», contenente termini chiave riguardanti la bicicletta e le diverse infrastrutture ciclabili, in tutte le 23 lingue ufficiali dell’Ue.

La presenza italiana

La presenza italiana a queste importanti manifestazioni è sempre poco rappresentata anche se in questo periodo in cui nuove politiche «sostenibili» prendono vita è un vero peccato non avere i nostri rappresentanti governativi attivi in queste tematiche cosi attuali.
La speranza è che le nostre istituzioni vengano contagiate dai Paesi limitrofi e da quei comuni italiani che si stanno impegnando ad utilizzare politiche a favore di un maggiore uso della bicicletta come mezzo di trasporto urbano alternativo, aspettando che anche in Italia si possa avere una fitta rete ciclabile e un maggiore supporto anche dalle aziende di trasposto pubblico.

La città italiana che entrerà a far parte dei prossimi progetti «pro- biciletta» sarà Bologna, che farà parte delle cinque città del progetto «Civitas Mimosa», insieme ad altre città europee, quali: Funchal (PT), Gdansk (PL), Tallinn (EE), Utrecht (NL).
Questo progetto vuole promuovere un concetto-guida: «scoprire come muoversi meglio, a vivere meglio in città». Offre un’opportunità unica per esplorare in modo collettivo la questione della sostenibilità dei trasporti, un settore che ha sempre bisogno di studi scientifici basati su esperienze pratiche per dimostrare la fattibilità di nuove soluzioni e renderle disponibili per il resto della comunità, senza avere effetti negativi sull’economia della città.

Lo scopo del progetto

Il progetto ha l’ambizione di contribuire alla formazione di una nuova mentalità, per far capire che l’uso della bicicletta non è un sacrificio, come troppo spesso accade, ma una gratificazione.
Il saper comunicare bene questi concetti-base è essenziale. Essi costituiscono un approccio innovativo che coinvolgerà l’intera comunità.
Da questo progetto Bologna si aspetta:
– una riduzione del 50% delle emissioni di CO2, e 80% di riduzione delle emissioni di PM10, legate a un pacchetto di veicoli puliti / combustibili,
– una riduzione del 20% del trasporto privato da parte dei dipendenti pubblici,
– una riduzione del 20% degli incidenti stradali nei pressi delle scuole,
– una riduzione del 60% del tasso di incidenti nei pressi di zone poste a 30 chilometri,
– una riduzione del 20% in numero di ciclomotori e veicoli merci che attraversano la zona ad accesso limitato,
– una riduzione del 20% di parcheggio illegale sulla strada,
– una riduzione del 20% di invasione delle corsie riservate da parte di veicoli privati grazie a nuovi sistemi di controllo.

L’impegno del comune di Bologna dovrebbe esser d’esempio anche per le grandi città italiane che anche se hanno messo a disposizione dei bike-sharing non hanno comunque attuato leggi adeguate per il rispetto dei ciclisti e l’adeguamento di reti ciclabili che possano realmente permettere un tranquillo spostamento sulle due ruote.