Un tuffo nelle meraviglie del mare

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I primi Parchi Blu nascono in mari lontani da noi: nelle Tortugas della Florida (1935), ad Eilat in Israele (1959) nelle Isole Bahamas (1959), a Port Cros in Francia (1963). Il Mediterraneo stenta ad essere protetto in modo sistematico

A chi osservi la Terra dallo spazio, questa appare come un piccolo pianeta sospeso e sperduto nell’immenso universo, una sfera azzurra per due terzi ricoperta dalle acque: mari e oceani, regno delle creature marine e degli infiniti nuovi mondi da scoprire navigando, immergendosi, discendendo in profondità e aprendo gli occhi al «sesto continente» in gran parte ancora da scoprire. «O mare, nessuno conosce la tua intima ricchezza» cantava Charles Baudelaire, ed ancor oggi non è difficile ammettere che della realtà e della vita del mare non conosciamo ancora che una minima parte.

Ma fu nel secolo scorso che l’ambiente marino incominciò a rivelarsi sempre più fragile e minacciato dalla dilagante influenza dell’uomo, entrò in crisi e nacque quindi l’esigenza di proteggerlo. Anche al di là delle acque territoriali, persino nelle profondità. Litorali sabbiosi e rocciosi, isole e baie, punte e calette, un tempo trascurati e poco frequentati, diventarono l’epicentro della più vistosa esplosione di attività legata al tempo libero, il turismo balneare. Sorsero allora lentamente, a tutela dei luoghi più intatti e preziosi, le Aree Protette Marine.

I primi Parchi Blu nascono in mari lontani da noi: nelle Tortugas della Florida (1935), ad Eilat in Israele (1959) nelle Isole Bahamas (1959), a Port Cros in Francia (1963). Poi via via crescono, si moltiplicano, assumono consistenza e fisionomia più completa, fino a diventare ormai diverse migliaia, di ogni forma e dimensione. Ma la realizzazione più imponente è quella che si registra nel 1975 con la creazione del Parco Marino della Barriera Corallina, in Australia (nella foto, N.d.R.): con i suoi 350.000 kmq di estensione, vasto quanto due terzi dell’Italia, è il più grande Parco Blu del mondo. Milioni di visitatori provenienti da ogni Paese, migliaia di operatori, soprattutto giovani, impegnati in questa dinamica realtà, dove si possono ammirare atolli deserti traboccanti di uccelli, promontori densi di selva tropicale e soprattutto Coralli di ogni specie, Pesci di ogni forma, colore e dimensione, Molluschi di ogni tipo fino alla gigantesca Tridacna, la conchiglia più grande del mondo.

E il Mediterraneo? Molti lo ritengono, non a torto, il più bel mare in assoluto: certamente è il più straordinario. Da millenni navigato, percorso e sfruttato, oggi sempre più maltrattato, contaminato, sfigurato e invaso nella linea di costa. Ma è la culla della nostra civiltà, patria di Venere e di Nettuno, ed è proprio nelle terre circostanti che hanno avuto origine arte e musica, poesia e filosofia, scienza e letteratura… e ogni altra cosa di cui siano formate ancor oggi la nostra cultura e la nostra vita.

Chi lo abbia percorso in ogni direzione, e ne abbia goduto e sofferto tesori e vicende, sa che si tratta di un patrimonio unico, che non deve finire umiliato o dissolto. Perché vi si celano luoghi eccezionali, come le incantevoli «piscine» di Molara in Sardegna e le remote Isole Incoronate (Kornati) in Croazia. Perché vi si possono esplorare fondali con Coralli rossi e neri, incontrare pacifiche Tartarughe marine e giganteschi Pesci luna, avvistare Capodogli e Pesci volanti, udire il grido del Falco della Regina e il lamento della Berta maggiore. Molti episodi incredibili, ma veri, hanno colpito indelebilmente l’immaginazione dei moderni Ulisse capaci di cogliere l’attimo fuggente della natura viva: come la visione inattesa dell’Orca che balza fuori dalle acque dello Jonio per afferrare un Gabbiano, o l’incredibile spettacolo di gruppi di Foche mediterranee che si crogiolano tranquillamente al sole, come ai tempi di Omero, su una segreta spiaggetta dell’Egeo.

Sì, proprio la Foca monaca vero simbolo del Mediterraneo: la sua presenza invisibile aleggia infatti in ogni grotta e località dedicate al Bue Marino, si percepisce negli scogli del Toro e della Vacca e sugli isolotti delle Sirenuse, da lei e dalla sua vita segreta trae origine il mito eterno delle Sirene. Un tempo perseguitata, poi spodestata e minacciata di estinzione, oggi la Foca monaca ricompare timidamente nei mari italiani, soprattutto in Sicilia, in Sardegna e nelle piccole isole che vi fanno tutt’intorno corona.

Ma esistono, quanti sono e come sono i Parchi Blu nei mari italiani? Benché lentamente e con ritardo rispetto agli altri, il nostro Paese ha visto nascere, a partire da circa mezzo secolo fa, le prime Zone di tutela biologica e poi qualche timido Parco marino, come Miramare presso Trieste e Ustica al largo della Sicilia. Oggi le Riserve Marine sono 16, cui dovrebbero presto aggiungersene altre 4, ma si tratta spesso di semplici delimitazioni sulla carta nautica, magari basate su pregevoli studi scientifici, eppure in concreto poco operative.

Nella maggior parte dei casi, infatti, mancano ancora le infrastrutture leggere di ecoturismo e le lungimiranti strategie di ecosviluppo in grado di creare un raccordo inscindibile e virtuoso tra la conservazione del patrimonio marino e le persone che vivono intorno… Nessuna torre di osservazione sottomarina, praticamente inesistenti le visite in sommergibile, rari centri di scoperta e contatto con il mare, poche imbarcazioni a fondo trasparente. Ma soprattutto scarsa percezione del ruolo fondamentale di una moderna «zonazione» del Parco: dove le zone centrali di protezione assoluta diventano straordinari vivai di produzione per l’incremento della pesca circostante, e dove le attività di immersione, con maschera e pinne oppure con respiratore, restano ben protette dalle incursioni di motoscafi, battelli e acquascooter. Ma soprattutto, quasi nessun incentivo ai piccoli pescatori locali, oggi in via di lenta, inesorabile scomparsa. Mentre costoro potrebbero, se ben indirizzati, costituire la vera forza attiva capace di custodire le risorse marine, allontanando gli sfruttamenti invasivi e le piraterie del mare. Va tuttavia ricordato che una realizzazione importante, sia pur ancora da perfezionare, c’è stata: il vastissimo Santuario Pelagico internazionale per le Balenottere, che si estende tra Liguria, Toscana, Corsica , Francia e Principato di Monaco.

In definitiva, la scoperta del mondo sottomarino attraverso i Parchi Blu resta oggi allo stato embrionale nei nostri pur frequentatissimi mari, e qualsiasi Riserva Marina dei Caraibi o del Mar Rosso, del Giappone o degli Stati Uniti avrebbe molto da insegnare. Come un bambino che muove i primi passi, l’Italia deve ancora trovare la via maestra da seguire: basti pensare che Capri, senza dubbio l’isola più bella e famosa del mondo, pur essendo ultravisitata dalla Grotta Azzurra alla Piazzetta e da Marina Piccola ai Faraglioni, non dispone ancora del suo Parco Blu. Ma lungo i sentieri del mare, a chi ami percorrerli, si offre oggi una splendida occasione per nuovi viaggi di scoperta: non per danneggiare o impoverire il continente azzurro, ma per contribuire a difenderlo e farlo conoscere a beneficio di tutti.