Caccia – «No ai richiami vivi»

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È l’appello del Wwf che denuncia l’insostenibilità di questa attività ed invita ad eliminare le forme più retrive e dannose

Domenica inizia la stagione venatoria con l’apertura generale, che è già stata in realtà preceduta dalla caccia agli ungulati in agosto e dall’apertura anticipata ad alcune specie di uccelli agli inizi di settembre.

Si apre così un’altra stagione di caccia all’insegna dell’insostenibilità: prelievi non basati su dati scientifici e non commisurati alle capacità di sopportazione della fauna, specie a rischio ancora cacciabili, controlli sul territorio assolutamente inadeguati, legame cacciatore-territorio inesistente, aree protette insufficienti, pratica ancora di forme di caccia retrive e di gravissimo impatto.

Proprio a partire da queste ultime, in occasione di questo inizio della stagione il Wwf chiede che ci si muova verso un cambiamento sostanziale.

Questo cambiamento deve iniziare dall’eliminazione da subito di quelle forme di caccia che sono estremamente dannose per la fauna selvatica e chiaramente inaccettabili al giorno d’oggi.

«Vietiamo la caccia con i richiami vivi»: questo è l’appello e questa è la richiesta con cui il Wwf intende iniziare questa stagione.

L’uso dei richiami vivi è infatti una pratica «medievale» che determina sofferenze indicibili per gli uccelli detenuti in cattività e comporta un gravissimo aumento dell’impatto della caccia sull’avifauna migratoria.

Forse non tutti sanno che:

– in Toscana centinaia di migliaia di uccelli sono detenuti in cattività per l’utilizzo come richiami durante l’esercizio venatorio (dati raccolti dal Wwf dalle Province negli anni scorsi indicano un numero di uccelli dichiarati che si avvicina ai 200.000 e che sicuramente è sensibilmente inferiore alla effettiva realtà)

– la detenzione avviene in piccole gabbie, dove a stento gli uccelli hanno lo spazio per allargare le ali, e in condizioni in genere assolutamente deplorevoli e di estrema sofferenza

– secondo la pratica della «chiusa» (che pur se proibita continua ad essere diffusamente usata) gli uccelli vengono detenuti durante la primavera-estate in luoghi bui e freddi, in modo che quando portati fuori in autunno all’inizio della caccia, credendo di essere in «primavera» cantano di più

– gli uccelli vengono catturati con reti dalla libertà oppure provengono da allevamenti, che però molte volte sono coperture per catture illecite e razzie dai nidi. Il commercio nero e illegale dei richiami è estremamente diffuso

– altre modalità per far «funzionare» meglio i richiami sono quelle di imbracare gli uccelli e farli muovere tirandoli con fili o addirittura (pratica fortunatamente oggi vietata) accecarli

– l’uso dei richiami vivi aumenta in modo enorme l’impatto della caccia sull’avifauna migratoria, attirando gli uccelli verso gli appostamenti fissi o temporanei dei cacciatori

– la Regione negli ultimi anni sta approvando l’apertura degli impianti di cattura contro il parere dell’Ispra, organo tecnico-scientifico deputato dalla legge quadro a definire la accettabilità o meno di simili operazioni.

Eliminare la caccia con i richiami vivi è qualcosa di necessario e urgente.

Il Wwf chiede che si faccia da subito questo passo verso una caccia non solo più sostenibile ma anche più civile e si elimini quindi questa inaccettabile forma di tortura degli animali.

(Fonte Wwf)