L’Italia si impegna contro i cambiamenti climatici

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Il Governo si farà promotore di iniziative che prevedano meccanismi che  tengano conto della crisi economica

L’Aula di Montecitorio ha approvato all’unanimità la mozione dell’Udc sui cambiamenti climatici e sulle connesse politiche pubbliche. Il testo impegna, tra l’altro, il governo in occasione del vertice di Copenhagen a farsi promotore di iniziative che: prevedano meccanismi che, nel rispetto del cosiddetto «pacchetto clima», tengano conto della crisi economica mondiale aiutando gli Stati membri ad indirizzare sforzi e risorse verso efficaci politiche ambientali ed energetiche di risposta all’emergenza climatica; consentano una riallocazione delle risorse verso politiche di incentivo agli interventi di risparmio energetico o alle iniziative che utilizzino fonti rinnovabili, magari promuovendo iniziative pluriregionali in ottica di risparmio energetico; promuovano un miglioramento delle interconnessioni delle reti energetiche europee in modo da permettere l’utilizzo ottimale dell’energia prodotta o acquistata; permettano la destinazione di risorse per il rifacimento, l’ammodernamento e nuovi investimenti delle reti infrastrutturali energetiche, che in alcuni casi costituiscono un palese limite allo sviluppo degli impianti energetici alimentati a fonti rinnovabili.

«Sono lieto che la Camera, oggi abbia approvato la mozione n.1-290 sui cambiamenti climatici e sulle connesse politiche pubbliche». Così l’onorevole Domenico Scilipoti (Idv) al termine della discussione in Aula. «è doveroso aggiungere come ai buoni propositi, però, debbano seguire i fatti; invito quindi il Governo a dare un seguito sostanziale a quanto detto sino ad ora in materia di abbattimento delle emissioni di gas serra. Da ora l’Italia non può commettere errori al vertice di Copenhagen ». «L’Italia si è ora impegnata agli occhi del mondo» ha concluso Scilipoti.

Anche l’On. Antonio Razzi, che in qualità di Vicepresidente della Uip, del gruppo Idv, ha rappresentato l’Italia all’audizione parlamentare organizzata nella sede dell’Onu a New York lo scorso 19 e 20 novembre, è intervenuto sulle forme di energia alternativa e lo sviluppo sostenibile.

«In merito ai “meccanismi flessibili” previsti dal protocollo di Kyoto – ricorda Razzi – il principale è il “meccanismo di sviluppo pulito”!; questo ha l’obiettivo di ridurre le emissioni al costo minimo possibile e prevede l’obbligo, in capo ai Paesi industrializzati, di operare una riduzione delle emissioni di elementi inquinanti (biossido di carbonio e altri cinque gas serra, ovvero metano, ossido di diazoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoruro di zolfo), i Governi hanno l’obbligo di verificare costantemente l’applicazione di tali protocolli».

Sul clima «il Parlamento è chiaro, mentre il Governo rimane ambiguo», ha affermato in una nota Ermete Realacci (Pd) secondo il quale «l’approvazione in aula della mozione sul clima è sicuramente un segnale forte e positivo che arriva in vista di Copenhagen, mentre c’è da chiedersi se la posizione del Governo sia quella che oggi dà parere favorevole alla mozione bipartisan che impegna l’esecutivo a trovare nella sfida ambientale un’occasione per rinnovare la nostra società e la nostra economia, oppure quella che a suon di azioni concrete sta mettendo in ginocchio i settori cardine della green economy». «Mi riferisco – aggiunge Realacci – all’indebolimento del credito di imposta del 55% per l’efficienza energetica nell’edilizia o ai devastanti emendamenti sulle rinnovabili che si annunciano in Finanziaria. Una vera e propria mannaia che rischia di mettere in crisi uno dei settori più vitali della nostra economia in grado di produrre un ciclo economico, energetico e ambientale virtuoso, che coinvolge imprenditori, cittadini, amministrazioni».

La rivista britannica Lancet ha lanciato un avvertimento a tutti i Governi «Combattere i cambiamenti climatici potrebbe salvare milioni di vite nel mondo ogni anno; la sfida alle emissioni, che tra poche settimane dovrebbe iniziare a Copenhagen, non è solo in difesa dell’ambiente ma anche della nostra salute e deve essere “senza esclusione di colpi”. Bisogna colpire non solo la CO2 ma anche altri inquinanti a lungo trascurati».

La rivista, infatti, in vista di Copenhagen manda in edicola un numero speciale dal titolo «Health and Climate Change», per ricordare ai governi che «i cambiamenti climatici non sono solo una “malattia del pianeta ma anche dei suoi abitanti”. Sono molti gli effetti diretti dell’inquinamento e del riscaldamento globale sulla salute umana – dichiara Kirk Smith dell’Università di Berkeley, tra gli autori degli articoli presentati oggi a Londra e Washington in due conferenze stampa -. Infatti non solo il riscaldamento globale mette a rischio i raccolti e quindi il cibo, affamando e uccidendo i poveri del Sud del mondo, ma gli inquinanti che lo provocano aumentano il rischio di infarto e ictus, causano malattie respiratorie e renali e possono avere effetti anche sul cervello». (R.V.G)