Il rumore stradale è il primo inquinante acustico

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Ha un impatto maggiore rispetto a quello ferroviario, aereo e industriale. Circa il 75% della popolazione europea vive in città dove i volumi di traffico registrano un aumento costante

L’Agenzia Europea per l’Ambiente (Eea) ha pubblicato una mappa sul grado di inquinamento acustico prodotto dalle principali infrastrutture per il trasporto aereo, ferroviario e stradale in Europa (aeroporti con oltre 50.000 movimenti aerei, assi stradali con oltre 6 milioni di veicoli l’anno e assi ferroviari con oltre 60.000 transiti di convogli) e in 102 dei suoi maggiori agglomerati urbani (città e aree metropolitane con oltre 250.000 abitanti).

Si tratta di una banca dati georiferita, strutturata come strumento interattivo e di facile consultazione, che riepiloga i dati relativi alle mappe acustiche strategiche trasmesse da 19 dei 32 stati e paesi membri pervenute al 20 febbraio 2009, in conformità con quanto previsto dalla Direttiva europea 2002/49/Ce.

Una versione aggiornata è prevista per la fine del corrente anno con i dati ulteriori inviati successivamente ed in ritardo rispetto ai termini fissati dalla Direttiva.

In particolare nella raccolta dei dati, sono stati adottati criteri omogenei e descrittori acustici comuni per la descrizione dei livelli di rumore. La mappatura acustica, le valutazioni sull’esposizione della popolazione e la validazione dei dati è stata affidata all’European topic centre on land use and spatial information (Etc Lusi) con sede a Barcellona.

La pubblicazione rappresenta una delle fasi di un progetto più ampio che prevede di ottimizzare e migliorare l’afflusso delle informazioni e, in una fase successiva, la valutazione qualitativa dei dati stessi, in vista del SOER 2010 (European environment state and outlook report) e dell’aggiornamento della Direttiva attuale.

Da una prima lettura della mappa si rileva che quasi ovunque i cittadini europei sono esposti ad inquinamento acustico. Pur essendo associato a molte attività umane, la direttiva si occupa solo del rumore prodotto dalle infrastrutture di trasporto e dal rumore industriale. In ordine di rilevanza risulta che il rumore stradale ha un impatto di gran lunga maggiore rispetto a quello ferroviario, aereo e industriale. Circa il 75% della popolazione europea vive in città dove i volumi di traffico registrano un aumento costante. Metà di questa popolazione vive nelle aree urbane con più di 250.000 abitanti, dove si registrano livelli di rumore da traffico superiori a 55 dB Lden, l’indicatore prescelto per rappresentare l’esposizione al rumore nell’intero arco della giornata e mediato lungo tutto l’anno solare, penalizzando il rumore serale e ancor di più quello notturno. Ciò significa che nelle grandi città il numero delle persone esposte ad alti livelli di rumore supera i 41 milioni. Anche laddove si registrano livelli più bassi di intensità, l’esposizione prolungata può provocare gravi danni per la salute, come attestano gli studi in corso in un settore finora poco studiato.

Il rumore si sta infatti espandendo anche dal punto di vista della durata e della copertura geografica e dunque resta uno dei principali problemi ambientali, sia per l’azione diretta che ha sulla fisiologia e sulla psicologia delle persone, sia per l’interferenza con molte attività di base, come il sonno, il riposo, lo studio e la comunicazione. Questi impatti sulla salute umana sono noti da tempo, tuttavia recenti ricerche hanno rilevato che anche bassi livelli di rumore, in passato scarsamente considerati, possono avere conseguenze sulla salute maggiori di quanto comunemente si pensi. Si ipotizza, per esempio, che l’ipertensione e i disturbi cardiovascolari, infarto miocardico compreso, possano essere conseguenza diretta dello stress da inquinamento acustico.

Di questo si sta attualmente occupando uno studio promosso dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che dovrebbe anche valutare quanto e come gli effetti del rumore sulla salute risultino potenziati quando interagiscono con altri fattori di stress ambientale, quali l’inquinamento atmosferico e il contatto con sostanze chimiche.

(Fonte Arpat)