La giornata di sabato e le varie posizioni

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Sabato mattina, 12 dicembre, sono ripresi i lavori della sessione plenaria della Cop, interrotti mercoledì, e della sessione plenaria Cop/Mop, interrotti giovedì. Nel pomeriggio si sono chiusi i lavori degli organi tecnici sussidiari: Sbi ed Sbsta. Sono proseguiti per tutto il giorno dei contact group e dei gruppi informali per sintetizzare, sulla base delle varie posizioni emerse, i possibili scenari conclusivi della Conferenza di Copenhagen, da sottoporre alle decisioni politiche.

Sessione plenaria Cop

La sessione plenaria della Cop è stata aperta dalla Presidente danese: la signora Connie Hadegaard, che ha spiegato come sono avvenute le consultazioni dopo la precedente interruzione della sessione e come si sia arrivati ai due documenti conclusivi Agw-Lca (bozza di trattato sulla base della «Road map di Bali») e Awg-Kp (emendamenti e bozza di protocollo di Kyoto emendato). Questi documenti sono stati fatti circolare nella giornata di venerdì 11 dicembre e riportano, oltre alla sintesi del contenuto dei due trattati, anche gli elementi ed opzioni, le cui scelte spetteranno ai decisori politici più che alla Cop. Tutte le scelte politiche, su cui decidere ad alto livello saranno contenute in un documento politico di accordo complessivo, che sarà redatto a cura del Presidente di tutta la Conferenza (il Primo Ministro danese: Lars Løkke Rasmussen) entro il giorno 15 dicembre.

Tuvalu

Prima di iniziare i lavori sessionali, Tuvalu è intervenuto con una preghiera ed un’esortazione a tutti, ma soprattutto agli Usa per accordarsi e per agire subito. Ha, tra l’altro detto: «L’ironia di questa Conferenza è che tutto il mondo, per poter decidere di andare avanti, sta aspettando alcuni senatori Usa, che nel Congresso degli Stati Uniti devono terminare le loro discussioni». Ha poi chiesto al presidente Obama di onorare il premio Nobel per la pace che aveva ricevuto, con un’azione forte di  prevenzione alla sicurezza di tanti popoli che la grave minaccia di cambiamenti climatici pone. Ha aggiunto che sulle isole Tuvalu si sta già concretizzando il rischio di finire sott’acqua, e che l’unica soluzione possibile è fermare subito i cambiamenti del clima con un accordo forte basato su due protocolli legalmente vincolanti, contenenti obblighi molto ambiziosi. I due protocolli dovrebbero essere: il protocollo di Kyoto attuale, opportunamente emendato, ma per dimezzare le emissioni dei paesi industrializzati entro il 2020, e l’attuale bozza di trattato Agw-Lca, previo modifiche più restrittive, compresa la scelta dell’obiettivo al 2050. Tale obiettivo deve garantire il mantenimento al di sotto di 1,5°C del surriscaldamento climatico ed il non superamento del limite di 350 ppm per le concentrazioni atmosferiche dell’anidride carbonica e degli altri gas serra: obiettivo che implica l’azzeramento delle emissioni dei paesi industrializzati prima del 2050.

Sono iniziati, quindi i lavori con la presentazione da parte del presidente del gruppo Agw-Lca: Zammit Cutajar, del documento conclusivo di sintesi  del lavoro svolto per la messa a punto della bozza di testo Agw-Lca. Questo documento, già fatto circolare venerdì rappresenta la decisione finale della Cop, una volta rimosse le parentesi sulle diverse opzioni in esso contenute.

Usa

Gli Usa hanno ringraziato Zammit Cutajar ed il gruppo Agw-Lca per il lavoro «eroico» che era stato fatto, ma hanno evidenziato che sussistono alcune difficoltà su problemi di fondo. Ciò rappresenta un impedimento per andare avanti velocemente per l’attuazione operativa ed immediata di quanto stabilito nel trattato Agw-Lca. Tuttavia, esistono possibilità concrete perché nella riunione dei capi di stato e di governo dei giorni 16 e 17 dicembre, si riesca a trovare una soluzione consensuale. Soluzione che, secondo gli Usa, è basata esclusivamente sulla bozza di trattato Agw-Lca, perché non appare accettabile per gli Usa la riedizione di un protocollo di Kyoto legalmente vincolante, come era la vecchia versione.

Unione europea

L’Unione europea è intervenuta facendo rilevare, prima di tutto, una questione di merito. Il nuovo trattato Agw-Lca, così come appare dal documento di sintesi preparato dal presidente e su cui la Cop dovrà decidere, non può porre come obbligo (vincolante o meno) il mantenimento della temperatura media globale al di sotto di 2°C (o qualsiasi altro parametro climatico come per esempio le precipitazioni medie al di sotto di un certo valore o il numero medio di uragani e temporali al sotto di un certo limite, ecc.), perché un limite di questo tipo (2°C) riguarda un effetto sul sistema climatico (peraltro valutato  in termini probabilistici), anche se deriva, in larga misura, da cause legate alle attività umane.

In altre parole, l’obbligo da scrivere su un trattato vincolante, va collegato con le azioni umane, perché la responsabilità è umana e le azioni umane sono controllabili. Non può essere connesso con gli effetti sul sistema climatico. Gli effetti, infatti, sono legati al complesso comportamento di un sistema naturale (come quello climatico) e non sono controllabili dalla volontà umana, anche se essi derivano dalle attività umane. Limiti e controlli vanno, insomma, imposti alle cause generate dalle azioni umane e non agli effetti conseguenti sui cambiamenti climatici o derivanti dai cambiamenti climatici.

Per quanto riguarda la questione più generale del trattato Agw-Lca nel suo complesso, l’Unione europea pone l’accento sul fatto che il trattato, per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo, contiene un quadro di riferimento entro cui gli impegni di tali paesi appaiono generici, o deboli, e piuttosto volontari, mentre per i paesi industrializzati gli impegni sono chiari e ben definiti.

Siccome il trattato Agw-Lca costituisce il seguito del protocollo di Kyoto per il periodo successivo al 2012 (e fino al 2050), deve contenere, così come nel protocollo di Kyoto, obiettivi certi per tutti, impegni vincolanti per tutti e periodi di attuazione prestabiliti, entro cui tali impegni devono tradursi in azioni concrete a partire dal 2012 in poi.

Il nuovo protocollo di Kyoto così com’è stato emendato, è solo un aspetto parziale di ciò che si dovrà fare (vale solo per i paesi industrializzati, ma esclusi gli Usa) e per un periodo limitato del tempo (fino al 2012). Il trattato Agw-Lca, deve certamente contenere tutti gli aspetti chiave del Protocollo di Kyoto, ma manca qualcosa di analogo, sia per gli altri Paesi esclusi dal protocollo di Kyoto, sia per i diversi periodi di tempo successivi al 2012, affinché il trattato Agw-Lca diventi unico, completo, organico ed omnicomprensivo.

L’Unione europea chiede che il documento politico di accordo che la Presidenza danese sta preparando, e che dovrà essere sottoscritto ad alto livello dai capi di stato e di governo, sia preciso ed omnicomprensivo, in modo tale da poter essere trasformato in un accordo legalmente vincolante: premessa, questa, necessaria per arrivare al vero e proprio trattato finale legalmente vincolante per tutti.

Cina e G-77

La Cina ed il G-77 ritengono che l’accordo finale ed il documento politico di accordo finale, debba essere basato su quanto è stato proposto  dalla Cina e G-77, e quanto già stato scritto nella bozza di documento Basic, redatta per uso interno dei G-77, ma poi circolata nei giorni scorsi dopo la pubblicazione sul giornale britannico «Guardian». In altre parole, Cina e G-77, per i quali il principio della responsabilità comune ma differenziata è un principio ineludibile, ritengono fondamentale che i paesi industrializzati, che hanno la responsabilità storica per aver inquinato il pianeta e causato i cambiamenti del clima, si assumano ora la responsabilità di disinquinarlo e di prevenire le conseguenze negative ed i danni con adeguate azioni di adattamento verso i paesi che non ne sono stati responsabili.

Pertanto, Cina e G-77 affermano, ancora una volta, la loro posizione ed, in particolare, che ritengono «essenziale» e di «importanza critica» per l’accordo finale di Copenhagen, proseguire, per il periodo successivo al 2012, con lo stesso strumento legalmente vincolante, quale è il protocollo di Kyoto, (contenente gli opportuni emendamenti, e azioni molto più ambiziose da parte dei paesi industrializzati),. Il trattato Agw-Lca, redatto sulla base della «Road map di Bali», è uno strumento essenziale per l’attuazione del protocollo di Kyoto emendato, perché fornisce il quadro di riferimento di lungo periodo sul percorso da seguire e sui problemi a cui far fronte, per contenere sul lungo periodo il riscaldamento climatico al di sotto dei 2°C.

In questo contesto, però, i Paesi in via di sviluppo non sono tenuti ad assumere alcun obbligo legalmente vincolante, ma solo azioni volontarie, sulla base di piani e programmi di sviluppo socio economico, utili a ridurre le loro emissioni,  purché tali azioni, e relativi piani e programmi, siano supportati da adeguate risorse finanziarie che dovranno fornire i paesi industrializzati e da strumenti tecnologici idonei che i paesi industrializzati dovranno trasferire.

L’India, intervenuta subito dopo, ha riproposto la rilevanza della responsabilità di ciascun Paese nei confronti dei cambiamenti del clima. Consapevoli di questo, appare chiara la fondamentale importanza di proseguire con il protocollo di Kyoto, anche per il secondo periodo di impegni per i paesi industrializzati.

Australia

L’Australia ha detto che la bozza di trattato Agw-Lca è un’ottima bozza per gli aspetti che riguardano l’adattamento nei paesi in via di sviluppo, il trasferimento tecnologico, ed i meccanismi finanziari. Ma è un’ottima bozza soprattutto per l’attenzione che viene posta nella lotta contro la deforestazione, che ha valore non solo per la salvaguardia dell’integrità dell’ambiente naturale, ma anche per le azioni di riduzione delle emissioni per i paesi in via di sviluppo che proteggeranno le loro foreste. Tuttavia, la bozza di trattato Agw-Lca appare molto debole come azione complessiva di riduzione delle emissioni globali e per la parte degli impegni dei paesi in via di sviluppo. Inoltre, è insufficiente nell’architettura della struttura complessiva, perché manca dei requisiti legali e non c’è un sistema trasparente che verifichi gli obiettivi via via conseguiti. Infine, per quanto riguarda le risorse finanziarie a lungo periodo, non è chiaro come possano essere reperite e gestite in un sistema economico e finanziario mondiale soggetto a continui cambiamenti. Pertanto, pur essendo favorevole ad un unico trattato come proposto dall’Unione europea, l’Australia si è dichiarata scettica su un esito di successo della Conferenza. C’è ancora molto lavoro da fare e l’accordo politico che sarà siglato a Copenhagen deve riconoscere che ancora non siamo pronti per accordi legalmente vincolanti e deve dare precisi indirizzi perché si arrivi, al più presto, in futuro a questo obiettivo.

Norvegia

La Norvegia è a favore della proposta della Ue, ma, condividendo, in parte le preoccupazioni del Canada, chiede che nel documento di accordo politico finale, si stabilisca che il trattato sia unico, ma che venga dato soprattutto un chiaro messaggio perché siano individuate e stabilite modalità e tempi certi per conseguire e rendere operativo un trattato legalmente vincolante per tutti.

Isole Marshall

Le isole Marshall sono, invece, a favore della proposta Tuvalu, che, in realtà, è anche una proposta Aosis e chiede di chiudere la Conferenza di Copenhagen con un accordo politico forte che stabilisca due protocolli distinti, ma entrambi legalmente vincolanti, perché ne andrebbe della sopravvivenza di tutti i paesi delle piccole isole (sono 42 paesi) i cui territori sono in gran parte atolli sabbiosi affioranti dall’oceano.

Emirati Arabi Uniti

Gli Emirati Arabi Uniti hanno rilevato che nel documento conclusivo del Presidente e nel trattato Agw-Lca non è evidenziata la fondamentale importanza del principio della responsabilità comune ma differenziata non solo per la suddivisione degli impegni di riduzione delle emissioni, ma anche per le conseguenze che questo principio ha in termini di adeguate misure di compensazione.

Si sono poi schierati a favore della posizione Tuvalu e dell’Aosis, anche se con diverse sottolineature di questo o quell’aspetto, tutti gli stati delle piccole isole oceaniche, tranne Papua Nuova Guinea. A favore si sono schierati anche il Senegal, il Leshoto e gli altri paesi poveri dell’Africa. Un deciso supporto alla posizione di Tuvalu (per quanto riguarda due protocolli legalmente vincolanti) è stato espresso anche dal Sud Africa, quantunque su tutti gli altri aspetti condivida le posizioni di Cina e di G-77.

A favore della posizione europea, ma con diversi «distinguo» si sono espressi il Giappone (che ritiene il protocollo di Kyoto superato e non riesumabile), il Canada (che ritiene, per ora, difficile arrivare ad un trattato legalmente vincolante), e molti altri paesi industrializzati, tranne la Russia, che non ha preso la parola, non ha fatto commenti e, in definitiva, non si è espressa.

A favore della posizione cinese e dei G-77 si sono espressi Papua Nuova Guinea (pur facendo parte della Aosis) e la maggior parte dei paesi in via di sviluppo eccetto quelli più poveri dell’Africa.

Posizioni ibride o intermedie, peraltro ambigue, sono state espresse da Egitto, Oman, Venezuela, Perù.

La Presidente ha quindi chiuso la sessione dicendo di aver raccolto tutti i commenti e le osservazioni e che, vista l’esistenza di posizioni diverse, avrebbe condotto consultazioni informali per cercare di rielaborare e sintetizzare i punti di consenso e di dissenso, sui quali  compiere una nuova verifica lunedì 14 dicembre, prima che la bozza di accordo finale, da sottoporre ai capi di stato e di governo, fosse redatta (per il 15 dicembre).

Sessione plenaria Cop/Mop

All’apertura dei lavori, il Presidente: John Ashe, ha illustrato la bozza di decisione preparata, contenente la sintesi degli emendamenti al protocollo di Kyoto, fatta circolare il giorno prima (venerdì 11 dicembre).

È intervenuto Tuvalu, che, evidenziando che si trattava della ripresa dei lavori di una sessione interrotta, ha chiesto il proseguimento della discussione a partire dal punto di interruzione e senza soluzione di continuità, per completare la precedente agenda dei lavori, prima di passare alla discussione del testo di bozza di decisioni redatta dal Presidente.

Ma la richiesta di Tuvalu non ha trovato consensi. Anzi il Sudan, a nome della Cina e dei G-77, si è opposto ed ha sollecitato, invece, la discussione del documento della Presidenza, nella quale discussione, Tuvalu poteva inserire tutto avrebbe voluto dire nella sessione precedentemente interrotta.  Poi il Sudan ha ripetuto la posizione dei G-77 e della Cina: il protocollo di Kyoto, nella sua forma emendata, è punto fondamentale ed irrinunciabile per arrivare ad un accordo finale a Copenhagen. Inoltre, il Sudan ha precisato che il protocollo di Kyoto è legalmente vincolante e tale deve rimanere nella sua forma emendata, mentre  l’altro trattato (quello Agw-Lca basato sulla «Road map di Bali») è un accordo consensuale fra le parti e tale deve rimanere senza obblighi vincolanti per i paesi in via di sviluppo.

Il proseguimento dei lavori si è rivelato una sequenza di interventi ripetitivi degli stessi interventi portati nella sessione plenaria della Cop. In pratica sono state illustrate le stesse posizioni anche se con parole ed argomentazioni diverse.

Alla fine del dibattito, ha ripreso la parola Tuvalu per chiedere che gli emendamenti più restrittivi al protocollo di Kyoto (che lo stesso Tuvalu aveva proposto) fossero messi ai voti ed approvati, così come fosse approvata la richiesta di un accordo politico finale basato su due protocolli legalmente vincolanti. Anche queste richieste di Tuvalu non hanno trovato consenso e non hanno avuto seguito.

La sessione si è chiusa con l’impegno del presidente a procedere a formali consultazioni per superare le disparità di posizioni.

Altre attività

Sono state convocate le sessioni plenarie per i due organi sussidiari Sbi e Sbsta. Le due sessioni plenarie hanno avuto luogo unicamente per chiudere i lavori di supporto tecnico e scientifico che questi due organi hanno svolto durante questa Conferenza fino a sabato 12 dicembre, non essendo previsti ulteriori lavori per la prossima settimana. Le due sessioni si sono chiuse con l’approvazione dei rispettivi rapporti sul lavoro effettuato.

Sono proseguiti molto intensamente i lavori dei contact group e dei gruppi informali che stanno lavorando per trovare soluzioni su alcuni punti controversi che sussistono ancora e che riguardano entrambi i trattati (Agw-Lca e Agw-Kp). Alcuni contact group, invece, sono stati, in particolare, impegnati sulla parte più formale e più politica dei due trattati, ai fini del raggiungimento del massimo possibile consenso prima di sottoporre le questioni più controverse alle scelte ed alle decisioni politiche in sede di riunione dei capi di stato e di governo.

A margine

L’eco delle vicende che stavano succedendo nella città di Copenhagen, ed in particolare le manifestazioni e gli scontri con la polizia, sono giunte all’interno del Bella Center dove molti schermi televisivi proiettavano le immagini dei disordini in corso. Le vicende che accadevano all’esterno sono state percepite da molti delegati come una pressione, oltre che delle rivendicazioni dei gruppi ambientalisti che manifestavano, anche dell’opinione pubblica mondiale in termini, però, di possibili giudizi o pregiudizi che potevano essere formulati sulla Conferenza, dal momento che quelle immagini avrebbero sicuramente fatto il giro del mondo, ponendo, in qualche modo, sotto i riflettori il lavoro dei delegati.

Nel pomeriggio, è stata convocata una riunione informale di tutti i ministri e capi delegazione presenti a Copenhagen, per fare il punto della situazione e per individuare il miglior modo di procedere nella settimana successiva. Per il governo italiano era presente il Ministro dell’Ambiente: la signora Stefania Prestigiacomo.

Nel frattempo i responsabili della sicurezza danesi, hanno disposto un rafforzamento delle misure di sicurezza per l’accesso e la circolazione nel Bella Center, con forti restrizioni anche alla partecipazione dei lavori, di persone non formalmente riautorizzate (con un secondo badge) a svolgere il lavoro di negoziatori o attività indispensabili per i negoziati.