Nucleare – Ritorsione del Governo

503
Tempo di lettura: 5 minuti

Impugnate le leggi antinucleari di Puglia, Campania e Basilicata. Il Wwf rileva inoltre che anche regioni attualmente governate dal centro destra, i cui atti non sono stati impugnati, hanno previsto il bando del nucleare dal proprio territorio

Il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare dinnanzi alla Corte Costituzionale le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che impediscono l’installazione di impianti nucleari nei loro territori. La decisione è stata presa su proposta del ministro Claudio Scajola (Sviluppo Economico) e d’intesa con il ministro Raffaele Fitto (Affari Regionali).

Pronte le reazioni delle Regioni e degli ambientalisti.

«Saremo regione disobbediente» dice il pugliese Vendola. «La produzione di energia è materia concorrente, quindi la Campania rispetta i principi costituzionali», sottolinea Antonio Bassolino della Campania. «Il Governo viene allo scoperto e conferma la linea ispirata ad un egoistico centralismo», afferma il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo.

E il Wwf sottolinea che anche regioni attualmente governate dal centro destra, i cui atti non sono stati impugnati, hanno previsto il bando del nucleare dal proprio territorio.

La reazione della Puglia

«La destra che finge di essere ambientalista a Bari diventa ferocemente nemica dell’ambiente a Roma»: lo afferma il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola (Sel), commentando la notizia della decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la legge regionale con la quale la Puglia ha detto «no» alla installazione di impianti nucleari sul proprio territorio. Vendola ha ribadito che la Puglia «sarà la regione più disobbediente d’Italia e continuerà a dire «no al nucleare». «Siamo davvero alla caduta della maschera: la destra – afferma Vendola – in Consiglio regionale vota a favore della legge che io ho voluto fortemente per la denuclearizzazione della Puglia, e oggi la destra, il governo di destra impugna dinanzi alla Corte costituzionale la nostra legge». «Noi cioè, questo ci viene detto, dobbiamo obbedienza, e se il governo vuole fare i propri affari nucleari e radioattivi in Puglia noi – ha aggiunto Vendola – dobbiamo tacere e obbedire. Noi saremo la Regione più disobbediente d’Italia e continueremo a dire no al nucleare». «In Puglia – ha detto Vendola – non vogliamo centrali nucleari, non vogliamo depositi di scorie nucleari, non vogliamo il transito di materiale a “cavallo” tra usi civili e usi militari. E voglio ricordare a tutti che abbiamo condiviso una legge molto forte, molto innovativa che era la nostra risposta a quella terribile legge che il governo aveva fortemente voluto con un decreto poi convertito dal Parlamento, che espropria le Regioni e i territori del potere decisionale sul proprio destino».

La reazione della Basilicata

Non sorprende la decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la legge regionale della Basilicata che impedisce l’installazione di impianti nucleari sul proprio territorio. Il Governo viene allo scoperto e conferma la linea ispirata ad un egoistico centralismo. Lo afferma il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, il quale rileva che viene censurata una normativa regionale che è invece impiantata su una legittima aspirazione e su una legittima convinzione di un intero territorio.

Rispetto alle leggi di altre Regioni, quella della Basilicata che approva il Piano di Indirizzo Ambientale Regionale prevede che non è possibile installare né impianti di produzione elettronucleare, né di stoccaggio di rifiuti nucleari senza la preventiva intesa tra la Regione e il Governo. Questa previsione normativa – fa osservare il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo – conferma la valenza del provvedimento sia dal punto di vista della forma sia della sostanza. È inconcepibile che il Governo possa ritenere di poter realizzare impianti nucleari senza l’assenso della Regione interessata.

Il nucleare non è materia esclusiva dello Stato. Su di essa debbono potersi esprimere le comunità e le Regioni. Nel caso della Basilicata, abbiamo sempre opposto all’impostazione del Governo un’altrettanta nitida scelta politica a livello regionale. Ora si apre un conflitto davvero complicato. Noi manterremo la nostra posizione e faremo rispettare a tutti i costi il nostro territorio e le nostre scelte, ritenendo che anche la Corte Costituzionale non potrà non concordare con la nostra previsione di legge. Ad ogni buon conto, mi impegno a vigilare affinché nel territorio lucano non venga installato alcun impianto di energia elettronucleare, né alcun deposito di scorie nucleari.

La posizione del Wwf

Il Wwf Italia reputa una ritorsione inutile e dannosa la decisione del Consiglio dei ministri di oggi di impugnare le leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che impediscono insediamenti di produzione di energia nucleare e smaltimento delle relative scorie.

Nei provvedimenti fin qui presi dal Governo è stato gravemente leso il ruolo delle Regioni stabilito dalla Costituzione (che in materia di energia affida ad esse potere concorrente) facendo in modo che la potestà sul proprio territorio diventi non vincolante e, addirittura, non venga nemmeno considerata. Questo ha provocato il ricorso da parte della stragrande maggioranza delle Regioni interessate. Il Wwf rileva inoltre che anche regioni attualmente governate dal centro destra, i cui atti non sono stati impugnati, hanno previsto il bando del nucleare dal proprio territorio.

Questa ulteriore azione del Governo, tesa a imporre il nucleare alle Regioni con atti di forza e senza alcun dialogo, rappresenta un’evidente violazione delle competenze previste dalla Costituzione che non promuove di certo una maggiore autonomia dei territori in senso federalista, come una forza di Governo a parole chiede, ma propone logiche autoritarie e centralistiche.

La posizione di Legambiente

L’impugnazione da parte del Governo delle leggi regionali di Puglia, Campania e Basilicata che stabiliscono il divieto di installazione di impianti nucleari sul proprio territorio è un atto che mira a frenare preventivamente ulteriori decisioni regionali in tal senso.

È assurdo che un Governo che ha fatto del federalismo la sua bandiera continui invece a centralizzare in modo arrogante e militarista le decisioni inerenti alle politiche energetiche, in totale spregio della Costituzione, delle scelte regionali e delle opinioni dei cittadini.

È l’inizio di un pesante conflitto istituzionale sul tema del nucleare, molto grave ma che denota una grande debolezza del Governo che sa di non avere il consenso sociale in tema di ritorno al nucleare nel nostro Paese.

La verità è che se l’Esecutivo pensa di mandare avanti il suo programma nucleare a tappe forzate contro le Regioni ed escludendo dalle decisioni Comuni, Province e cittadini, si sta cullando in una pia illusione. È davvero intenzione del Governo realizzare gli impianti, contro tutto e contro tutti, con l’aiuto dell’esercito? Il governo Berlusconi con l’atto di oggi conferma purtroppo la sua grande miopia e un atteggiamento di arroganza istituzionale che non lo porterà da nessuna parte.

Il decreto legislativo sul nucleare, all’esame del Parlamento, esclude di fatto dalle decisioni sui siti sia i cittadini sia gli enti locali, mentre riserva alle Regioni, alle quali la Costituzione riserva su questi temi un potere legislativo concorrente, un ruolo solo residuale. Legambiente continua a sostenere, e lo farà in ogni sede e con tutti gli strumenti, che la scelta nucleare del governo è sbagliata, costosa, pericolosa e sta già togliendo risorse ad altri settori energetici, come quello delle fonti rinnovabili, sui quali i paesi più all’avanguardia investono massicciamente.

Sapevamo tutti che la scelta nucleare non avrebbe mai incontrato il consenso dei cittadini, degli enti locali e delle Regioni. Sarebbe il caso che il Governo rinunci a scelte inutili, pericolose e così impopolari e che freni le mire nucleariste della maggioranza. Invece di perdere tempo con proposte ridicole e pericolose il Governo italiano farebbe bene a fare quello che nei precedenti 5 anni di governo non ha fatto: migliorare l’efficienza energetica dell’industria, nel campo dei trasporti, e nei consumi residenziali e puntare sull’energia solare, su quella eolica e sulla ricerca nel campo delle nuove rinnovabili per dare «nuova energia» al nostro Paese.