In azione le sentinelle antibracconaggio

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Riparte il campo di sorveglianza per i rapaci sullo organizzato da Wwf, associazione mediterranea per la natura e Nabu. Grazie a 30 anni di controllo drastica riduzione degli spari sul versante siciliano

È la 27ma edizione del campo sullo Stretto e il bilancio è entusiasmante: lo sforzo di migliaia di partecipanti in questi anni è stato ampiamente ripagato visto che il bracconaggio nel versante siciliano dello Stretto di Messina si è drasticamente ridotto e gli uccelli che passano ogni primavera sono a poco a poco aumentati. È il risultato di circa 30 anni di attività di sorveglianza antibracconaggio messo in atto dal Wwf insieme a molte associazioni e migliaia di volontari provenienti da ogni paese europeo.

Per decenni, ad aspettare i rapaci e le cicogne in migrazione sullo Stretto di Messina, c’erano solo i fucili dei bracconieri e in periodo di caccia chiusa, da appostamenti fissi in valichi montani e collinari, migliaia di falchi (protetti dalla legge) trovavano la morte.

Grazie ai campi di sorveglianza, anno dopo anno, un numero maggiore di uccelli ormai riesce a giungere nei territori di nidificazione per riprodursi e le loro popolazioni si stanno lentamente riprendendo. Gli ottimi risultati raggiunti vanno comunque mantenuti e per questo il Campo sullo Stretto ripartirà tra pochi giorni: dal 12 aprile al 23 maggio riprende il presidio dei volontari sui Monti Peloritani per sorvegliare una delle rotte migratorie più importanti per molte specie in migrazione come falchi, albanelle, cicogne, aquile.

Il Campo sullo Stretto è passato, infatti, da una fase di repressione del bracconaggio a quella fondamentale di prevenzione. Il Wwf infatti teme che la situazione possa di nuovo regredire con i bracconieri di nuovo in azione.

La migrazione dei rapaci infatti è già iniziata: gli esperti del Wwf hanno già avvistato dal 5 aprile oltre 500 rapaci, per la maggior parte Falchi di palude, insieme ad alcuni passaggi eccellenti, come il Capovaccaio, l’Aquila anatraia maggiore e ben 12 Albanelle pallide, una specie considerata a forte rischio (appena 2.500 coppie in tutto il mondo). Per molte di queste specie lo Stretto di Messina rappresenta la rotta principale di migrazione ed il passaggio sul nostro territorio è strategico per la sopravvivenza di specie ormai rare.

Nel 1984, primo anno di campo, si contavano 3.198 rapaci e 1.185 colpi di fucile; sedici anni dopo, nel 2000 si contavano più di 34.000 rapaci mentre gli spari erano scesi a soli 5. Ancora nel 2008, però, in giorni con forte passaggio di rapaci a bassa quota, si erano registrate alcune fucilate: i pochi bracconieri ancora attivi utilizzano nuove località e case sparse nelle campagne rendendo complicate le attività di controllo.

Nella primavera del 2009 i volontari avevano assistito ad una migrazione spettacolare, con ben 42.606 rapaci (il numero più alto di sempre), dei quali oltre 38.469 Falchi pecchiaioli, la specie più comune in migrazione.

I protagonisti della migrazione

Il Falco pecchiaiolo è di gran lunga la specie più comune, seguita dal Falco di Palude e dal Nibbio bruno, ma lo Stretto di Messina è anche molto importante per l’Albanella pallida, il Grillaio, il Lodolaio, e si possono osservare anche il Falco della Regina, la Poiana codabianca, la Poiana delle Steppe, l’Albanella minore, il Gheppio, il Capovaccaio, il Falco pellegrino, l’Aquila minore, la Cicogna bianca e quella nera: un totale a tutt’oggi di 38 specie diverse, incluse alcune accidentali come l’Aquila imperiale, il Falco sacro, l’Aquila delle steppe.

Naturalmente ogni specie possiede un proprio periodo di maggiore transito: aprile è ricco di specie diverse, anche rare, ma in numeri bassi (un giorno verso la metà di aprile, abbiamo osservato solo poco più di 100 migratori, ma di ben 17 specie diverse!), mentre le prime settimane di maggio sono abbondanti nei numeri (anche 3.000/5.000 in un solo giorno), ma con poca varietà di specie.

Le condizioni meteorologiche influenzano il passaggio e possono bloccare la migrazione anche per molti giorni, oppure creare le condizioni per un grande e meraviglioso passaggio concentrato (record assoluto finora: 9.727 rapaci il 5 maggio del 2000).

l’importanza della tutela delle rotte migratorie

Gli uccelli che si osservano durante la migrazione primaverile sullo Stretto di Messina hanno già affrontato gli innumerevoli pericoli della migrazione autunnale e le difficoltà dello svernamento. In primavera, sulla loro rotta di ritorno verso l’Europa e i loro siti di nidificazione, quando raggiungono lo Stretto di Messina hanno già superato prima il deserto del Sahara e poi il Canale di Sicilia, un attraversamento marino di oltre 150 km nel punto più breve. Vento, pioggia, fame, sete, predatori, incidono fortemente sui contingenti migratori: si stima (Elkins, 2004) che circa il 50% dei migratori muoia durante la migrazione primaverile.

Sui monti della Sicilia, così come in Calabria, molti di essi venivano abbattuti dai bracconieri; ogni uccello che veniva fermato per sempre nel suo volo verso nord, era una chance in meno per la specie di potersi perpetuare. Grazie agli sforzi compiuti in ormai 30 anni di attività, questo bracconaggio sul versante siciliano dello Stretto è quasi scomparso, mentre sul versante calabrese ancora si spara, meno di prima ma rimane ancora oggi il problema, contrastato ogni anno dal Corpo Forestale dello Stato e da analoghi campi di sorveglianza:

L’impatto della caccia illegale nei vari paesi interessati dalle rotte migratorie è un problema internazionale, che colpisce gli uccelli che nidificano in Europa e svernano in Africa. La cooperazione internazionale è molto importante per aiutare a salvare gli uccelli, ovunque essi siano a rischio durante la migrazione. Lo Stretto di Messina è un esempio eccellente di come l’aiuto internazionale abbia contribuito a salvare migliaia di rapaci grazie all’aiuto di centinaia di volontari provenienti da tutta Europa.

(Nella foto di Michele Cento un falco pecchiaiolo in volo)

(Fonte Wwf)