Non solo elettricità per il Piano nazionale

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Il convegno ha messo in luce che per il raggiungimento dell’obiettivo del 17% di energia rinnovabile al 2020, la produzione e il recupero di calore sono destinati a fornire il contributo più rilevante

Si è tenuto oggi il convegno degli Amici della Terra sulle rinnovabili termiche con la partecipazione delle associazioni industriali del settore e gli interventi del professor Alessandro Ortis, Autorità per l’energia, del dott. Nando Pasquali, Amministratore delegato del Gse, e del Sottosegretario del ministero per lo Sviluppo economico Stefano Saglia.

Il convegno ha messo in luce che per il raggiungimento dell’obiettivo del 17% di energia rinnovabile al 2020, la produzione e il recupero di calore sono destinati a fornire il contributo più rilevante, con importanti ricadute economiche ambientali e sociali, quali:

  • ottimizzazione delle sinergie con le politiche di efficienza energetica riguardanti gli interventi negli edifici nei settori del residenziale e del terziario;
  • massimizzazione dei benefici per gli utenti finali (famiglie e imprese);
  • maggiore possibilità di sollecitare investimenti diffusi con incentivi limitati;
  • soluzioni integrate a diversi problemi territoriali (utilizzo dei rifiuti organici, dei residui agricoli e forestali, dei reflui zootecnici e dei fanghi di depurazione);
  • coinvolgimento del mondo agricolo per l’approvvigionamento di impianti a filiera corta;
  • organizzazione di filiere industriali italiane a energia rinnovabile a partire dall’industria meccanica varia, che offre già innovazioni tecnologiche ad alta efficienza energetica e che nelle riconversioni in corso può trovare nuovi sbocchi applicativi nelle fonti rinnovabili;
  • rafforzamento della rete delle ESCO e diffusione dei servizi energetici;
  • formazione e occupazione per personale qualificato.

«Attualmente il settore termico contribuisce solamente per 2,2 Mtep, ovvero il 29% delle rinnovabili, a fronte di un potenziale del 60% al 2020 (pari a 16 Mtep in termini assoluti, più di sette volte tanto il valore attuale) – ha detto Rosa Filippini, Presidente degli Amici della Terra -. Eppure questo potenziale non è conosciuto dall’opinione pubblica, è snobbato dal mondo politico, è sottovalutato dal dibattito sulle strategie energetiche, accede ad incentivi in modo incongruo e disordinato. L’elaborazione del Piano nazionale può rappresentare l’occasione per delineare una strategia energetica di qualità, che apra la strada all’uso razionale e sostenibile dell’energia, tenga conto del potenziale effettivo delle diverse fonti, dell’impatto sul territorio e dello sviluppo di filiere industriali avanzate, limitando il rischio di speculazioni a spese degli utenti».

Le bioenergie domestiche

Il potenziale economicamente accessibile al 2020 di energia rinnovabile nel settore del riscaldamento è di almeno 16 Mtep, ha sostenuto Andrea Molocchi, responsabile Studi degli Amici della Terra, di cui almeno 9 Mtep ottenibili dallo sfruttamento intensivo di bioenergie domestiche (biocombustibili solidi, liquidi e gassosi ottenuti principalmente da residui e rifiuti), almeno 6 Mtep dalle pompe di calore che sfruttano l’energia a bassa temperatura presente nell’aria, nelle acque e nei suoli, e almeno 1 Mtep dagli impianti termici a energia solare. Il potenziale del settore del riscaldamento, insieme ai 7,4 Mtep producibili a costi non eccessivi nel settore elettrico (86 TWh nel 2020) e ai 4 Mtep ottenibili domesticamente per i trasporti, per un totale complessivo di circa 27 Mtep, consentirebbe di superare ampiamente il livello dei 21 Mtep da rinnovabili, corrispondente all’obiettivo del 17% richiesto all’Italia nello scenario di razionalizzazione dei consumi di energia del pacchetto energia e clima, senza dover ricorrere a importazioni dall’estero di biocarburanti da coltivazioni dedicate di dubbia compatibilità ambientale e sociale.

Secondo il prof. Alessandro Ortis, Presidente dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas «il miglioramento dell’efficienza nell’uso dell’energia, anche attraverso le “rinnovabili termiche”, dovrà necessariamente assumere un ruolo determinante per poter rispettare gli impegni nazionali e comunitari connessi al cosiddetto “Pacchetto 20-20-20 al 2020″. In questo senso l’Autorità per l’energia sta intensificando il suo impegno a favore del meccanismo “certificati bianchi” applicato al comparto termico. Per apprezzare il ruolo delle “rinnovabili termiche” si può confrontare la specificità delle varie rinnovabili. Ad esempio, secondo la normativa corrente, tra pochi anni arriveremo per il fotovoltaico ad un onere sulle bollette elettriche di oltre 3 miliardi con impegno ventennale; questo forte investimento consentirà di sostituire, in termini di fonti primarie, meno dell’1% dei consumi fossili con fonti rinnovabili. Lo stesso impegno finanziario, se destinato ad interventi di efficienza energetica nel comparto termico, potrebbe produrre risultati almeno cinque volte superiori, con ricadute industriali ed occupazionali molto rilevanti. Anche per questo motivo, l’Autorità per l’energia ha appena approvato con la delibera EEN 9/10 tre nuove metodologie che consentono l’accesso semplificato al meccanismo dei “certificati bianchi” per qualunque tipologia di sistemi di riscaldamento e raffrescamento in ambito civile, andandosi ad aggiungere a quelle già in vigore, relative al solare termico e alle pompe di calore: sistemi centralizzati di climatizzazione, piccoli sistemi di cogenerazione e sistemi di teleriscaldamento per la climatizzazione e la produzione di acqua calda sanitaria. Considerati i positivi risultati raggiunti, rispetto all’introduzione di nuovi sistemi di incentivazione ad hoc per le “rinnovabili termiche”, è importante dare priorità al prolungamento e rafforzamento del meccanismo dei “certificati bianchi” ad esse già con successo dedicato».

Ridurre i consumi finali di energia

Per il dott. Nando Pasquali, Amministratore delegato del Gse, «occorre costruire un quadro che porti alla riduzione dei consumi finali di energia e che consenta la crescita dell’impiego delle rinnovabili in tutti i settori. Evitando peraltro di puntare l’attenzione solo sugli incentivi. Obblighi, informazione, formazione di una cultura energetica e stimolo ai buoni comportamenti, semplificazione delle procedure autorizzative, stabilizzazione del quadro normativo e potenziamento della rete di trasmissione e distribuzione, saranno le carte su cui puntare per vincere la partita. Inoltre, secondo Pasquali, in parallelo alle azioni di promozione, sarà necessario adeguare alle esigenze introdotte dalla Direttiva il sistema statistico nazionale, nel quale al momento gli usi termici delle energie rinnovabili non appaiono ancora adeguatamente monitorati».

I punti da raggiungere per il Piano nazionale

L’on. Stefano Saglia, Sottosegretario del ministero dello Sviluppo Economico con delega all’energia, ha affermato: «Sono convinto del fatto che per raggiungere un Piano nazionale al 2020 per le fonti rinnovabili, bisogna sviluppare dei punti di massima importanza».

  • Il primo di questi riguarda il raggiungimento di obiettivi comunitari attraverso un sostegno più accentuato alla produzione di calore da fonti rinnovabili. Si tratta di una necessità, anche alla luce delle modalità con cui sono fissati gli obiettivi dal pacchetto 20 – 20 – 20 e che agiscono sui consumi complessivi di energia e non solo sull’elettricità e sui carburanti per trasporto. Tra l’altro, è importante ricordare che il sistema di contabilizzazione valorizza fortemente gli usi termici e che, nel potenziale complessivo da fonti rinnovabili al 2020, è prevalente la quota da calore rispetto a quella da elettricità. Nonostante i buoni propositi, appare condivisibile che la situazione in Italia non sia pienamente soddisfacente per una serie di meccanismi che ancora non sono del tutto strutturali. Basti pensare ai “certificati bianchi”, strumento attualmente non idoneo a stimolare iniziative anche poco lontane dalla competitività, oppure alla “agevolazione fiscale” limitato però al teleriscaldamento da biomasse e geotermia. Per questi motivi appena illustrati, il Governo è impegnato ad una riflessione articolata ed alla predisposizione di una proposta organica che sarà disegnata nel Piano Nazionale d’azione sulle fonti rinnovabili e poi formalizzata nel decreto legislativo di recepimento della direttiva 2009/28/CE.

  • Il secondo punto riguarda il necessario inserimento di un sostegno alla produzione di calore da fonti rinnovabili in una strategia complessiva sul settore. Ciò significa:

a) stabilizzare i sistemi di incentivazione, ossia incentivi stabili e a basso rischio (come le tariffe fisse) per le tecnologie meno mature accompagnati da sostegno continuo a ricerca e sviluppo ed incentivi più orientati al mercato per le tecnologie con minor gap di competitività economica;

b) stabilizzare e semplificare i meccanismi di autorizzazione, attraverso le linee guida che il Governo è impegnato a licenziare. Infatti, il testo delle linee guida (previste dal d.lgs. 387/03) ponendo regole procedimentali unitarie ed omogenee per tutto il territorio nazionale, contribuirà alla creazione di un sistema amministrativo efficiente. Lo schema del provvedimento è oggi finalmente condiviso dalle Amministrazioni statali competenti e dalle Regioni e dovrebbe quindi essere approvato al più presto dalla Conferenza Unificata. Pari attenzione andrà posta agli impianti per la produzione da calore;

c) condividere gli obiettivi europei con le regioni (Burden sharing), nel senso che l’art. 8 bis della legge 27 febbraio 2009 n. 13 prevede la ripartizione tra Regioni e Province autonome della quota minima di incremento dell’energia prodotta con fonti rinnovabili per raggiungere l’obiettivo, posto dalla direttiva, del 17% del consumo interno lordo entro il 2020. È stato avviato dal Mise, in collaborazione con l’Enea e con l’Erse, un lavoro di ricognizione della situazione, degli obiettivi già assunti dalle singole regioni e di elaborazione di criteri di ripartizione di quanto serve per raggiungere gli scopi preposti. A breve il testo dovrebbe essere consolidato e potrà essere sottoposto a consultazione, per concluderlo, presumibilmente, entro la prossima estate;

d) promuovere l’efficienza energetica, essendo questa una risorsa a cui è necessario dare impulso proprio nell’ottica dello sviluppo del sistema imprenditoriale italiano. In tal senso, la legge 99/2009 ha previsto il varo di un Piano straordinario per l’efficienza ed il risparmio energetico dove gli strumenti operativi di questa strategia sono molteplici: promozione della cogenerazione diffusa, misure volte a favorire l’autoproduzione di energia per le piccole e medie imprese, rafforzamento del meccanismo dei titoli di efficienza energetica, promozione di nuova edilizia a rilevante risparmio energetico e riqualificazione energetica degli edifici esistenti, incentivi per l’offerta di servizi energetici. Sul Piano, il Ministero dello sviluppo economico sta lavorando con Enea ed Erse ed a breve sarà definito un testo da portare in consultazione.

(Fonte Amici della Terra)