Come tutelare il paesaggio dal «federalismo demaniale»

419
mare Puglia BR costa spiaggia
Tempo di lettura: 2 minuti

Il decreto che il Consiglio dei Ministri ha approvato individua ed attribuisce, a titolo non oneroso, a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni parte del demanio pubblico. Come evitare che il patrimonio ambientale sia soggetto a svendite?

Cosa prevede realmente il decreto che il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 20 maggio 2010, ha approvato in attuazione dell’articolo 19 della legge n. 42 del 2009? Il decreto del Governo individua e attribuisce, a titolo non oneroso, a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni parte del demanio pubblico. Quali sono i rischi, quali i vantaggi? Quali e quanti sono i beni realmente interessati? Cosa possono fare le associazioni per tutelare e valorizzare un patrimonio ambientale, paesaggistico di grande pregio?

A tutte queste domande cerca di fare chiarezza il Touring club Italia che, per affrontare il delicato tema, ha chiamato a raccolta le associazioni che, nella nostra penisola, si occupano di difendere e valorizzare il patrimonio culturale e ambientale. Rappresentanti del Cai, Fai, Italia Nostra, Legambiente e Wwf si sono riuniti per confrontare idee e visioni sul federalismo demaniale.

L’incontro dai toni molto intensi e sentiti, ha fatto emergere tanti punti di contatto tra le varie associazioni convocate e una visione sostanzialmente comune che come prima finalità pone l’interesse del territorio e della sua salvaguardia. Il confronto è risultato il modo più valido per avviare un confronto e provare a iniziare un percorso condiviso per vigilare sui possibili esiti del trasferimento di beni dallo Stato. Trasferimento che per molti fa rima con alienazione, con mera svendita dei beni ma che potrebbe anche diventare un’opportunità. Per iniziare a valutare e poter fare proposte concrete, tuttavia occorre prima capire quali immobili e quali terreni potrà effettivamente passare di mano. E la lista definitiva non è ancora stata ufficializzata anche se, fonti indiscrete, affermano che una prima stima attendibile dei beni sarà stilata entro il 24 settembre. Di certo si sa già che verranno interessati dal decreto i beni del demanio marittimo, che passano alle Regioni, e quelli del demanio idrico, che sono trasferiti in parte alle Regioni e in parte alle Province.

Ed ecco la proposta che ha accomunato le varie associazioni complementari, differenti per storia ma unite da una volontà comune: formare un coordinamento delle associazioni per monitorare gli ulteriori sviluppi del federalismo demaniale. Un gruppo che sia impegnato, grazie alle forza numerica dei propri soci, a seguire da vicino e senza pregiudizi ideologici l’evolversi del tema, sia a livello nazionale sia a livello locale. Monitoraggio e vigilanza affinché il patrimonio paesaggistico culturale italiano non venga svenduto bensì valorizzato. Ancora un esempio positivo tra le associazioni impegnate in tematiche di protezione ambientale perché «da soli si va più veloce ma insieme si va più lontano».