«L’industria della carta fermi la deforestazione!»

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Le Associazioni si rivolgono a case editrici e aziende del settore cartario invitandole a prendere coscienza dei rischi legati all’acquisto delle fibre indonesiane, e ad adottare misure volte a escludere dalla propria filiera la presenza di fibre di origine controversa o provenienti da foreste minacciate, favorendo invece scelte di prodotti certificati Fsc

«L’industria della carta fermi la deforestazione!». Questo l’appello lanciato dalle tre associazioni ambientaliste in una lettera inviata a più di cento aziende italiane del settore cartario italiano. Non solo i produttori di carta come Burgo e Pigna ma anche grandi acquirenti di carta quali gli editori come Mondadori, Rizzoli e Rusconi e aziende dell’agroalimentare che consumano milioni di tonnellate di carta per il packaging dei propri prodotti come Ferrero e Barilla.

I processi di deforestazione, avvertono Greenpeace, Wwf e Terra, sembrano inarrestabili nel Sudest asiatico. Qui la metodica distruzione delle foreste di Sumatra ne ha compromesso oltre il 50%. Intervenire non solo è necessario ma doveroso ed è questo che le tre associazioni, insieme ad un cartello di più di altre 40 associazioni ambientaliste, chiedono al mercato europeo.

Negli ultimi anni la richiesta di polpa di cellulosa per la produzione di carta sta pericolosamente accelerando la distruzione di questi paradisi, minacciati dall’irresponsabilità di aziende come App (Asia Pulp and Paper) e dai loro clienti.

La App, e la fitta rete di aziende e cartiere ad essa collegate, sono i principali responsabili della distruzione della foresta pluviale di Sumatra. Le controverse attività di queste aziende, inoltre, minacciano direttamente la sussistenza e i diritti delle comunità forestali e dei popoli indigeni dell’area rischiando di aggravare le loro già difficili condizioni di vita.

«Chi acquista i prodotti di questo gruppo Indonesiano – dichiara Massimiliano Rocco responsabile Specie, Traffic e Timber Trade del Wwf Italia – partecipa alla distruzione di quelle foreste, condanna all’estinzione specie come la tigre di Sumatra, l’orango di Sumatra, il rinoceronte di Sumatra, specie uniche, beni preziosi, meraviglie della natura irripetibili che una volta perse nessuno potrà ridarci. Da Sumatra alle foreste di Pino coreano in Russia e Cina l’habitat delle ultime tigri è più che mai minacciato ovunque dalla deforestazione. Una specie simbolo per l’Asia che sopravvive oramai con soli 3.200 esemplari e che è al centro del dibattito internazionale per la conservazione della biodiversità in quest’anno nel quale si doveva festeggiare la ricchezza di vita del nostro pianeta. Tutto questo non può lasciarci indifferenti, le scelte industriali e le scelte quotidiane di noi tutti possono fare la differenza».

Le foreste pluviali indonesiane sono uno dei più importanti ecosistemi del pianeta, ospitano il 12% dei mammiferi, il 15% dei rettili e il 17% degli uccelli del pianeta. La loro distruzione, inoltre, è responsabile del 5% delle emissioni globali di gas serra, e fa dell’Indonesia il terzo paese per emissioni di CO2, dopo Cina e Stati Uniti.

«App è colpevole di abusi ambientali gravissimi. Da mesi stiamo monitorando la filiera della carta italiana e valuteremo alla stessa stregua di App tutte le aziende del nostro Paese che continueranno a vendere sul nostro mercato la distruzione e i cambiamenti climatici», sostiene Chiara Campione, Responsabile della Campagna Foreste di Greenpeace Italia.

Le informazioni in possesso delle tre associazioni ambientaliste dimostrano infatti un’aggressiva campagna di espansione nel mercato italiano da parte di App che nel frattempo ha aperto uffici in Italia, Spagna, Gran Bretagna e Germania.

«La App è in grado di offrire carta a condizioni molto allettanti, e spesso le imprese del settore cartario non sono consapevoli del rischio ambientale, ma anche di immagine, cui vanno incontro – dichiara Sergio Baffoni di Terra! -. La App è considerata infatti tra i principali responsabili della distruzione delle foreste pluviali di Sumatra, e la diffusione dei suoi prodotti nei nostri mercati minaccia il futuro della produzione cartaria italiana, mentre comporterà un’espansione ulteriore delle piantagioni della App, ai danni delle residue foreste naturali dell’Indonesia».

In tale occasione Greenpeace, Terra! e Wwf si rivolgono alle case editrici, alle aziende del settore cartario e non solo invitandole a prendere coscienza dei rischi legati all’acquisto delle fibre indonesiane, e ad adottare misure volte a escludere dalla propria filiera la presenza di fibre di origine controversa o provenienti da foreste minacciate, favorendo invece scelte di prodotti certificati Fsc.