Salute – La Vis funziona

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Si tratta della Valutazione di impatto sulla saute chiesta dalla Comunità europea e a cui l’Italia ancora non accenna a rispondere. Presentate oggi a Roma le esperienze di Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Abruzzo, Lazio e Puglia

Lo chiede l’Unione europea e per molti versi l’Italia è ancora indietro, ma le prime informazioni raccolte dimostrano che la sperimentazione è decisamente positiva. La Valutazione di impatto sulla salute (Vis) aiuta infatti a ridurre i rischi per la popolazione.

È il dato che è emerso dal primo workshop nazionale organizzato sul tema, oggi a Roma da Ifc-Cnr, Anci, Coordinamento Agende 21 Locali Italiane e Consorzio Mario Negri Sud.

«La Vis – ha spiegato Fabrizio Bianchi dell’Ifc-Cnr – è una procedura che consente di stimare i rischi di progetti di diverso tipo, dare indicazioni sui miglioramenti necessari e sulle modalità di monitoraggio nel tempo».

Si tratta infatti di uno strumento che mira a supportare la pianificazione condivisa a livello territoriale, rispondendo in modo diretto alle domande dei cittadini riguardo alla propria salute.

«In base alle esperienze maturate fino ad ora nelle diverse regioni del paese – ha sottolineato Paolo Lauriola, in rappresentanza del Coordinamento Agende 21 Locali Italiane – emerge la necessità di un riconoscimento normativo della Vis e di un maggiore supporto da parte delle istituzioni centrali».

Nel contesto italiano difatti non ha ancora trovato una collocazione riconosciuta nelle amministrazioni, né tantomeno una vera e propria formalizzazione.

«Abbiamo ormai vari esempi di Vis nel paese – ha messo in evidenza Flavio Morini in rappresentanza dell’Anci – ma resta un’iniziativa lasciata alla buona volontà dei singoli che invece andrebbe incoraggiata».

Tra le esperienze presentate a Roma oggi quella del piano rifiuti di Firenze, iniziata nel 2004 da Ifc-Cnr e Ars Toscana che, come ha dichiarato Francesco Cipriani, responsabile dell’Osservatorio di epidemiologia dell’ARS «oltre a essersi rivelata uno strumento utile per indicare le priorità e gli interventi specifici di miglioramento della salute pubblica, ha permesso di sviluppare raccomandazioni per le mitigazioni degli effetti negativi».

«Anche in Emilia-Romagna – ha spiegato quindi Pierluigi Macini, dirigente dell’Assessorato regionale alla salute – abbiamo concluso la sperimentazione nell’ambito di Moniter (monitoraggio ambientale e sanitario degli impianti di incenerimento della Regione) e coordineremo un progetto di Vis nelle Conferenze dei Servizi, finanziato del ministero della Salute, assieme ai servizi sanitari di altre quattro regioni italiane».

Dal centro Italia, dove ad esempio Roma ha effettuato un controllo delle politiche di riduzione del traffico, si passa al nord in Piemonte dove oltre alle 15 esperienze portate avanti negli ultimi anni grazie alla partnership con l’Arpa, si aggiunge quella dei campi Rom non autorizzati a Torino, realizzata dall’Università con la collaborazione della Ong Terre del Fuoco. Per il sud è rappresentativo il lavoro fatto a Taranto dall’Arpa Puglia, le cui competenze in materia di Vis si stanno consolidando.

Di grande interesse infine l’esperienza sviluppata dall’Istituto Mario Negri Sud, a partire dalla redazione di Linee Guida per la Vis nella Regione Abruzzo, nell’ambito di una legge di pianificazione territoriale nel 2008. «Nonostante sia mancata una norma di recepimento – ha dichiarato Tommaso Pagliani – diversi enti locali stanno pianificando la realizzazione di Vis e sono in corso interessanti progetti nella regione. È stato poi presentato alla Ue un progetto Life+ per la Valutazione partecipata degli impatti sanitari, ambientali e socioeconomici derivanti dal trattamento di rifiuti urbani».

Alla discussione hanno partecipato Fabrizio Oleari, Direttore del Dipartimento della prevenzione del ministero della Salute, Carlo Zaghi, dirigente del ministero dell’Ambiente, assieme ai rappresentanti dell’Associazione medici per l’Ambiente e di Legambiente, che hanno sottolineato la richiesta delle associazioni e dei cittadini di operare per una programmazione partecipata, che sia sostenibile e condivisa.

«La partecipazione di molti qualificati rappresentanti di Enti locali, associazioni e del governo – hanno sottolineato congiuntamente gli organizzatori – fa ben sperare che un’azione di supporto istituzionale accompagni le buone pratiche già diffuse, in accordo per altro con l’impegno di ridurre gli effetti avversi per la salute dovuti ai fattori ambientali, sottoscritto dall’Italia durante la Quinta conferenza ministeriale su ambiente e salute che si è svolta a Parma nel marzo di quest’anno».

(Fonte Cnr)