Città «estranee» per i bambini

638
Tempo di lettura: 4 minuti

Ancora molte difficoltà stradali e tanto inquinamento. «Ecosistema bambino 2010», di Legambiente, fa il punto sulla mobilità sostenibile per i più giovani

Legambiente ha presentato a Rispescia (GR), al centro per lo sviluppo sostenibile il Girasole, Ecosistema bambino 2010 che quest’anno si è occupato del rapporto tra mobilità sostenibile e infanzia e adolescenza.

Gli ultimi dati del rapporto di Legambiente Ecosistema Urbano (indagine sullo stato di salute dei capoluoghi di provincia) ci raccontano di un nuovo allarme ambientale nelle grandi città italiane.
L’Associazione ambientalista ha infatti registrato una tendenza diffusa dei nostri centri urbani con più di mezzo milione di abitanti a peggiorare il loro stato di salute da un anno all’altro. Pesa in particolare l’inquinamento atmosferico e il servizio di trasporto pubblico non riesce ad arginare la massa di automobili private in circolazione.

Naturalmente, il grigio del nostro panorama urbano non è uniforme. Passi in avanti ci sono stati: un esempio è rappresentato dalla crescita delle zone a traffico limitato, inesistenti o quasi dieci anni fa.

Sembra che i governi urbani non riescano a perseguire con decisione la soluzione al problema, che, secondo Legambiente, può venire soltanto da un forte, deciso privilegio accordato al trasporto pubblico. Questa scelta non può attendere la realizzazione di una rete adeguata di metropolitane, per la quale servono decenni e che peraltro è spesso impraticabile per mancanza di soldi: bisogna agire subito, agire per rendere svantaggioso, sconveniente, magari anche «politicamente scorretto», l’uso dell’auto in città.

Secondo il rapporto Ecosistema bambino 2010 di questa situazione pagano lo scotto tutti i cittadini, in particolare quelle fasce definite «deboli». I bambini, i ragazzi, che di queste fasce fanno parte insieme agli anziani, subiscono conseguenze sul piano della salute e della crescita formativa.

L’inquinamento nelle grandi città è sempre più causa di malattie respiratorie e del manifestarsi di nuove forme allergiche. La difficoltà nella mobilità urbana troppo spesso impedisce ai giovanissimi il raggiungimento dei luoghi della cultura e della partecipazione. Un danno per la salute, per la crescita sociale e culturale dei giovanissimi, che vengono spesso troppo protetti dagli adulti da pericoli che gli stessi adulti creano.

Molte amministrazioni scelgono di occuparsi di infanzia, proponendo iniziative e progetti che restano, tuttavia, casi isolati dal contesto delle politiche urbane. Spesso gli interventi rivolti agli adulti risultano di fatto disgiunti da quelli che riguardano i bambini; ci si dimentica che una città più vivibile per i bambini è una città dove tutti vivono meglio.

Ecosistema Bambino ha puntato l’attenzione, nel 2010, proprio sulla mobilità, nella convinzione che la crescita dei giovani cittadini non possa prescindere dalla possibilità di vivere appieno la città con i suoi luoghi di incontro e confronto. Una mobilità facilitata, e sicura, aiuta il percorso dell’autonomia personale e dello sviluppo individuale dei ragazzi, favorendo il legame con il territorio e la comunità.

Come fare quindi a dare qualità della vita ai bambini e ai ragazzi (ma anche agli adulti, a questo punto) in città che faticano a gestire in maniera sostenibile un indicatore di qualità ambientale e di inclusione sociale, come la mobilità?
Le buone pratiche di Ecosistema Bambino vogliono rappresentare un punto di partenza, una base per discutere e rilanciare le politiche urbane nel loro complesso, con un’attenzione particolare ai più piccoli.

Le buone pratiche per l’infanzia e l’ambiente: occhi puntati sulla mobilitàEcosistema Bambino si è trasformato, dallo scorso anno, in una vetrina di buone pratiche per dare visibilità a idee e progetti, per fare rete in maniera agile e costruttiva, perché solo la sinergia e il dialogo tra i soggetti educativi può elevare il livello di qualità culturale del nostro Paese. Da quest’anno, anche su indicazione degli amministratori, si è scelto di approfondire un solo tema per poter confrontare al meglio le idee in circolazione.

Il rapporto ha censito ben 149 progetti. La maggior parte parlano di Pedibus, Bicibus e educazione stradale.
Il Pedibus è un autobus umano, formato da un gruppo di bambini «passeggeri» e da adulti «autisti» e «controllori».
Il Bicibus è un modo sostenibile per andare a scuola, è un «autobus a due ruote», formato da un gruppo di scolari in bicicletta che vanno e tornano da scuola accompagnati da genitori volontari, lungo percorsi prestabiliti e messi in sicurezza. Come per le linee dei veri autobus, i percorsi dei Pedibus e dei Bicibus hanno un capolinea e delle fermate intermedie, individuate con cartelli che riportano gli orari di partenza e passaggio nell’andata e nel ritorno da scuola.
Molte le buone pratiche di educazione stradale, dal punto di vista del pedone e del ciclista, ma di chi guida l’automobile. Oltre ai bambini, destinatari finali dei progetti, sono coinvolti genitori e nonni, vigili urbani ed educatori. Un occhio di riguardo è rivolto alla sicurezza, dagli attraversamenti pedonali all’uso del casco in bici o in motorino. Esemplari sono i percorsi ciclabili per conoscere le città, che coniugano la mobilità con la scoperta del territorio.

Tra i progetti scelti e presentati nel dossier di Legambiente Ecosistema bambino 2010, ci sono anche esperienze toscane, tra queste ricordiamo quella di Arezzo, Livorno e Siena.

AREZZO: La città in movimentoIl progetto intende educare i bambini e i ragazzi a una mobilità consapevole, a piedi e in bici, per un ambiente più sano e più sicuro. È stato avviato un percorso di progettazione condivisa per garantire una continuità di interventi che privilegiasse la sicurezza di tutti i cittadini, adulti e bambini, pedoni e automobilisti. Sono stati realizzati seminari di approfondimento e autoformazione per tecnici e amministratori e momenti educativi per i ragazzi, dalle scuole primarie alle secondarie di secondo grado, per esaminare il punto di vista dei piccoli pedoni, ma anche dei giovani neopatentati rispetto alla realizzazione di esperienze di mobilità autonoma. Sono stati indagati i comportamenti stradali e il rispetto delle regole degli adulti ed è stato realizzato un seminario di approfondimento: un percorso che ha portato anche all’istituzione di un comitato sulla mobilità sicura.

LIVORNO: Sicuri in strada e in rete La particolarità del progetto è quella di lavorare sulla sicurezza, per andare oltre le tante paure che possono limitare l’autonomia dei giovanissimi. La rete (il web) e la strada hanno in comune le tante insidie che troppo spesso i nostri ragazzi non sono preparati ad affrontare. Il progetto vede quindi anche il coinvolgimento degli adulti. Il confronto rende evidente le differenze di vedute sui temi della mobilità, a volte è quasi scontro tra automobilisti e pedoni. Come dire: per migliorare la sicurezza «c’è da fare tanta strada… insieme». Il progetto prevede incontri di informazione e formazione, somministrazione di questionari e monitoraggio degli esiti e percorsi di osservazione sui comportamenti stradali.

SIENA: La Zona Senese, una zona ciclabileL’originalità del progetto sta nel coniugare l’uso della bicicletta con la conoscenza del territorio. L’iniziativa prevede 17 itinerari da percorrere a piedi o in bicicletta in 17 comuni della Zona Senese, per scoprire insieme, adulti e ragazzi, l’ambiente e il patrimonio culturale del proprio territorio; un modo per fare della mobilità sostenibile uno strumento di relazione e collaborazione inter-generazionale. Tutte le iniziative inserite in calendario vengono monitorate attraverso questionari di valutazione compilati dai partecipanti.

(Fonte Arpat, Testo a cura di Stefania Calleri)