Caccia – Un paese in conflitto perenne

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È la vigilia di una nuova stagione venatoria. Da domani mattina, primo settembre, in una buona parte delle regioni, con un sistema articolato e differenziato di aperture e chiusure e su un limitato numero di specie, sopratutto migratori estivi, si torna a caccia per lo più da appostamento fisso e temporaneo. Si tratta della preapertura della stagione venatoria che interesserà una minoranza di cacciatori e che è prevista dalla normativa statale previo parere dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e purché condizionata alla preventiva predisposizione di adeguati piani faunistico-venatori.

L’apertura generale, di contro, avverrà la terza domenica di settembre.
«In un paese normale – dichiara Marco Ciarafoni, presidente del Consiglio nazionale dell’Arcicaccia – politica, istituzioni e categorie sociali avrebbero dovuto impegnarsi per dare seguito all’applicazione coerente delle leggi italiane ed europee e delle indicazioni dell’autorità scientifica avendo a riferimento gli interessi della collettività. Al contrario, ancora una volta, prevale invece lo scontro e il conflitto ideologico con strascichi nei tribunali amministrativi e con l’azione dei magistrati che si sostituisce a quella di amministratori mossi da ragionamenti strumentali e propagandistici. Ci sono infatti troppi interessi negli opposti estremismi perché si possa giungere ad una situazione di normalità e a nulla è valso il meritorio lavoro del tavolo della Conferenza delle Regioni che ha visto fallire l’accordo, almeno per il momento, tra agricoltori, cacciatori e ambientalisti».

«Ancora una volta, dunque – conclude Marco Ciarafoni – dovremo assistere alla liturgia dell’inganno e di chi la spara più grossa, da una parte e dall’altra, perché faranno finta di suonarsele rilanciando i temi dell’abolizione, della privatizzazione e della liberalizzazione della caccia cercando così di coprire le responsabilità di coloro che dentro e fuori il Parlamento, con l’epilogo dell’approvazione della “Legge Comunitaria”, hanno portato i cittadini e i cacciatori responsabili in una situazione di grave instabilità, le cui conseguenze fanno venir meno la certezza del diritto per tutti. Le questioni principali rimangono quelle dell’applicazione concreta della Legge 157 del 1992, della gestione complessiva del territorio e della fauna, del prelievo compatibile. Questioni sulle quali occorrerebbe “sporcarsi le mani” e risulterebbe impossibile fare demagogia: questa però è una storia che ancora non c’è».

(Fonte Arcicaccia)