Clima – Le città sempre più luoghi invivibili

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Le città sono responsabili del 40% delle emissioni complessive di gas serra. Per 12 città, entro il 2050, si prevede un innalzamento medio della temperatura da 1 a 4 gradi e un significativo aumento di eventi climatici estremi

Più della metà della popolazione mondiale vive in ambiente urbano e a livello globale le città sono responsabili del 40% delle emissioni complessive di gas serra. Allo stesso tempo le città sono gli ambienti più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici e tuttavia sono anche laboratorio di nuove strategie di mitigazione e adattamento.

Queste le conclusioni di uno studio condotto dalla Columbia University e dalla City University of New York (Cuny). La ricerca, dal titolo Climate Change and Cities: First Assessment Report of the Urban Climate Change Research Network (Uccrn), ha coinvolto 100 studiosi di 50 città diverse.

Stephen Hammer, uno dei redattori dello studio, esperto in politiche energetiche spiega: «I motivi per cui le città sono più vulnerabili ai cambiamenti climatici sono molteplici».

Ma vediamo più nel dettaglio quali siano le motivazioni che rendono tali ambienti così fortemente esposti.

Bene, la collocazione geografica dei centri urbani, spesso ubicati vicino al mare o a corsi d’acqua, espone regolarmente gli agglomerati a rischio di inondazione e di innalzamento dei livelli dei mari; l’elevata densità demografica incide rovinosamente sulla vulnerabilità delle città soprattutto in caso di eventi climatici estremi, come ondate di caldo e siccità; la concentrazione dell’attività lavorativa nei centri urbani definiti il motore economico dei paesi mostra la maggior parte delle infrastrutture, necessarie a far muovere una nazione, concentrate in un luogo relativamente circoscritto.

La ricerca dell’Uccrn analizza le tendenze climatiche ed elabora proiezioni su 12 città nei cinque continenti: Atene, Dakar, Delhi, Harare, Kingston, Londra, Melbourne, New York, San Paolo, Shanghai, Tokyo, Toronto. In questi luoghi, entro il 2050, si prevede un innalzamento medio della temperatura da 1 a 4 gradi e un significativo aumento di eventi climatici estremi.

Alla luce di questo, le città, organismi delicati, si trovano a dover fronteggiare nuove sfide che, secondo i risultati dello studio, stanno facendo sì che i centri urbani stiano diventando «first responders» nel cercare di gestire il climate change. La ricerca, infatti, oltre a fare un quadro specifico sulla situazione esistente, evidenzia diversi casi positivi di piani urbani, ormai avviati, volti a contrastare i cambiamenti climatici.

Vengono evidenziate molte azioni che le città stanno mettendo in campo per affrontare il riscaldamento globale e queste in prima fase riguardano strategie di mitigazione successivamente convertite in azioni volte all’adattamento. Le città, indubbiamente, non possono cambiare completamente sistema, ma possono utilizzare i sistemi esistenti in maniera più efficiente applicando politiche atte, ad esempio, a fornire un manifesto risparmio idrico ed energetico, un’efficienza nell’uso del suolo e nella gestione del sistema dei trasporti, ecc.

Tra i cinque continenti analizzati quello in cui la risposta è stata finora migliore è risultato l’Europa, dove le città, da tempo, stanno iniziando a ragionare in termini di politiche predisposte a fronteggiare le sfide del global warming.

E sì, perché le politiche sono importanti ma lo sono anche le azioni quotidiane e il complesso derivante dall’integrazione di queste due forze strette a formare una sorta di circolo virtuoso per cui se la politica capisce che il cittadino, informato sulle questioni che lo interessano in prima persona, è disposto a un cambiamento, produce nuove azioni dalle quali possono partire proposte di miglioramento progressivo in entrambe le direzioni.

Tuttavia, dallo studio emerge che non si può certo dire che i centri urbani siano preparati ad affrontare il riscaldamento globale che, presumibilmente, colpirà principalmente le fasce della popolazione più povere che rischiano di trovarsi in condizioni sempre peggiori. Il percorso è lungo, stiamo solo ora capendo, sulla nostra pelle, i primi effetti del cambiamento, e lo stesso risulta difficilmente valutabile.

In definitiva, lo studio ha l’intento di fungere da sveglia per le amministrazioni locali perché comprendano quanto cruciale sia il ruolo dei centri urbani. Allo stesso tempo, focalizzandosi sul versante delle soluzioni, la ricerca dell’Uccrn vuole essere una risorsa, rivolta ai decisori pubblici, per elaborare politiche più informate nell’ambito della gestione dei cambiamenti climatici. E sì, la gestione dei cambiamenti climatici, perché che ci siano dei cambiamenti è cosa evidente; importante, oltre la gestione, è il cambiamento complessivo di una politica fortemente impattante che se non attuato, in breve tempo, a livello globale metterebbe a serio rischio la sussistenza della specie umana.