«Non boicottate la crescita delle energie pulite»

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Non vanno operati tagli unilaterali, rifiutando il confronto con un settore che dà lavoro a oltre 100mila persone, continuando a cambiare il quadro degli incentivi ogni anno o addirittura più volte l’anno, così da riprodurre solo incertezza e paralisi

Oggi gli attivisti di Greenpeace manifestano davanti al Parlamento insieme ad altre associazioni ambientaliste e con molti imprenditori e sigle di rappresentanza del settore delle fonti rinnovabili, per chiedere che siano riviste le criticità emerse nei decreti ministeriali che definiscono i futuri livelli di incentivazione alla produzione di energia pulita in Italia.

«Ancora una volta gli amici del carbone e del petrolio cercano di compromettere lo sviluppo delle rinnovabili in Italia: Enel è in prima fila in questo ignobile killeraggio – dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Clima e Energia di Greenpeace -. Enel, che è un’impresa controllata dallo Stato, deve attrezzarsi per partecipare davvero, e senza fare greenwashing, alla green economy».

Gli obiettivi di crescita delle rinnovabili fissati dal Governo per il 2020 sono importanti per sviluppare una strategia energetica sostenibile in Italia, ma non verranno certamente raggiunti operando tagli unilaterali, rifiutando il confronto con un settore che dà lavoro a oltre 100mila persone, continuando a cambiare il quadro degli incentivi ogni anno o addirittura più volte l’anno, così da riprodurre solo incertezza e paralisi.

Le energie pulite, secondo Greenpeace così come secondo diversi studi economici, sono l’unico settore produttivo nel nostro Paese che ha resistito alla crisi e che è in grado di riscattare l’Italia dalla dipendenza energetica e dalle turbolenze, tutte al rialzo, del prezzo delle fonti fossili. È giusto che gli incentivi vadano progressivamente riducendosi, fino al traguardo prossimo della grid parity; non è sensato, però, che queste riduzioni vengano operate solo su meri criteri contabili, scollegando i necessari tagli dalle dinamiche del mercato, alimentando la leggenda dell’insostenibilità del costo dell’energia pulita in bolletta. Le bollette delle famiglie italiane salgono per i prezzi del petrolio e delle fonti fossili. Il finanziamento alle energie rinnovabili rappresenta l’otto per cento dei costi di bolletta.

«Nel 2011 gli investimenti sulle rinnovabili hanno rappresentato lo 0,5% del Pil italiano – conclude Boraschi – ovvero, senza questo settore avremmo dovuto mettere il segno “meno” davanti ai numeri della crescita dell’economia nazionale. Il tentativo in atto di sabotare le rinnovabili è dunque doppiamente osceno: per l’ambiente e per l’economia».

Greenpeace ha lanciato recentemente una campagna per convincere Enel ad abbandonare la produzione di energia con il carbone investendo in energie rinnovabili. La campagna è attiva sul sito www.FacciamoLucesuEnel.org.

(Fonte Greenpeace)