Jarawa trattati come animali in un parco safari

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foto Survival
Due ragazze jarawa. Esattamente un anno fa, la denuncia di donne jarawa invitate a danzare in cambio di cibo fece notizia in tutto il mondo.
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Ogni giorno, centinaia di turisti provenienti dall’India e da altre parti del mondo viaggiano lungo la strada illegale conosciuta con il nome di Andaman Trunk Road per avvistare membri della tribù degli Jarawa. Quando a Enmai, un giovane Jarawa, è stato chiesto come si sentiva quando gli stranieri lo fotografavano, lui ha risposto: «Mi sento a disagio. Non mi piace quando scattano foto dalle loro auto»

Survival International lancia oggi il boicottaggio del turismo nelle Isole Andamane, in India. Il boicottaggio continuerà fino a quando non sarà posta fine alla pratica degradante dei «safari umani» nelle terre dove abitano 400 indigeni Jarawa.
L’organizzazione per i diritti dei popoli indigeni chiede ai 200.000 viaggiatori che ogni anno si recano nelle Andamane di rinunciare a visitare le isole. L’obiettivo è la chiusura ai turisti della strada che attraversa la foresta degli Jarawa e la creazione di una via di comunicazione alternativa, al di fuori del territorio della tribù.
Survival ha scritto a più di 200 agenzie di viaggio in undici nazioni diverse, chiedendo loro di sospendere i tour nelle isole Andamane. L’organizzazione diffonderà anche pubblicità mirate a scoraggiare i turisti dal visitare la popolare destinazione turistica. Survival chiede ai viaggiatori di impegnarsi a non effettuare viaggi nelle isole fino a quando le richieste non saranno state soddisfatte.
Ogni giorno, centinaia di turisti provenienti dall’India e da altre parti del mondo viaggiano lungo la strada illegale conosciuta con il nome di Andaman Trunk Road per avvistare membri della tribù degli Jarawa, trattandoli come animali in un parco safari

Quando a Enmai, un giovane Jarawa, è stato chiesto come si sentiva quando gli stranieri lo fotografavano, lui ha risposto: «Mi sento a disagio. Non mi piace quando scattano foto dalle loro auto».
All’inizio dell’anno, la Corte Suprema indiana aveva bandito i turisti dalla strada. Il divieto è rimasto in vigore per sette settimane, riducendo di due terzi il traffico lungo la Andaman Trunk Road. È stato revocato grazie a uno stratagemma delle autorità delle isole, che hanno modificato le leggi locali per permettere ai «safari umani» di continuare.
I tour sono stati ampiamente condannati, sia in India sia nel resto del mondo. Il Ministro indiano agli Affari Indigeni li ha definiti «riprovevoli» e «imbarazzanti». Lo scorso anno, in risposta a una segnalazione di Survival, le Nazioni Unite hanno espresso la loro «profonda preoccupazione» per i «safari umani» e hanno sollecitato la chiusura della strada illegale.
«Il governo delle Andamane sostiene che la strada sia una linea di comunicazione importante verso il nord dell’isola. È un’assurdità: in realtà la strada non ha alcuna ragione di esistere – ha dichiarato oggi il Direttore Generale di Survival International, Stephen Corry -. Per gli isolani, usare le barche sarebbe più veloce, più conveniente e più economico: una via marittima alternativa sarebbe una soluzione migliore per i locali, per i turisti e anche per gli Jarawa. Non ci sarà fine ai degradanti “safari umani” fino a quando i turisti non smetteranno di usare la strada. E noi continueremo il boicottaggio fino a quando questo non avverrà».

La lettera inviata da Survival alle agenzie di viaggio italiane 
La lettera delle Nazioni Unite alle autorità indiane