Fusione fredda e piezonucleare in cattedra

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Finalmente una giornata di sano e duro dibattito scientifico. Degli ultimi dati analitici di ciò che accade se ne è parlato nel lungo seminario chiuso dove Carpinteri e i suoi colleghi hanno presentato a Widom e Srivastava gli ultimi dati che passeranno a giugno negli Stati Uniti

Se bisogna guardare i segni del cielo, l’evento scientifico di ieri al Politecnico di Torino è stato baciato dagli dei cadendo in una delle più belle giornate di questa pazza primavera.
Avversato dagli uomini, che dopo aver annegato l’Inrim e il suo Presidente Alberto Carpinteri in un fiume di inchiostro e di fango pseudoscientifico, hanno accolto in un silenzio addolorato (rotto da qualche grido d’Oca e da qualche lampo estivo nel web) si è consumata in un giorno solo la rivincita scientifica del leader del Politecnico di Torino che i Mille non garibaldini con le loro corazzate mediatiche, avevano trasmutato in un trota qualsiasi da sacrificare sull’altare della nuova pseudoscienza.

Si è visto ieri, oltre alla replica nel grande laboratorio del Politecnico (che grazie al cielo lavora con un gruppo di giovani appassionati guidati dal loro maestro), della prova provata come direbbe catarella, della produzione di neutroni durante le fratture delle rocce.

Degli ultimi dati analitici di ciò che accade se ne è parlato nel lungo seminario chiuso dove Carpinteri e i suoi colleghi hanno presentato a Widom e Srivastava gli ultimi dati che passeranno a giugno negli Stati Uniti.

Questi dati parlano chiaro la lingua di Mendeliev e alle ripetute richieste di chiarimenti delle dinamiche fisiche di alcuni fenomeni messi in evidenza in modo lapalissiano negli esperimenti, Widom ha fatto osservare che ci vuole lavoro per analizzare e rispondere (cosa che avrebbero fatto bene a fare anche gli inquieti mille firmatari del manifesto contro i finanziamenti agli studi inutili che di inutile pericolosamente hanno molto…).

Il seminario pubblico è iniziato alle 15 dopo una serie di interviste che il documentarista torinese Francesco Bordino ha fatto a Srivastava e Carpinteri e che a breve saranno disponibili sul web con le riprese della giornata scientifica.
Certamente la relazione di Allan Widom spazza via tutto il chiacchiericcio sul gigantesco lavoro sperimentale del Gruppo del Politecnico sui fenomeni connessi alle fratture in laboratorio e negli eventi drammatici dei terremoti su cui forse è il caso di studiare di più e meglio anche per sapere di più sulle ricorrenti tragedie stile L’Aquila.

Nel suo intervento Yogendra Srivastava ha descritto lo stato della ricerca sui nuovi materiali a forte interesse energetico che vanno affiancandosi all’Uranio nella nuova frontiera delle reazioni nucleari a bassa energia conosciute come Fusione Fredda (un po’ come gli indiani d’America che di indiano avevano la credenza collegata alle Indie ricercate da Colombo nel suo famoso viaggio).

Sui modelli teorici sviluppati dal Gruppo di Widom e Srivastava si è acceso un interessante dibattito con il gruppo di Maiani che si sta approfondendo e che ha visto una ultima uscita su ArXiv di Widom Srivastva e Swain che illumina meglio il cammino verso una nuova fonte di energia dal nucleo.
Se ne doveva parlare nel meeting programmato per il 5 giugno al Cirps (Centro interuniversitario per lo sviluppo sostenibile), a Roma, che ha subito una interruzione… tecnica. Resta confermato invece il convegno del pomeriggio al Dipartimento di Fisica organizzato da Vittorio Violante dell’Enea.

I lavori, dopo un ampio dibattito tra i presenti stimolati a parlare liberamente (non abbiamo visto nessuno degli agguerritissimi Mille che evidentemente sanno più o meno tutto di tutto e come al solito preferiscono fare qualche telefonata), è stato concluso da Alberto Carpinteri, finalmente felice di una giornata di sano e duro dibattito scientifico sul suo lavoro, e da Vincenzo Valenzi che ha osservato come da Torino riparta più forte la ricerca avanzata in Italia e non solo. E Dio sa solo quanto il nostro Paese ne ha bisogno .