L’inquinamento uccide e l’epigenetica lo conferma

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È una branca della genetica che studia tutte le modificazioni che alterano l’attività dei geni senza modificare le sequenze del DNA; modifiche che possono essere anche ereditate. In Italia una persona su due, prima o poi contrae il cancro, per non parlare di tutta una serie di altre patologie in continuo incremento

«Non c’è malattia che non sia indotta dall’inquinamento dell’ambiente». Così affermano gli studi relativi a quella che viene definita «rivoluzione epigenetica» e uno tra i maggiori esperti in questo nuovo campo di conoscenze il dott. Ernesto Burgio, presidente del Comitato tecnico-scientifico dell’Associazione medici per l’ambiente Isde (International Society of Doctors for Environment), coordinatore Comitato scientifico Isde-Italia, Membro del Comitato Scientifico di Artac France (Association pour la Recherche Thérapeutique Anti-Cancéreuse), membro Ensser (European Network of Scientists for Social and Environmental Responsibility), membro Commissione cancerogenesi ambientale, Aiom (Associazione italiana di Oncologia medica), membro Commissione ambiente-salute della Sip (Società italiana di pediatria), referente regionale Progetti Oms di promozione della Salute – Sicilia.

Ma che cos’è l’epigenetica?
In estrema sintesi e in modo semplice si può definire l’epigenetica come quella branca della genetica che studia tutte le modificazioni che alterano l’attività dei geni senza modificare le sequenze del DNA; modifiche che possono essere anche ereditate.
Per semplificare: il DNA può essere pensato come l’hardware di un computer e le attività ad esso connesse come il software. Il software in questo caso funziona più o meno bene a seconda delle informazioni che gli arrivano dall’esterno, cioè dall’Ambiente. «Ogni giorno della nostra vita le nostre cellule ricevono in forma di molecole, correnti elettromagnetiche, sostanze chimiche di sintesi etc., informazioni dall’attuale Ambiente esterno inquinato e inducono interagendo con l’epigenoma il DNA (il genoma) a funzionare in maniera diversa da come dovrebbe». Il che, in parole povere, significa che l’Ambiente inquinato interferisce in modo negativo sull’attività del DNA. Il dottor Mauro Mocci dell’Isde, per la verità, ci aveva già trasmesso questa importante informazione nel convegno di Manziana del 2012.
E qual è il dato più allarmante di questi studi epigenetici?
Che trovano riscontro in un aumento spaventoso del numero di malattie cronico-degenerative, infiammatorie e tumorali sempre più in crescita nei paesi industrializzati e quindi con un più alto livello di inquinamento ambientale.
In Italia una persona su due, prima o poi contrae il cancro, per non parlare di tutta una serie di altre patologie in continuo incremento. Il problema da affrontare è dunque di ordine collettivo e se la collettività non riuscirà entro fine secolo a fare qualcosa per rovesciare il nostro attuale rapporto con l’Ambiente, l’intera specie umana sarà a rischio.
Queste sono parole del dottor Ernesto Burgio che si fondano anche su dati rilevati e su ricerche dell’Organizzazione mondiale della sanità.