Clima – La colpa è solo dell’uomo

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Per la prima volta è stato stimato anche il forzante radiativo dei «gas-serra di breve durata» come il monossido di carbonio (CO) e gli ossidi di azoto (NOx). I risultati mostrano che il forzante radiativo totale causato da attività antropogeniche è positivo ed è 2,29 W/m2 nel periodo 1750 – 2011, molto più grande di quello causato dalla attività solare nel medesimo periodo (0,05 W/m2). Decisori politici alle strette

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Gli effetti antropogenici sul sistema climatico sono ormai un’evidenza scientifica consolidatasi negli ultimi anni e soltanto la mitigazione delle emissioni nocive potrà dunque, secondo lo scenario meno negativo del Quinto Rapporto sui cambiamenti climatici dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), diminuire il riscaldamento globale e frenare le conseguenze negative che da questo dipendono. In sintesi i contenuti del rapporto suonano come una disfatta delle decisioni politiche, o forse sarebbe meglio dire, delle indecisioni politiche.
Il balletto che si registra ormai da anni rispetto a questi temi fondamentali ha evidenziato l’incuria dei decisori nei confronti del futuro del Pianeta, così gravemente a rischio a causa dei comportamenti umani. Futuro molto ben prospettato dagli scienziati, tra l’altro, i quali ancora una volta provano a raccontare con i numeri e con i grafici gli scenari futuribili.
Per la redazione di questo Rapporto sono state realizzate simulazioni numeriche con modelli climatici globali e regionali nel contesto dell’iniziativa internazionale Coupled Model Intercomparison Project Phase 5 del World Climate Research Programme. Rispetto al numero dei modelli climatici globali analizzati nel precedente rapporto AR4 del 2007, nell’AR5, appena siglato, i modelli effettuati sono 42, dunque un numero quasi doppio.
Tra i modelli climatici globali, i cui output sono stati analizzati per effettuare proiezioni del clima futuro vi è anche il modello del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici di Bologna. Quello che emerge dal Rapporto è una descrizione più «robusta» dei vari aspetti dei cambiamenti climatici, perché basata su una più vasta serie di evidenze osservative accompagnata da una migliore analisi delle incertezze; un’analisi più approfondita dello stato della conoscenza scientifica dell’effetto delle nuvole, aerosol, radiazioni cosmiche sul sistema climatico e dell’effetto dei monsoni sui cambiamenti climatici a scala regionale. Inoltre è stata effettuata un’analisi di un numero maggiore di simulazioni numeriche, prodotte da una nuova generazione di modelli climatici più avanzati e che sono stati validati sulle osservazioni. Infine, è stato realizzato un set di proiezioni climatiche sia a breve termine (2016-2035) sia a lungo termine (2086-2100).

I quattro scenari possibili
Sergio Castellari, Ipcc focal point per l’Italia, in collegamento da Stoccolma, ha spiegato in conferenza stampa il contenuto dell’AR5 dell’Ipcc. Nel rapporto vengono presentati quattro scenari possibili che tra qualche decennio potrebbero divenire realtà in base alle decisioni politiche che verranno assunte: il primo dei quattro scenari mostra un aumento medio di temperatura di 1 grado, con una crescita dei mari di 40 centimetri. Nel secondo scenario la temperatura aumenta di 1,8 gradi e gli oceani crescono di 47 centimetri. Nel terzo si registra un aumento di 2,2 gradi e le acque s’innalzano di 47 centimetri. Nel quarto, e ultimo, la temperatura va su di 3,7 gradi e invece il livello dei mari si eleva di 62 centimetri.
Il rapporto conferma i risultati presentati nel precedente rapporto AR4 dell’Ipcc. Tra i contenuti del Rapporto si legge che, secondo la comunità scientifica internazionale impegnata nella ricerca climatica, è «estremamente probabile» (probabilità al 95-100%) che l’attività antropogenica (emissioni di gas-serra, aerosol e cambi di uso del suolo) sia la causa dominante del riscaldamento osservato fin dalla metà del XX secolo. I dati analizzati dalla comunità scientifica internazionale, inoltre, confermano che i cambiamenti climatici sono in atto e continueranno per decenni e secoli.
Da queste informazioni emerge la necessità di urgenti e significative azioni da parte dei governi per ridurre le emissioni di gas serra al fine di limitare i futuri impatti dei cambiamenti climatici che, in assenza di tali misure, diventeranno più severi. Le proiezioni climatiche, infatti, mostrano che entro la fine di questo secolo la temperatura globale superficiale del nostro pianeta probabilmente raggiungerà 1,5°C oltre il livello del periodo 1850 – 1900. Senza serie iniziative mirate alla mitigazione e alla riduzione delle emissioni globali di gas serra, l’incremento della temperatura media globale rispetto al livello preindustriale potrebbe superare i 2°C e arrivare anche oltre i 5°C.

Procedura di valutazione delle incertezze aggiornata rispetto all’AR4
I principali risultati presentati sono accompagnati da una valutazione delle loro incertezze scientifiche. Le procedure di valutazione delle incertezze sono state aggiornate dopo la pubblicazione dell’AR4 e ora, per la prima volta, tutti i rapporti (WGI, WGII, WGIII e il Rapporto di Sintesi) dell’AR5 applicano i medesimi due approcci per comunicare il grado di certezza dei risultati presentati: «confidenza» nella validità di una affermazione fornisce un’indicazione della disponibilità delle evidenze e del livello di accordo nella letteratura e nella comunità scientifica. Il livello di confidenza è espresso in maniera qualitativa (molto basso, basso, medio, alto e molto alto) ed è basato sul livello di evidenze (robusto, medio e limitato) sull’accordo nella comunità scientifica (alto, medio e basso). «Probabilità», invece, fornisce una valutazione quantitativa dell’incertezza tramite una analisi statistica delle osservazioni e dei risultati dei modelli o tramite una valutazioni di esperti.

I principali risultati
È «estremamente probabile» che più della metà dell’aumento osservato della temperatura superficiale dal 1951 al 2010 è stato provocato dall’effetto antropogenico sul clima (emissioni di gas-serra, aerosol e cambi di uso del suolo).
Questo ha provocato il riscaldamento degli oceani (0,11°C per ogni decennio), la fusione di ghiacci (dal 3,5% al 4,1 % per ogni decennio e in tutte le stagioni) e la riduzione della copertura nevosa (1,6% per ogni decennio), l’innalzamento del livello medio globale marino e modificato alcuni estremi climatici nella seconda metà del XX secolo («confidenza alta»).
Questo effetto antropogenico è confermato in maniera più dettagliata rispetto all’AR4 mediante la stima del forzante radiativo di ogni possibile driver dei cambiamenti climatici. Per la prima volta è stato stimato anche il forzante radiativo dei «gas-serra di breve durata» come il monossido di carbonio (CO) e gli ossidi di azoto (NOx). I risultati mostrano che il forzante radiativo totale causato da attività antropogeniche è positivo ed è 2,29 W/m2 nel periodo 1750 – 2011, molto più grande di quello causato dalla attività solare nel medesimo periodo (0,05 W/m2).

I rimedi possibili
I rimedi possibili sono tanto semplici quanto attesi da anni: un accordo internazionale per il taglio dei gas serra, lo stop netto alla deforestazione e all’uso dei combustibili fossili. Per fare tutto questo non resta molto tempo, la tolleranza potrebbe essere ancora di un decennio, altrimenti non ci resterà che iniziare a calcolare le perdite.