Perché gli alberi sono sradicati dal vento

4736
Tempo di lettura: 4 minuti

Nel Mediterraneo per secoli il clima è stato costante e i fenomeni meteo prevedibili e non violenti come invece sta accadendo da qualche anno. Gli alberi pertanto si sono adeguati a queste condizioni ed hanno sviluppato i loro apparati radicali in maniera consona a rispondere alla sollecitazione del vento proveniente quasi sempre da una o al massimo due direzioni. Ecco cosa accade nel dettaglio e come prevenire

Tra giovedì e venerdì scorso un vento impetuoso proveniente dalle estreme regioni nord del pianeta ha flagellato molte regioni italiane. Le più colpite sono risultate la Toscana, il Lazio e parte della Campania. A causa di questa tempesta di vento, soprattutto lungo le coste tirreniche, molti alberi sono caduti come birilli.

Un evento che gli esperti sui cambiamenti climatici avevano previsto da tempo e che, purtroppo, non rappresenta un fatto episodico, ma la premessa che in futuro fatti meteo come questi saranno di routine. Vediamo intanto quali sono stati gli alberi maggiormente colpiti. In graduatoria appaiono tra i primi (circa il 75% degli alberi) i pini domestici (Pinus pinea), quelli marittimi e poi altre conifere e latifoglie già malate o vecchie con apparati radicali non più capaci di sopportare le sollecitazioni meccaniche del vento.

Per gli esperti la causa di questa ecostrage è attribuibile al vento impetuoso che in alcuni casi ha sfiorato i 150 Km orari e poi la direzione del vento stesso. I pini marittimi e quelli domestici, che solitamente sorgono nelle città di mare e che si sono sviluppati in condizioni climatiche diverse dalle attuali, hanno sviluppato le loro radici in modo più orizzontale che in profondità invece di altre conifere come i cipressi che hanno radici che penetrano maggiormente il terreno ed hanno un rapporto ipsodiametrico (rapporto radici/chioma) più equilibrato. Questo fatto rappresenta una causa della loro strage. Le piante man mano che crescono si orientano e si difendono dai venti forti provenienti prevalentemente da una direzione, nel nostro caso quasi sempre dal mare, quindi si ancorano in maniera da sopportare spinte meccaniche del vento provenienti da una determinata direzione.

Nel Mediterraneo per secoli il clima è stato costante e i fenomeni meteo prevedibili e non violenti come invece sta accadendo da qualche anno. Gli alberi pertanto si sono adeguati a queste condizioni ed hanno sviluppato i loro apparati radicali in maniera consona a rispondere alla sollecitazione del vento proveniente quasi sempre da una o al massimo due direzioni.
I pini marittimi e quelli domestici se non hanno un rapporto ipsodiametrico equilibrato causato da ostacoli che incontrano le loro radici nello svilupparsi, come rocce, strutture murarie, cemento, tubature in acciaio, ecc., non riescono a compensare le spinte meccaniche dei venti con l’ancoraggio e la resistenza delle proprie radici. La loro chioma ad ombrello funge da grande vela e, quindi, ad eccessive sollecitazioni del vento se la chioma è anche sbilanciata, l’albero può cedere e crollare a terra.
La tempesta di vento che ci ha flagellato, come abbiamo già detto, non sarà l’ultima, e quindi pensiamo sia giunto il momento di correre ai ripari. Come Accademia Kronos da tempo sollecitiamo i comuni ad aderire allo Sna, ossia alla Strategia nazionale adattabilità ai cambiamenti climatici, da cui poi nascono i Piani di adattabilità e di sicurezza per ogni città. La nostra associazione ha anche istruito una squadra di esperti pronta ad aiutare quei comuni che intendono approntare piani di adattamento ai cambiamenti climatici, ma fino ad oggi pare che ciò poco interessi agli amministratori delle città.
Ciò nonostante sentiamo la necessità di dare qualche suggerimento sulla sicurezza nelle città, analizzando lo stato di salute degli alberi (pini) sia lungo i viali sia nei parchi.
Diciamo subito che a rischio crollo causa forte vento sono, come abbiamo visto, i pini sia domestici sia marittimi, ma poi anche alberi alti con tronchi dal diametro non conforme al peso e alla superficie delle chiome o, peggio, con un rapporto sbilanciato tra apparati radicali e chiome.

Come valutare la salute dei pini e la resistenza al vento

1) Verificare il tipo di terreno in cui il pino domestico vegeta: se terreno di riporto, compatto, argilloso e poco permeabile ci sono molte più probabilità che la pianta abbia sviluppato radici superficiali, con poco potere ancorante;
2) Non irrigare! Un elevato contenuto di umidità unitamente a terreni pesanti ed asfittici favorisce lo sviluppo di funghi agenti di marciume radicale (Armillaria spp., Phaeolus schweinitzii o Heterobasidion annosum).
3) La presenza di radici strozzanti può diventare un serio problema strutturale con lo sviluppo dell’albero, in quanto lo può portare a deperimento fisiologico oppure limitare il normale sviluppo dei contrafforti portanti, con pericolo per la stabilità dell’albero.
4) verificare se il fusto incrementa la sua (ove presente) naturale inclinazione;
5) controllare se si verifica il sollevamento della zolla radicale; questo non è da confondersi con il naturale rialzamento del suolo dovuto al fisiologico allargamento del tronco, sopra o sotto il contatto con il livello originario del terreno. Questo fenomeno potrebbe indicare problemi all’apparato radicale o cedimenti dovuti alla spinta del vento.
6) Valutare lo stato vegetativo della chioma: il colore che questa presenta deve essere di un verde intenso, non deve essere seccaginosa o con aghi poco sviluppati (microfillia). Se si verificano casi di disseccamento o ingiallimento della chioma potrebbe essere in corso un attacco di marciume radicale o anche di qualche insetto (un insetto piuttosto frequente che attacca il pino domestico è il Tomicus spp, uno scolitide che scava gallerie sottocorticali e pratica dei fori sulla corteccia).
7) Verificare che la pianta produca una fruttificazione normale (non scarsa).
8) Tenere la chioma leggera, eliminare i rami secchi e/o seccaginosi, non lasciare monconi di potatura; rimuovere soprattutto i rami ad andamento orizzontale, più soggetti a rotture. Evitare tagli troppo grandi che tendono a non cicatrizzarsi correttamente e costituiscono potenziali ingressi per agenti patogeni; la dimensione dei tagli sui rami verdi non dovrebbe mai superare i 5-8 cm di diametro. Assicurarsi quindi che la ditta incaricata della potatura sia qualificata ed operi nel migliore dei modi, eventualmente in affiancamento ad un arboricoltore esperto (Agronomo o Forestale).

Se riscontrate qualcuna delle condizioni succitate oppure volete avere rassicurazioni sia sullo stato di salute dei vostri pini, sia e soprattutto sulle loro condizioni di stabilità, è conveniente procedere con una valutazione della stabilità; il metodo più utilizzato è il Vta (Visual Tree Assessment), che prevede una prima attenta analisi visiva dell’intero albero e, normalmente, un successivo approfondimento strumentale (con dendrodensimetro e/o con tomografo sonico ). Il professionista incaricato inoltre vi saprà consigliare sulle corrette modalità di gestione della pianta e su come programmare gli interventi di potatura più appropriati.