Un mondo dove popoli e natura si incontrano

2048
gente folla popolazione
Tempo di lettura: 3 minuti

«Il devastante sfruttamento coloniale europeo ha lasciato ferite profonde in quelle terre e in quelle genti. Le laceranti e continue guerre civili macchiano ancora di innocente sangue le tumultuose acque dei fiumi che scorrono incessanti. Il neocolonialismo per le risorse naturali cancella in pochi istanti ciò che di più bello la Natura ha creato e rende schiavi coloro che han sempre vissuto liberi. Eppure, nonostante tutto, la vita in Africa mostra una forza impareggiabile. Prosegue imperterrita contro ogni ostacolo, con il solo fine di esistere»

«Sono stato nel continente nero oltre una dozzina di volte negli ultimi cinque anni, per varie ragioni: ricerche sull’ecologia, sull’antropologia, viaggi fotografici e spedizioni esplorative. Ciò che non è mai cambiato è quello stupore che mi ha colto di sorpresa ogni volta che un mio passo è avanzato su quella terra rossa. L’Africa è così vasta e così diversa che sembra impossibile poterla descrivere in poche righe, a volte è difficile persino poterne parlare e raccontare le storie che questo scrigno magico contiene. Storie ricche di contraddizioni, di sofferenza, ma anche di fratellanza, di terribili crimini e di straordinari gesti».
Così inizia l’ultimo libro fotografico di Roberto Cazzolla Gatti, «Africa. Dove popoli e natura s’incontrano» (Villaggio Globale editore, € 10,00). Le altre esperienze fatte dall’Autore sono raccontate in altri libri fotografici già pubblicati da Villaggio Globale, in questo, però, si racchiude una maturità, una visione e una ricchezza di esperienze del tutto nuove perché non coinvolgono solo l’esperienza professionale di Roberto Cazzolla Gatti, bensì la sua anima e la sua umanità.
«Il devastante sfruttamento coloniale europeo – sottolinea infatti l’Autore nella presentazione – ha lasciato ferite profonde in quelle terre e in quelle genti. Le laceranti e continue guerre civili macchiano ancora di innocente sangue le tumultuose acque dei fiumi che scorrono incessanti. Il neocolonialismo per le risorse naturali cancella in pochi istanti ciò che di più bello la Natura ha creato e rende schiavi coloro che han sempre vissuto liberi. Eppure, nonostante tutto, la vita in Africa mostra una forza impareggiabile. Prosegue imperterrita contro ogni ostacolo, con il solo fine di esistere».
Questo volume vuole essere la versione «visiva» di un altro suo lavoro, sono infatti ispirate al romanzo-saggio «Il paradosso della civiltà», edito da Adda Editore nel 2013, e le frasi riportate come didascalie alle immagini sono citazioni tratte da questo testo.
Ma questo lavoro vuole essere un additare un modo di vivere in armonia con la natura rispetto alla cosiddetta «civiltà» che noi fin troppo spesso ostentiamo e sbandieriamo come una conquista. Uno stile di vita, quello nostro, che sta gradatamente distruggendo ciò che ci fa bene senza sostituirlo con qualcosa che ci faccia stare meglio. Stiamo distruggendo senza sapere quello che distruggiamo, salvo a meravigliarci come bimbi quando scopriamo le conoscenze in possesso dei «selvaggi», sistematicamente confermate dalla ricerca, ormai l’unico dio rimastoci che purtroppo si sta affollando di maghi e fattucchiere…
Tutta una realtà rimasta nel cuore di Roberto Cazzolla Gatti, di cui lui sente nostalgia ed un sottile dovere di divulgazione.
«Durante uno dei miei viaggi ho avuto la fortuna e il privilegio di poter trascorrere alcune settimane con una delle ultime popolazioni pigmee esistenti al mondo. Ciò che mi hanno mostrato, accogliendomi con estrema gioia e disponibilità, ciò che mi hanno raccontato e ciò che mi hanno trasmesso ha segnato indelebilmente la mia esistenza».
Questo è il nostro Autore, ci prende per mano e ci porta in un mondo che pensavamo ormai inesistente.
«Quando ho iniziato a capire un po’ l’Africa (e questo è successo solo dopo molti viaggi, perché all’inizio tutto ti assale e ti confonde, nel bene e nel male), ho scoperto che sotto il caos delle capitali, la polvere delle strade, la musica assordante dei mille bazar sui marciapiedi, l’oro, i diamanti e il legname si nascondeva un mondo a sé stante. Silenzioso e ineffabile.
«Quel mondo che spesso definiamo “incivile”, dominato dalle leggi della Natura. Un mondo in cui la nostra specie crede di non poter più vivere dimenticando che senza di esso non potrebbe esistere. Eppure, ancora oggi nel XXI secolo, alcune popolazioni umane trascorrono le loro vite in perfetta armonia con tutto ciò che li circonda, immersi (o nascosti) in una coltre verde clorofilla che li protegge e in cambio chiede solo protezione. Ma la nostra arroganza è tale da considerare quegli ultimi uomini, in grado di vivere in assoluta sintonia con la Natura, “dei selvaggi non civilizzati”».