Ricostruire ma anche sensibilizzazione e conoscenze

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La proposta è di destinare 0,001% degli investimenti per la ricostruzione ad attività di sensibilizzazione della popolazione; attività che può coinvolgere la società civile, organizzata e culturalmente e tecnicamente preparata, attenta alle esigenze delle popolazioni locali e sempre disponibile ad aiutare il prossimo

Il Presidente nazionale della Sigea, Antonello Fiore, ha scritto al Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, per chiedergli di destinare lo 0,001% degli investimenti per la ricostruzione ad attività di sensibilizzazione e autoprotezione della popolazione sui rischi geologici e in particolare sul rischio sismico.
La proposta nasce dalla lettura delle cronache dell’ultimo sisma, durante il quale sono decedute persone che si sarebbero potute salvare solo se avessero avuto nel loro bagaglio culturale e di conoscenza nozioni elementari quali non sostare durante e dopo la scossa di terremoto a ridosso dei fabbricati.
A seguire il testo della lettera.

Gentile Presidente del Consiglio Matteo Renzi,
Le scrivo in qualità di Presidente della Società italiana di geologia ambientale (Sigea), associazione riconosciuta dal ministero dell’Ambiente come associazione di protezione ambientale.
Le scrivo con riferimento agli ultimi eventi sismici che hanno interessato il nostro Paese e alle pesanti conseguenze che questi hanno avuto sulla vita umana e sullo stravolgimento socio-economico delle popolazioni locali colpite da terremoto.
Le scrivo perché ci stiamo accingendo a organizzare un convegno a Firenze per ricordare i 50 anni dell’alluvione del 1966, convegno al quale la invito a partecipare, che mi ha permesso di conoscere il progetto «2016Progetto Firenze» (http://www.firenze2016.it/) gestito da un gruppo di associazioni che raggruppa progetti a carattere scientifico, culturale e di comunicazione per la realizzazione di azioni di recupero della memoria. Recupero della memoria utile a contenere i danni degli eventi calamitosi attraverso un’efficace azione di prevenzione dei danni alle persone, ai beni culturali e ambientali e alle infrastrutture.
Il modello di «2016Progetto Firenze», che parte dalle alluvioni del passato per affrontare le possibili alluvioni di domani e prevede l’organizzazione di azioni di sensibilizzazione e prevenzioni ispirate al rispetto dell’ambiente, potrebbe essere replicato anche per il rischio sismico.
La crisi dei sistemi ambientali che stiamo registrando con i segnali dei cambiamenti climatici, il depauperamento delle risorse del pianeta richiede la più ampia collaborazione dei vari soggetti presenti sul territorio. Alle azioni di previsione e prevenzione si devono aggiungere campagne di sensibilizzazione della popolazione per comportamenti di autoprotezione dei cittadini; autoprotezione che deve essere attuata dove inevitabilmente gli eventi hanno superato il «fragili argine» tra evoluzione naturale del territorio e attività antropiche.
La cultura delle infrastrutture prevalentemente ingegneristico e imprenditoriale del passato, spesso richiamate in dichiarazioni attuali in tema di difesa del suolo, crea una sensazione di sicurezza nella popolazione. Sensazione apparente che, in passato come oggi, è «schiacciata» dall’evento successivo. Sensazione di sicurezza che in pochi momenti si trasforma in sensazione di abbandono e disperazione della popolazione. Allora bisogna operare per uno sviluppo, che se dobbiamo definirlo tale non può che essere sostenibile; uno sviluppo che tenga conto delle caratteristiche del territorio, della conoscenza delle dinamiche naturali del territorio alle quali le attività antropiche si devono adeguare garantendo un’integrazione tra territorio e sviluppo.
La nostra proposta è di destinare 0,001% degli investimenti per la ricostruzione ad attività di sensibilizzazione della popolazione; attività che può coinvolgere la società civile, organizzata e culturalmente e tecnicamente preparata, attenta alle esigenze delle popolazioni locali e sempre disponibile ad aiutare il prossimo.