«Se l’energia costa meno è un bene per tutti»

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Ma se si vuole risparmiare perché non puntare allora al carbone, come sta facendo Trump, come tenta di fare Putin per vendere il suo carbone o come spinge la lobby del carbone in tutto il mondo? O meglio perché non bruciare mobili e legnami vecchi, o plastica o rifiuti?


«Se l’energia costa meno è un bene per tutti», è stato questo il commento del ministro degli Interni, Matteo Salvini, alla polemica sul via libera per la Tap (Trans-Adriatic Pipeline), il gasdotto che porterà il gas dalla frontiera greco-turca attraversando Grecia e Albania per approdare in Italia, a Melendugno, nella provincia di Lecce.

E questa è anche la cifra che sta guidando, fino a questo momento, il governo, in campo ambientale. Un impronta poco ambientale e molto produttivistica, finanziaria, ingegneristica. Ma se si vuole risparmiare perché non puntare allora al carbone, come sta facendo Trump, come tenta di fare Putin per vendere il suo carbone o come spinge la lobby del carbone in tutto il mondo?

O meglio perché non bruciare mobili e legnami vecchi, o plastica o rifiuti?

Dietro il risparmio del costo di energia c’è un ragionamento malato e falso perché si escludono i costi ambientali e quelli sanitari. È la stessa logica che per decenni ha guidato il ricatto occupazionale, ad esempio, senza che nessuno quantificasse i danni alla salute, i cambiamenti climatici con le conseguenti perdite per l’agricoltura, le assicurazioni, le ricostruzioni varie per effetto di inondazioni e frane… costi altissimi che stanno facendo naufragare la qualità della vita e aggiungendo un enorme punto interrogativo con l’aumento, in tutto il mondo, delle migrazioni.

Certo, ci troviamo di fronte a problemi enormi, con accordi internazionali che non conosciamo nei dettagli, ma è altrettanto vero che stiamo subendo le conseguenze in maniera pesante e crescente. Fare una graduatoria dei bisogni non è facile ma va fatta. Se ci lasciamo guidare dalla pancia abbiamo già perso, perché stiamo già perdendo nei fatti. La prova sono un aumento costante dei nazionalismi, degli egoismi e delle intolleranze. Una costante delle guerre e degli sfruttamenti ambientali senza ritegno.

Qualcuno può pensare che bisogna dare da mangiare ed occupare le persone, migliorare gli standard personali di benessere ecc. Ma perché qualcuno conosce un capitalista, un imprenditore, uno Stato che ha detto: ora sono ricco abbastanza e mi metto a pensare all’arte e al benessere dei più poveri? Qualcuno ha conosciuto qualche cacciatore o pescatore che si procurava solo il cibo per la propria famiglia e poi se ne tornava a casa?

Questo non vuol dire che dobbiamo tornare ad uno stile di vita minimale, ma è un esempio, ripeto: un esempio, per dire che l’animo umano non è proprio portato al risparmio e all’altruismo. È allora necessario che chi ha la cura del bene comune pensi ad un cambio di passo e non attenda l’esaurimento delle risorse perché è un film già visto e sappiamo come va a finire… basta studiare un po’…

Cambiamenti di stili di vita significa dare gli strumenti che già la scienza e la ricerca offrono, per migliorare gli standard di vita attraverso l’uso intelligente della tecnologia. Senza drogare il mercato con aiuti impropri a sistemi che danneggiano l’uomo e l’ambiente causando costi che poi andranno pagati e con un danno irreversibile al benessere comune.

La priorità dovrebbe essere il risanare l’ambiente perché è da qui che discende tutto: dall’agricoltura al territorio, dalla qualità dell’aria alla salute… e se si pensa al lavoro… bè, in queste attività ce n’è quanto se ne vuole.

I. L.