Galoppa lo scioglimento dell’Antartide

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Sulla base delle immagini satellitari l’Antartide orientale, considerato da tempo stabile, sta perdendo 56 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno

Ormai è un dato di fatto: l’Antartide si sta sciogliendo ad un ritmo sei volte più veloce di quanto non accadesse negli Anni 80, mettendo in potenziale pericolo tutte le coste del mondo con l’aumentare del livello dei mari. È quanto riportato ieri da un nuovo studio pubblicato sulla rivista americana «Proceedings of the national academy of science» (Pnas).

Lo studio è stato svolto tramite l’uso di fotografie aeree, misurazioni satellitari e modelli computerizzati attraverso i quali gli scienziati hanno monitorato quanto velocemente il continente si sia sciolto dal 1979 al 2017 in 176 singoli bacini. Essi hanno scoperto che la perdita di ghiaccio sta accelerando in modo drammatico, e questo rappresenta un indicatore chiave dei cambiamenti climatici causati dall’uomo.

Mentre negli Anni 80 l’Antartide perdeva «solo» 44 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno, dal 2009 ha iniziato a perdere circa 278 miliardi di tonnellate all’anno.

Eric Rignot, ricercatore presso il Jet propulsion laboratory della Nasa e principale autore dello studio ha dichiarato che sulla base delle immagini satellitari l’Antartide orientale, considerato da tempo stabile, sta perdendo 56 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno.

«Mentre la calotta polare antartica continua a dissolversi, ci aspettiamo un innalzamento del livello del mare di molti metri nei prossimi secoli», ha affermato Rignot.

Le principali zone coinvolte dall’accelerazione dello scioglimento dei ghiacci sono la penisola antartica e la calotta antartica occidentale. In entrambe le regioni, le calotte di ghiaccio che terminano in mare si stanno sciogliendo dall’alto a causa della calda temperatura dell’aria e dal basso a causa delle acque oceaniche relativamente miti che stanno mangiando il ghiaccio.

Secondo alcune analisi, l’Antartide conterrebbe abbastanza ghiaccio per innalzare i livelli globali del mare di 57 metri qualora si sciogliesse tutto, sebbene sia un processo che richiederebbe temperature molto più alte di quelle attuali.

A causa della geologia della calotta antartica occidentale, dove il ghiaccio interno poggia effettivamente su roccia sotterranea che si trova sotto il livello del mare, l’indebolimento delle piattaforme di ghiaccio potrebbe già aver innescato una fusione irreversibile, come hanno dimostrato studi precedentemente pubblicati.

È stato dimostrato che il livello globale del mare è aumentato di oltre 1,4 centimetri tra il 1979 e il 2017, contro i 20 centimetri del secolo scorso.

Gli scienziati dell’Università della California affermano che se il riscaldamento climatico non dovesse essere preso seriamente in considerazione dai maggiori governi mondiali, i livelli del mare aumenteranno di 1,8 metri entro il 2100.

Secondo la mappa interattiva di Google FireTree, un aumento di circa due metri potrebbe sommergere del tutto i Paesi Bassi. E non solo, in Italia, parte della pianura Padana, da Ravenna a Trieste scomparirebbe, così come la parte più estrema di tutte le cose della penisola italiana. Anche la bassa pianura di New York verrebbe pesantemente danneggiata a causa del rapido innalzamento del livello del mare.

Quello che resta da fare adesso è creare delle politiche concrete che sconfinino, una volta per tutte, o quanto meno limitino, quello che è per tutti un disastro preannunciato.

Cristina Di Leva