Il mondo brucia, finalmente!

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fuoco incendio
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È il momento in cui ricercatori, politici responsabili, cittadini consapevoli si uniscano e all’unisono si autodifendano, perché la povertà, lo sfruttamento, le violenze e gli abusi sono terribilmente in aumento e se gli esclusi prendono coscienza che non hanno futuro, che davanti a loro c’è solo la morte, hanno ben poco da perdere. E allora gli incendi e la perdita di biodiversità saranno solo un ennesimo segnale che non siamo stati capaci di capire

Prima c’erano fiammelle, qua e là, ma nessuno dava importanza tranne i soliti ambientalisti. L’intellighentia, gli esperti, i politici e in genere quelli-che-sanno-tutto, distribuivano saggezza e bacchettate, aprivano e chiudevano i rubinetti del «sapere» e dei finanziamenti a seconda dei vantaggi politici, per ingraziarsi movimenti e popolazione.

Hanno promesso il Paradiso, il Nirvana, lo Janna, la Terra Pura, e il Sistema li ha premiati.

Noi, da quasi 30 anni, scriviamo esplicitamente dei rischi che porta con sé il disordine dell’ordine naturale, degli equilibri della biosfera, della perdita di biodiversità, del pericolo dei cambiamenti climatici, del rischio dei profughi ambientali. Ma non inventando o replicando, ma stando con i piedi ben saldi per terra e incuriositi da ricerche avanzate come quella del prof. Vittorio Leone che a proposito degli incendi legò questo fenomeno con la ricchezza o povertà di una regione. Segnalammo pure i primi studi di ricercatori genovesi del Gaslini che denunciavano la correlazione fra tumori e condizioni ambientali. Già nel ‘95 si lanciarono i primi allarmi per la relazione tra raggi UV e insorgenza del melanoma.

In una notizia del 1° settembre del 1995, che sembra scritta ora, si legge: «Una coltre di fumo alta 2.500 metri lungo una fascia di 800 chilometri copre lo Stato brasiliano di Rondonia, al confine amazzonico con la Bolivia. L’alta pressione che da quasi un mese staziona su tutto il Brasile, sta impedendo la dispersione dei fumi provocati dai grandi incendi di pascoli e foresta vergine che in questa stagione trasformano i confini dell’Amazzonia in una corona di fuoco. L’aeroporto di Porto Velho, capitale di Rondonia, 3.000 chilometri a nord-ovest di Brasilia, è chiuso al traffico da una settimana per il fumo che impedisce la visibilità agli aerei in arrivo e in partenza. Aerei di linea hanno segnalato che la coltre compatta di fumo si estende fino ad un’altezza di 2.500 metri».

A molti farebbe bene rileggere articoli, allarmi e segnalazioni di qualche anno fa, per avere plasticamente la misura della propria ignoranza e della superficialità con cui si sono affrontati i problemi ambientali: dal traffico di animali, alle specie in via di estinzione, alle segnalazioni su cambiamenti climatici, alla resistenza dei batteri agli antibiotici, sulle relazioni fra elettrosmog e tumori…

Già nel 1997 a Milano c’erano 1.600 decessi l’anno per smog (oltre 4 al giorno) e a Parigi fino a 350 (circa 1 al giorno).

Rileggere queste notizie «datate» è fondamentale per non ripetere gli stessi errori. L’emergenza oggi è questa: difendersi da chi si propone come esperto, difendersi da coloro che a chi indica la luna si sofferma a discutere e denigrare il tipo di segnalazione, il mezzo con cui si segnala.

Non se ne può più di chi si erge a so-tutto-io per apparire, dire, criticare o orientare consensi. Come, ahimè!, non se ne può più di testate che sorgono come funghi per fare raccolta di click inseguendo le notizie del momento e sparire poi dopo la prima curva di difficoltà. Guardate su FB tutti coloro che stanno lanciando allarmi…

Oggi è il tempo di agire. Non so se vi siete accorti del cambiamento climatico in atto, degli allarmi a ripetizione che arrivano quotidianamente dal mondo animale e vegetale. Oggi si devono ascoltare solo coloro che agiscono, che propongono, che fanno.

Che possiamo fare noi contro gli incendi dell’Amazzonia, della Siberia, contro gli inquinamenti da idrocarburi o nucleari? Possiamo fare molto, a cominciare dal boicottaggio sia di prodotti provenienti da una commercializzazione che incrementa i consumi che provengono da una produzione molto lontana da noi, sia boicottando quei politici che propongono la continuazione di una crescita che ci ha portato a questo punto perché è solo una crescita e non uno sviluppo.

È il momento in cui ricercatori, politici responsabili, cittadini consapevoli si uniscano e all’unisono si autodifendano, perché la povertà, lo sfruttamento, le violenze e gli abusi sono terribilmente in aumento e se gli esclusi prendono coscienza che non hanno futuro, che davanti a loro c’è solo la morte, hanno ben poco da perdere. E allora gli incendi e la perdita di biodiversità saranno solo un ennesimo segnale che non siamo stati capaci di capire.

Per fare chiarezza, allora, ben venuti gli incendi affinché il sacro fuoco della verità e della giustizia venga finalmente attivato nel modo giusto.

Ignazio Lippolis